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La Doc Etna compie 50 anni e guarda al futuro con ottimismo

La Doc Etna compie 50 anni e guarda al futuro con ottimismo. Anche perché sta vivendo un momento storico particolarmente prodigo di successi. Una nuova fase di ripartenza dunque dopo gli ultimi 15 anni di cambiamenti significativi. Fino agli inizi degli anni ’90, erano circa 15 i produttori che per primi intravedevano le reali potenzialità dell’Etna del vino. Oggi non è più così: nel territorio dei 20 comuni che fanno parte della Doc vi  sono circa 950  ettari vitati e tre milioni circa il numero di bottiglie prodotte. Stando ai dati forniti da Francesca Salvia, dirigente tecnico OdCC Vini Irvo, dal 2012 sia le richieste di certificazione che gli ettolitri certificati registrano un trend crescente ininterrotto, che pone la Doc Etna dal 2014 come la terza Doc prodotta in Sicilia.

Di questo e del futuro si è parlato  nell’ambito della tavola rotonda che si è tenuta a Santa Venerina, in provincia di Catania, in occasione della XXII edizione della manifestazione EnoEtna. Era il 25 settembre del 1968 quando la Doc fu istituita divenendo la prima denominazione riconosciuta in Sicilia, prima della Doc Alcamo nata nel 1972. “La Doc ha un forte passato alle spalle, ma davanti a sé un futuro meraviglioso da costruire”. Sono le parole del direttore dell’Irvo, Vincenzo Cusumano, tra i relatori del convegno, che ha voluto esprimere il sostegno dell’Istituito sul territorio non solo in materia di certificazioni. Al convegno, dopo un excursus storico, raccontato con passione dal professore di viticoltura ed enologia Antonio Zappalà, si è fatta un’approfondita analisi sullo stato dell’arte del vino dell’Etna.

Nel tempo i successi si sono susseguiti senza sosta e crescono giorno dopo giorno, tanto da far arrivare sui diversi versanti del vulcano nuovi ed importanti investimenti, come quelli più recenti del patron di Eataly Oscar Farinetti, a Solicchiata, in partnership con il produttore Francesco Tornatore, e quelli del piemontese Angelo Gaia, a Biancavilla, in partnership con il produttore Alberto Aiello Graci. Ma se l’Etna corre come un treno il merito è di una nuova rivoluzione culturale che interessa tutto il territorio, coinvolgendo, produttori di vino, amministrazioni e imprenditori che investono anche nel settore dell’accoglienza turistica. Recenti, per citare qualche esempio, i successi di due manifestazioni, Vini Milo ed EnoEtna che hanno fatto registrare un elevato numero di presenze, con risvolti positivi anche in termini sociali ed economici.

E sono cresciuti anche i prezzi delle uve di Carricante e di Nerello Mascalese. Rispetto all’anno scorso un chilo di Nerello Mascalese vale circa un euro e 20 centesimi quella del versante nord contro gli 0,90 al chilo del 2017. Più significativo il rialzo del Carricante che quest’anno va sui due euro, due euro e mezzo al chilo, in rialzo rispetto allo scorso anno quando l’uva era quotata attorno all’euro e cinquanta centesimi al chilo. In breve, un aumento del 25-30 per cento.

Antonio Benanti

I numeri sono più che positivi per il futuro ma crescono adesso le responsabilità. “Bisogna ringraziare chi ci ha preceduto per il lavoro svolto, i precedenti presidenti, tra i quali Giuseppe Mannino con il quale siamo cresciuti in termini di iscritti, di soci, di prospettive – dice il presidente del Consorzio Antonio Benanti -. Tra i risultati, l’ottenimento dell’erga omnes: un riconoscimento che ci permette di agire anche in nome e per conto di chi non è socio. Adesso il Consorzio avrà maggiori strumenti per sviluppare attività di tutela e di vigilanza, da una parte, e attività di promozione e valorizzazione, dall’altra – afferma il presidente -. Il nuovo CdA si è dato 7 membri, ognuno dei quali ha una delega ben precisa: questo ci permette di essere più uniti nelle strategie da attuare per il futuro. Modificheremo lievemente il Disciplinare e ci presenteremo al Vinitaly 2019 così come abbiamo fatto lo scorso anno, con un layout che ci renda più riconoscibili come territorio del vino”. Si innescano dunque energie positive e si intravedono prospettive di ulteriore crescita qualitativa,  mentre l’Etna si fa strada, conquistando i palati più esigenti.

Ecco quali sono i dati sulle tipologie di vino prodotte: la tipologia di gran lunga più utilizzata è l’Etna Rosso con un’incidenza nel 2017 di più del 63 per cento, seguita a distanza dall’Etna bianco con quasi il 27 per cento, dall’Etna rosato con il 7,6 per cento e dallo Spumante bianco con l’1 per cento. Altre tipologie (Etna bianco superiore, Etna rosso riserva ed Etna spumante rosato) hanno percentuali di incidenza inferiori all’1 per cento. I dati forniti durante la tavola rotonda sono dati parziali dell’IRVO registrati al 15 settembre 2018. Si conferma il trend crescente per la Doc Etna. I quantitativi certificati ad Etna bianco superiore e ad Etna spumante rosato hanno già superato i quantitativi certificati nel 2017 per queste due tipologie, mentre per quanto riguarda i quantitativi imbottigliati al 15 settembre si sono già superati gli ettolitri totali imbottigliati nel 2017 per le tipologie Etna rosato, Etna spumante bianco, Etna bianco superiore, Etna rosso riserva ed Etna spumante rosato. 

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Francesca Landolina