Agricoltura

Agromafie, Coldiretti: da Riina ai casalesi così le cosche comandano a tavola

Mozzarella di bufala, extravergine, arance, pane, pizza fino ai ristoranti. Dalle infiltrazioni nel settore ortofrutticolo del clan Piromalli all’olio extra vergine di oliva di Matteo Messina Denaro fino alle imposizioni della vendita di mozzarelle di bufala del figlio di Sandokan del clan dei Casalesi e al controllo del commercio della carne da parte della ‘ndrangheta e di quello ortofrutticolo della famiglia di Toto’ Riina, i piu’ noti clan della criminalita’ si dividono il business della tavola mettendo le mani sui prodotti simbolo del Made in Italy.

Il business delle agromafie continua a crescere, con un balzo del 30% solo nell’ultimo anno, attestandosi a quota 22 miliardi circa, frutto dei reati e del malaffare operati nel settore agricolo e alimentare dalla criminalità, a cominciare dalla mafia per finire ai delinquenti comuni. Il fenomeno interessa tutti i territori d’Italia, dal Nord al Sud e affligge molte imprese. La ristorazione è forse il campo preferito degli ‘agromafiosi’. In alcuni casi le mafie possiedono addirittura franchising e catene di ristoranti. Nelle loro mani oltre 5.000 locali, con una più capillare presenza a Roma, Milano e nelle grandi città.

E’ quanto afferma la Coldiretti che, in occasione della presentazione a Roma del quinto rapporto #Agromafie2017 sui crimini agroalimentari in Italia, elaborato assieme ad Eurispes e Osservatorio sulla criminalita’ nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, ha allestito una ‘tavola delle cosche’ con i prodotti frutto dei business specifici dei diversi clan mafiosi, camorristici e ‘ndranghetisti.

Solo nell’ultimo anno- ricorda Coldiretti- le forze dell’ordine hanno messo a segno diverse operazioni contro le attività della malavita organizzata, con arresti, sequestri e confische contro personaggi di primissimo piano della mafia che hanno deciso di investire ed appropriarsi – sottolinea la Coldiretti – di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta. Il risultato è la moltiplicazione dei prezzi che per l’ortofrutta arrivano a triplicare dal campo alla tavola, ma anche pesanti danni di immagine per il Made in Italy in Italia e all’estero se non rischi per la salute. Nel febbraio scorso i Carabinieri del Ros- rileva Coldiretti- hanno smascherato le attivita’ criminali in Calabria della cosca di ‘ndrangheta Piromalli che controllava la produzione e le esportazioni di arance, mandarini e limoni verso gli Stati Uniti, oltre a quelle di olio attraverso una rete di societa’ e cooperative. Nello stesso mese ancora gli uomini dell’Arma hanno confiscato 4 societa’ siciliane operanti nel settore dell’olivicoltura riconducibili a Matteo Messina Denaro e alla famiglia mafiosa di Campobello. Attraverso la gestione occulta di oleifici e aziende, intestate a prestanome, il boss era in grado di monopolizzare il remunerativo mercato olivicolo.

Per il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, “le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell’opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono centinaia e migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale, ma soprattutto con la trasparenza e l’informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto nel piatto”.
I ministri intervenuti alla presentazione del rapporto ricordano quanto già messo in campo, a cominciare dalla legge contro il caporalato che ha visto il traguardo lo scorso
ottobre, per continuare con il prossimo arrivo della legge contro i reati agroalimentari. La commissione Caselli ha lavorato per aggiornare la legislazione sul contrasto ai reati nel settore agroalimentare – ricorda il ministro Orlando – e “siamo all’ultimo miglio: il testo di legge è al Dipartimento affari legislativi di Palazzo Chigi, penso che rapidamente debba
avere una risposta che la avvii al Parlamento”‘ La legge contro il caporalato in particolare, secondo il ministro Martina, “è una pietra miliare” e “sta iniziando a dare i risultati giusti”. Proprio domani è in programma un incontro tra Martina e Minniti per fare il punto sul piano di accoglienza dei migranti per la raccolta stagionale nelle campagne previsto dalla legge sul caporalato che prevede anche il coinvolgimento delle Regioni, amministrazioni locali, province autonome e organizzazioni di terzo settore.

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Giovanni Megna