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Beni culturali: proposto un distretto europeo della Magna Grecia

La costruzione del progetto per il riconoscimento del patrocinio Unesco all’identità culturale greca e latina come bene immateriale dell’umanità ma soprattutto la costruzione del distretto culturale europeo della Magna Grecia, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni, le imprese, gli operatori culturali.

E’ questo l’obiettivo del convegno internazionale “Economia per la Cultura-Cultura dell’Economia”, svoltosi sabato 28 ottobre a Monreale, nel salone arcivescovile della Cattedrale. Al tavolo giuristi, filosofi e imprenditori con l’obiettivo di costruire la rete che darà vita, nei prossimi due anni, al distretto culturale europeo della Magna Grecia, passando per il riconoscimento Unesco, che Monreale ha già ottenuto.

A confronto il magistrato Paolo Coppola, il filoso Giulio Maria Chiodi, il giurista ambientale Giovanni Cordini, lo storico e critico dell’arte Francesco Gallo Mazzeo, l’archeologo del Cnr Massimo Cultraro, la filosofa Caterina Resta, il mecenate Antonio Presti. Conduce i lavori, l’assessore regionale ai Beni Culturali Aurora Notarianni. Il convegno, aperto a Monreale il 28 ottobre e proseguito a Taormina il 29 ottobre, costituisce la tappa siciliana di un ciclo di conferenze internazionali, in programma in Italia tra il 23 ottobre (apertura a Napoli) e la primavera prossima quando a chiudere i seminari itineranti, ancora una volta a Napoli, ci sarà anche il presidente nazionale greco. In Sicilia, è stato promosso da Legambiente regionale col patrocinio dell’Assessorato ai Beni Culturali, Sac Società Aeroporti, Sicindustria, Camera di Commercio di Palermo ed Enna e la Camera di Commercio di Messina.

I distretti culturali sono la nuova geografia intorno la quale l’Unione Europea sta disegnando le nuove linee di sviluppo e finanziamento del territorio, ridefinendo i confini delle aree geografiche di riferimento, non necessariamente ancorate ai confini statali e nazionali. Il distretto sarà quindi l’istituto col quale l’Europa si confronterà per veicolare le risorse economiche. Istituire il distretto culturale della Magna Grecia ha quindi il duplice obiettivo da un lato di costruire il “contenitore” necessario a mettere insieme tutti i soggetti, pubblici e privati che concorrono allo sviluppo del territorio,e ancorare questo sviluppo alla cultura, in un momento in cui i processi culturali sembrano sotto dimensionati. Centrale, quindi, in questo sviluppo, recuperare l’eredità greca e latina nella nostra cultura, perché fondata sul Mediterraneo.

“L’obiettivo del progetto è fare il progetto – ha spiegato Paolo Coppola, presidente del tribunale del lavoro di Napoli e tra i principali promotori delle conferenze Unesco – perché se si parla di distretti culturali da 15 anni e il progetto non c’è, vuol dire che c’è un problema. Subito dopo, sarà necessario individuare una cabina unica di regia nazionale, che gestirà l’assetto territoriale dei distretti, definiti sulla base delle caratteristiche di omogeneità del patrimonio enogastronomico, delle eccellenze produttive e dell’identità culturale data in primo luogo dal patrimonio archeologico”

“ Sarà fondamentale l’interazione tra il mondo delle imprese, quello degli operatori culturali e quello delle istituzioni per definire una struttura che deve essere costruita dal basso, partendo dalle necessità dei territorio, per questo le conferenze sono itineranti nelle varie regioni del sud Italia ma non soltanto. Abbiamo ad esempio il patrocinio della Regione Marche, che sui distretti culturali lavora già da tempo – prosegue Coppola – Nei prossimi giorni c’è in programma una interrogazione parlamentare, poi le audizioni alla Camera ed al Senato, mentre la prossima primavera proprio a Napoli si celebrerà la giornata mondiale della lingua ellenica, recentemente istituita dal parlamento greco. Abbiamo scelto come simbolo della conferenza siciliana il simbolo di due ruote dentate che si sostengono in un ingranaggio proprio a simboleggiare il rapporto necessario tra economia e cultura. Spesso è proprio questa interrelazione che fa nascere il bisogno di classicità. Il mondo produttivo sta cambiando, andiamo verso la scomparsa del lavoro umano, verso l’intelligenza artificiale e la robotizzazione massiccia. Sarà sempre più necessaria, quindi, la fase dell’ideazione. E questa deriva dalla cultura classica. In questo senso la riforma della scuola è fallimentare, perché è indietro di 15 anni: promuove lo sviluppo delle abilità tecnologiche mentre il mondo ci chiede sempre più competenze “intellettuali”, quindi dobbiamo tornare allo studio della lingua e della cultura classica. Perciò promuoviamo il distretto culturale della Magna Grecia e per questo vogliamo che questo distretto diventi quello centrale, nell’ambito della ridefinizione europea”.

“Assistiamo ad una tecnocrazia ed una iperburocraticazione che soffoca il sistema e ingenera situazioni poco controllabili, profondamente estranee alle finalità per cui la burocrazia viene concepita – ha spiegato il professore Giulio Maria Chiodi, filosofo di fama internazionale – Andiamo poi verso una massificazione sempre più spinta. Soltanto la cultura classica aiuta a sviluppare il senso critico che riesce ad apportare i correttivi a questi andamenti. Nella Magna Grecia è nata la cultura classica ancor più che in Grecia: le prime scuole filosofiche, la struttura delle polis come quella di Siracusa. Oggi però sono si tratta di aree periferizzate, il Mediterraneo da punto di incontro delle società è diventata periferia. Ma tutto si regge comunque sulla cultura greca, che non è soltanto filosofia e letteratura. Il mondo greco ha continuato a informare la nostra società anche nelle fase successive: pensiamo alla cristianizzazione dell’Europa, che si è realizzato attraverso il neo platonismo che ha generato le prime teorizzazioni della religiosità, ma anche l’umanesimo è una ripresa della cultura greca. Ma soprattutto i greci ci hanno insegnato a pensare, così come i romani ci hanno insegnato a governare. Il mondo latino ha assimilato la grecità, portando due realtà non presenti nella cultura greca: il senso delle istituzioni quindi il diritto, sulla base di una distinzione capitale che noi abbiamo completamente dimenticato, la differenza tra legge e il diritto”.

Il professore Giovanni Cordini, docente di diritto ambientale all’Università di Pavia, ha sottolineato la necessità che i distretti culturali siano costruiti “dal basso”. In questi anni abbiamo assistito al fallimento delle riforme che sono partite dall’alto, come ad esempio l’introduzione dell’insegnamento della cultura ambientale nelle scuole e la riforma dell’articolo 9 della Costituzione. Oggi siamo in un momento di ridefinizione degli assetti statali, sulla necessità di una riduzione della spesa complessiva. Il distretto culturale va nella direzione opposta perché mette raggruppa tutte le forze territoriali. In questa fase di ripensamento delle organizzazioni territoriali e di come il territorio può realizzare reddito, fondamentale sarà l’internazionalizzazione, un aspetto che il riconoscimento dell’Unesco consente idealmente, fattivamente lo fanno i distretti. Occorre però che tutte le sinergie intelligenti del territorio contribuiscano“.

“Il compito della tutela del territorio non si esaurisce nel mero dato della protezione ambientale – ha detto Gianfranco Zanna di Legambiente Sicilia – i territori si portano dietro la memoria, la cultura, le eccellenze. Per questo abbiamo accolto con entusiasmo l’appello a sostenere questo progetto, Legambiente c’è e farà la sua parte. I piani paesistici e le norme a tutela del territorio sono parte fondamentale dei progetti di recupero dei siti archeologici e della valorizzazione del patrimonio culturale”.

Sarà fondamentale il coinvolgimento delle istituzioni accanto alle imprese e alle associazioni – ha detto l’assessore Aurora Notarianni – ma avranno il compito fondamentale di “prendersi cura” del progetto, di garantirne la continuità e non disperdere le istanze che arrivano dal territorio. Il primo passo è quindi quello di individuare i territori che costituiranno i distretti, su base regionale e interregionale. I Beni culturali stanno facendo la loro parte”.

“ All’amministrazione dei Beni Culturali – interviene Maria Elena Volpes – direttore generale del Dipartimento regionale Beni Culturali – viene sempre più chiesto di porre l’accento sulla valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale ed archeologico, dopo 40 anni di recupero e conservazione. Oggi è questa la nuova sfida che ci pongono e per affrontarla i percorsi Unesco sono uno strumento formidabili, perché consentono di costruire una offerta culturale che non è soltanto la fruizione del bene, del reperto,del museo, ma della cultura che vi sta intorno. Chi viene in Sicilia deve venire a conoscere la nostra cultura nel suo complesso. Una cultura che è appunto quella greca e latina innanzitutto.”.

A Monreale sono anche intervenuti anche il prof. Francesco Gallo Mazzeo e l’archeologo Massimo Cultraro. Il giorno dopo, domenica 29 ottobre, il tavolo di confronto si è spostato a Palazzo Ciampoli di Taromina, dove sono intervenuti anche la professoressa Caterina Resta e del mecenate Antonio Presti. I relatori hanno approfondito la tematica della grecità nella cultura e nel diritto moderni, la necessità di difendere e recuperare l’insegnamento greco e latino nelle scuole per arginare il fenomeno sempre più dilagante dell’analfabetismo di ritorno, del “genIocidio” e della eccessiva tecnocratizzazione.

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