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Antonio Presti: “Consegneremo Le Rocce di Taormina alla società civile”

 Un luogo dimenticato per oltre 50 anni che rinascerà con l’arte, uno spazio profanato che ritorna a vivere in nome del paesaggio e con il valore etico ed estetico che ha sempre caratterizzato le azioni di Fiumara d’Arte.

 «Per più di mezzo secolo un incantesimo si è impossessato di questo meraviglioso luogo, dove la natura ha preso il sopravvento e dove il principale obiettivo futuro sarà quello di costruire attorno al paesaggio un nuovo codice di fruizione, per aprire l’ex Villaggio di Mazzarò alla luce e alla bellezza. Questo scempio è frutto di una responsabilità collettiva, che oggi non possiamo attribuire a un potere di turno, visto l’interminabile tempo trascorso tra la dimenticanza e l’indolenza: è una responsabilità del popolo siciliano che ha consegnato questi luoghi al nulla e all’invisibile. Questa finestra che si affaccia sull’infinito, paradossalmente non si è fatta toccare per consegnarsi alla speculazione e al malaffare, si è difesa da intere generazioni, e noi la vorremmo riconsegnare a chi non ha potuto amare e condividere la bellezza di questo giardino incantato e a coloro che presto potranno finalmente scorgerla. E questo grazie all’impegno etico e sociale di tutti quelli che lavoreranno e mi aiuteranno per riconsegnarla alla collettività nella sua integrità morale».

Com’è avvenuto l’incontro tra “Le Rocce” e Antonio Presti?          
«Questo nuovo progetto nasce dalla necessità, alle porte dei miei 60 anni, di consegnare il mio patrimonio artistico e personale: collezioni di arte contemporanea che vanno protette e trasferite al futuro. A Tusa ormai si è concluso un ciclo ed ero alla ricerca inconsapevole di un nuovo luogo che potesse preservare e conservare quel pensiero utopico che mi porto dentro da sempre. La mia anima si nutre di visioni oniriche e di quella incoscienza che oggi a molti potrebbe non convenire. Questa operazione, quindi, non nasce dalla sommatoria di nessun potere: è stato il potere universale dell’anima e del sentire che è giunto fino a me. Il potere del denaro è stato soppiantato dal potere della bellezza».

Il bene comune, dunque, quale comune denominatore dell’impegno di Antonio Presti 
«Questa è la direzione intrapresa da me e da tutti coloro che hanno lottato per rigenerare “le Rocce”: basti pensare all’Associazione dei residenti di Mazzarò, il Comitato “La voce del mare”, che ama questo territorio e che ha sostenuto il percorso di rigenerazione per ridare vita, luce e voce a questo museo a cielo aperto che si staglia tra l’orizzonte e una delle bellezze più apprezzate nel mondo: Taormina. Un ringraziamento al Commissario Filippo Romano che ha istituzionalmente traghettato tutto il percorso fino ad arrivare al sindaco della città Renato Accorinti, che ha condiviso eticamente e istituzionalmente l’idea del progetto. Questa è la vera testimonianza di chi crede nel bene comune. Io credo che lo sfregio di questo luogo sia stato un vero ammonimento per una comunità che è stata baciata dal sole e dalla bellezza universale, diventando “perla” che oggi più che mai deve restituire, e non soltanto prendere, attraverso il percorso della conoscenza come grande potere consegnato col cuore. Di certo tutto questo non sarebbe stato possibile senza il supporto, l’affetto e la professionalità del vice presidente di Fiumara d’Arte Gianfranco Molino e della dottoressa Domenica Polito Gianfranco».

Come si manifesterà la potenza dell’arte tra queste rocce e tra questi arbusti che si sono impossessati degli spazi tutt’intorno, tracciando un percorso che non risponde alle logiche della materia?

«Rispetteremo fino in fondo la volontà della natura, che si è animata della sua potenza non permettendo a nessuno di farvi ingresso e di profanarla: tutto ciò che è materia è decadente e viene restituita al potere vano del denaro. Ma qui c’è un’altra forza, quella dirompentedell’anima mundi. Noi abbiamo siglato un comodato per il futuro e il ringraziamento universale sarà quello di restituire bellezza non solo alle Rocce ma ai comuni che gravitano intorno a Taormina, che da tempo risentono dell’abbandono e che invece rivivranno della luce riflessa di questo luogo. Aboliremo la logica del cemento, per fare spazio al materiale organico; rispetteremo le peculiarità morfologiche e metteremo in risalto gli elementi primordiali: fuoco, aria, acqua e terra. Il pensiero che anima la mia azione è quello della restituzione circolare universale».

Nella fase di progettazione ha già deciso chi coinvolgere e con quale ruolo?

«Già diversi artisti internazionali hanno manifestato gioia, partecipazione e volontà di contribuire al progetto: abbiamo iniziato una fase di sopralluoghi e cammini tra le Rocce con le anime tese all’orizzonte che si apre davanti agli occhi. L’idea è anche quella di coinvolgere il mondo dell’architettura sostenibile: qui però nessun “archistar” dovrà mettere la firma, omologando gli spazi e ingabbiandoli concettualmente. Qui l’unica vera architettura universale è il paesaggio, il respiro, l’ascolto, la luce e non la materia, è per questo che l’ecosostenibilità sarà il cuore pulsante del progetto. Per rigenerare questi luoghi serve l’intelletto dell’architetto che nell’antichità ispirava e veniva ispirato dall’agorà, simbolo di condivisione, cultura, culto. Si lavorerà sulle forme e sulle strutture e gli artisti le riempiranno e creeranno opere in una dimensione onirica. Gli stessi spazi restituiranno un percorso che, passando da una stanza all’altra, non cercherà luoghi per quel dormire ma luoghi per quel sognare. Poi oltre al museo all’aperto, con opere provenienti da tutto il mondo realizzate in loco e disseminate sul modello di Fiumara d’Arte, verrà realizzato un giardino di essenze, fragranze naturali, spezie mediterranee e un orto botanico».

E poi c’è la formazione nella sua accezione più alta, con il progetto finanziato dal Miur e annunciato nei giorni scorsi

«Si tratta di un disegno a lungo termine che vedrà la nascita di un “Polo di forme artistiche contemporanee”, grazie alla collaborazione tra l’Università di Messina e la Fondazione Fiumara d’Arte. L’arte verrà coniugata alla ricerca legata ai saperi; la storia e la scienza si alimenteranno di innovazione e daranno vita a percorsi museali, senza mai dimenticare la salvaguardia e la valorizzazione delle coste. La funzione didattica rappresenterà il vero corpus di questo progetto, che vedrà i giovani quali testimoni di bellezza universale nel labirinto della conoscenza». 

Quindi in primis questo posto verrà consegnato ai giovani?

«Il comodato del futuro sarà un luogo che non morirà mai, e questo luogo dell’anima, che restituisce e rigenera, potrà incontrare soltanto occhi puri. Il mio più grande desiderio è quello di consegnare questo patrimonio ai ragazzi Down, che rappresentano la parte più alta e nobile dell’innocenza umana».

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