Economia Sicilia

Igp Terre Siciliane: la guerra di Duca di Salaparuta contro la Doc Sicilia

Continua la battaglia di Duca di Salaparuta in difesa dell’Igt Terre Siciliane e contro la Doc Sicilia. L’ultimo comunicato è di stamattina: l’azienda fa appello alle altre imprese e le ivita a presentare ricorso al Tar e annuncia che “non valorizzerà con il proprio Brand la DOC Sicilia, reputandola una DOC non reale e nata solo per puri scopi commerciali e speculativi”.

“Duca Di Salaparuta è storicamente promotrice e innovatrice dei vini Siciliani di Qualità – si legge nel comunicato -. Crede nella difesa e nella valorizzazione del patrimonio enologico Siciliano promosso dall’Indicazione Geografica Terre Siciliane, rappresentativa della gamma qualitativa dei “terroir” Siciliani, e dalle vere Denominazione Di Origine, che esaltano l’unicità di specifiche tradizioni ed aree vocate della Sicilia”.

Duca Di Salaparuta invita le Aziende Vitivinicole della Regione Sicilia che concordano per la difesa della IGT Terre Siciliane a presentare ricorso al Tar Lazio entro e non oltre la metà del mese di ottobre del corrente anno, in modo da rafforzare le motivazioni e le ragioni che hanno determinato l’esigenza di dissentire dalla coercizione enologica voluta dal Consorzio Doc Sicilia.

“A tutela del consumatore e della propria storica identità enologica non si sottometterà, quindi, alla coercizione enologica voluta dal Consorzio DOC Sicilia ed al cavallo di troia del Consorzio, l’Associazione IGT Terre Siciliane, che contrariamente al proprio nome  mira ad eliminare la IGT Terre Siciliane ed a regalare la notorietà delle uve Nero D’Avola e Grillo a favore di una DOC costruita senza fondamenta tecniche – continua il comunicato -. Per tali ragioni la Duca Di Salaparuta ha fatto ricorso al TAR Lazio, che, con ordinanza pubblicata il 1° settembre 2017, ha accolto la tesi della Società autorizzandola a continuare a imbottigliare, per la vendemmia 2017, i propri vini IGT Terre Siciliane indicando in etichetta il nome dei vitigni Grillo e Nero d’Avola”.

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Giovanni Megna