L’educazione alimentare e modelli di consumo, tanta strada da fare

Serve un maggiore impegno sui temi dell’educazione alimentare e sui modelli di consumo sostenibile soprattutto tra i minori. Questo il messaggio che arriva dal convegno organizzato da AICQ (Associazione Italiana Cultura Qualità) Sicilia, a Palermo in occasione della Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare, presso l’aula magna “G. P. Ballatore” del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università di Palermo.

I dati sull’obesità infantile

In Sicilia il fenomeno dell’obesità infantile ha una forte incidenza. Secondo gli ultimi dati Istat, riferiti al 2019-2020, l’Isola è settima nella classifica dei bambini o ragazzi compresi tra i 3 e i 17 anni in eccesso di peso (obesi o sovrappeso) che sono ben 211.000: il 29,4% del totale, percentuale più alta della media italiana (26,3%). Con lo scoppio della pandemia la situazione in Italia è ulteriormente peggiorata e la letteratura scientifica ha iniziato a parlare di “covibesity”, mettendo in correlazione lockdown e obesità infantile. Attraverso la Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare, l’OMS lavora per integrare la sicurezza alimentare nell’agenda pubblica e ridurre il peso delle malattie di origine alimentare a livello globale, anche attraverso l’informazione e l’educazione alimentare. La sicurezza alimentare è un affare di tutti.

Ogni anno si celebra il 7 giugno la Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare ed anche la Sicilia vuole affrontare il tema ed entrare nel dibattito internazionale. AICQ Sicilia ha deciso di organizzare il convegno su “L’educazione alimentare per il benessere nell’età infantile”, presso l’aula magna “G. P. Ballatore” del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università di Palermo. L’evento ha avuto il patrocinio dall’Università degli Studi di Palermo, Dall’Assessorato dell’Agricoltura, dello sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, dall’Ufficio Scolastico Regionale, Legacoop Sicilia, Coop Associazione Siciliana Consumatori Consapevoli, AGE Associazione Italiana Genitori Regione Siciliana, e sponsorizzata da Oranfrizer Gruppo Unifrutti e COT Ristorazione.

I modelli di consumo
“I consumatori compiono scelte di acquisto basate su ciò che il mercato offre e sulle informazioni che la società, attraverso i media e i modelli di consumo, offre loro. – spiega Valentina Vasta, segretario dell’Ordine nazionale dei tecnologi alimentari OTAN, – ad oggi, tali modelli di consumo non garantiscono il rispetto delle linee guida internazionali sulla corretta alimentazione e a causa di ciò la popolazione infantile è particolarmente esposta al rischio di malattie croniche. Per garantire la sostenibilità del sistema alimentare all’insegna del benessere della popolazione occorre che gli organi governativi, gli enti preposti alla salute ed alla sicurezza degli alimenti, l’industria alimentare, il terzo settore e l’associazionismo aiutino i consumatori ad avere informazioni corrette sulla buona nutrizione, le filiere alimentari e la prevenzione primaria”.

“La Nuova Piramide della Dieta Mediterranea, – aggiunge Claudio Costantino, specialista in Igiene e Medicina preventiva – riconosciuta nel 2010 dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità, presenta vari elementi di novità rispetto alle precedenti. Alla base ci sono 4 nuove indicazioni importanti e significative: attività fisica, convivialità, stagionalità e, utilizzo di prodotti locali. I principali benefici della dieta mediterranea sono il potere antiossidante, vista la grande quantità di alimenti ricchi di queste sostanze che si dovrebbero assumere ogni giorno (in particolare frutta e verdura), e di conseguenza l’aumento della longevità. Si tratta inoltre di una dieta che riduce lo stato infiammatorio, protegge da diverse tipologie di tumore, è benefica per il cuore, allontana il rischio diabete e sindrome metabolica e previene demenza senile e Alzheimer. Negli ultimi anni in particolare, la ricerca su nutrizione e cancro, in particolare, si è notevolmente sviluppata negli ultimi trent’anni, stimolata inizialmente da studi epidemiologici che mostravano variazioni fra i tassi di incidenza, con differenze anche fino a 15-20 volte nell’incidenza di alcuni tipi di tumori tra le diverse popolazioni nel mondo”.

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Antonio Giordano