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Il rischio di una seconda infezione da SARS-CoV-2 (Covid) sembra essere notevolmente ridotto nei dieci mesi successivi alla prima manifestazione della malattia. L’ipotesi emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista The Lancet Healthy Longevity, condotto dagli scienziati dell’University College di Londra, che hanno esaminato i casi di infezione da Covid-19 in oltre duemila residenti e membri del personale di case di cura. Nell’ambito dello studio Vivaldi, il team ha valutato i tassi di anticorpi di 682 persone con un’età media di 86 anni e 1.429 dipendenti di 100 case di cura in Inghilterra.
Tra giugno e luglio circa un terzo dei partecipanti era stato infettato dalla malattia da nuovo coronavirus e i ricercatori hanno analizzato i risultati dei test PCR effettuati una volta alla settimana per il personale e una al mese per i residenti. Gli scienziati hanno scoperto che i residenti che avevano contratto un’infezione precedente avevano l’85 per cento in meno di probabilità di risultare nuovamente positivi rispetto a chi non aveva mai avuto Covid-19. Per i membri del personale la percentuale calava al 60 per cento.
Gli esperti affermano che questi dati mostrano una forte protezione, anche se i due valori potrebbero non essere direttamente confrontabili, dal momento che i residenti risultati positivi al test degli anticorpi rappresentavano probabilmente un gruppo particolarmente forte fisicamente vista la resistenza alla prima ondata di pandemia. “Credo che questo basso tasso di probabilità di infezione sia molto incoraggiante – sottolinea Maria Krutikov dell’University College di Londra – e’ una buona notizia anche per i frequentatori delle case di cura e per i gruppi più vulnerabili in generale”. In uno studio separato, gli autori stanno valutando l’efficacia del vaccino.
“Il nostro lavoro rappresenta un’opportunità unica per esaminare l’effetto protettivo dell’infezione naturale in questa coorte – afferma Laura Shallcross dell’University College di Londra – il prossimo passo sarà valutare la durata dell’immunità dopo l’infezione naturale e la vaccinazione e verificare se l’effetto protettivo viene mantenuto contro le varianti attuali ed emergenti”.