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Fare calcio in Italia è economicamente sostenibile?

In questi ultimi decenni, gli equilibri nel calcio italiano ed europeo sono cambiati. Sempre più spesso le proprietà “locali” sono state costrette a cedere le quote societarie a cordate estere disposte a ripianare i debiti e a immettere enormi quantità di denaro all’interno del sistema. Come raccontato al link https://www.ultimouomo.com/il-manchester-city-prima-degli-sceicchi/, ciò è avvenuto in Premier League con il Manchester City e il Chelsea, in Ligue 1 con il Paris Saint-Germain, in Spagna con il Malaga e negli ultimi anni è avvenuto anche in Italia. Gli “americani” a Roma, Firenze e Parma e i cinesi in quel di Milano, prima sponda rossonera, e ora sponda nerazzurra, hanno profondamente cambiato gli equilibri interni al nostro campionato e quest’oggi cercheremo di capire qual è la reale situazione finanziaria dei club professionistici italiani.

Non ricorrere all’indebitamento diventa sempre più complicato

Se è vero che, come raccontato da Rocco Commisso in una recente intervista, in Italia il ricorso all’indebitamento viene eccessivamente demonizzato, è altrettanto vero che un sistema sano richiederebbe quantomeno il ricorso a un debito sostenibile e, purtroppo, questo non è sempre accaduto. Grazie anche al lavoro dei vertici federali e di Lega, come raccontato anche al link http://www.economysicilia.it/calcio-gaetano-micciche-presidente-lega-a/, gli anni bui in cui molte squadre storiche del nostro campionato si sono viste costrette a dichiarare fallimento e a ripartire dalle serie minori, sembrano ormai alle spalle ma, come raccontato al link http://www.economysicilia.it/palermo-calcio-buco-da-oltre-70-milioni-procura-presenta-istanza-di-fallimento/, le recenti esperienze di Palermo, Foggia e Trapani ci fanno capire che il problema esiste ancora e che il lavoro da fare per evitare che ciò si verifichi di nuovo è ancora tanto. Come se non bastassero i già tanti problemi con cui erano costrette a fare i conti tutte le società del nostro campionato, negli ultimi tempi ci si è messa anche la difficile situazione sanitaria che sta costringendo quasi tutte le compagini a ripensare i propri progetti. Inter e Juventus sono sicuramente due delle esperienze più esemplificative in tal senso: grazie a una presidenza solida alle spalle, Suning da una parte e Exor dall’altra, entrambe riescono a coprire le ingenti perdite fatte registrare a bilancio ogni anno e lo fanno mediante ricapitalizzazioni che assolvono lo scopo di dare sollievo alle casse del club. Non tutte le squadre della nostra Serie A, tuttavia, hanno deciso di adottare questa strategia e Atalanta e Napoli sono un perfetto esempio di società sane, che da anni chiudono i bilanci in attivo e che riescono a portare avanti il proprio progetto tecnico autofinanziandosi. Sia gli orobici che i partenopei, al 9 di ottobre, dando un’occhiata al link https://betway.it/it/sports/grp/soccer/italy/serie-a, rispettivamente a quota 8 e 9,50, sono tra le principali indiziate per la vittoria dello scudetto, subito dietro le favoritissime e ricchissime Juventus e Inter. Ciò testimonia che si può essere competitivi anche senza spendere centinaia di milioni di euro sul mercato, come compreso anche dal Milan che da quando è gestito dal fondo Elliott è diventata la squadra della nostra Serie A con il maggior patrimonio, nonostante l’inevitabile rosso in bilancio.

 

Nonostante le mille difficoltà, il sistema regge

 

Il calcio mondiale e lo sport in generale stanno attraversando uno dei periodi più difficili di sempre. Nonostante gli introiti derivanti dalla vendita dei diritti televisivi e dai contratti di sponsorizzazione siano sempre più ingenti, tra cartellini e ingaggi dei giocatori e degli allenatori e costi di gestione, le uscite sono quasi sempre superiori alle entrate. Ciononostante, il sistema sembra essere riuscito a tenere botta alla crisi e, come raccontato anche al link http://www.economysicilia.it/turismo-fondo-di-rotazione-pubblicato-bando-sulla-gazzetta-ufficiale/, ciò è stato reso possibile grazie alle scelte fatte negli anni scorsi sia a livello centrale, sia dai vertici della FIGC che dai presidenti delle varie leghe professionistiche e non. L’assenza dei tifosi dagli stadi e il conseguente crollo negli incassi avrebbe potuto mettere in ginocchio l’intero sistema che, tuttavia, almeno per il momento sta reggendo. Certo, il lavoro da fare per garantire la sostenibilità del calcio è ancora tanto, ma i miglioramenti fatti in tal senso sono significativi, come testimoniato anche dal fatto che l’anno scorso nei primi tre campionati professionistici del nostro Paese una sola squadra è stata penalizzata a causa di irregolarità finanziarie, a dispetto delle quasi dieci dell’anno precedente.

Il momento storico è particolarmente complicato per tutti, ma il nostro sistema calcio ha retto l’urto e non possiamo fare altro che augurarci che, una volta superate queste difficoltà, tutte le società possano uscirne più forti di prima.

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