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Sicilia a rischio spopolamento: in dieci anni 6% di lavoratori in meno

L’inverno demografico minaccia seriamente la tenuta del mercato del lavoro in Italia e, in particolare, nelle regioni del Sud come la Sicilia, dove si prevede una significativa riduzione della popolazione in età lavorativa nei prossimi anni. È questo il quadro tracciato dal nuovo rapporto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, presentato oggi a Roma in vista del Festival del Lavoro 2024, in programma dal 29 al 31 maggio a Genova.

Secondo lo studio, basato sulle proiezioni demografiche dell’Istat, entro il 2040 l’Italia perderà oltre 3 milioni di lavoratori. Una tendenza già visibile: tra il 2024 e il 2030 la popolazione attiva (15-64 anni) diminuirà di 1 milione e 167 mila persone, per poi arrivare a una perdita complessiva di oltre 5 milioni entro il 2040.

La Sicilia non sarà risparmiata da questa emorragia: entro il 2030 il calo previsto dei cittadini in età da lavoro sarà del 6%, con province come Enna e Caltanissetta tra le più colpite a livello nazionale, rispettivamente con un -9,7% e -9,6%. Solo Lombardia ed Emilia-Romagna sembrano riuscire, almeno parzialmente, a contenere l’emorragia.

Occupazione ai massimi, ma il futuro preoccupa

Il 2024 ha registrato un record occupazionale: 823 mila occupati in più rispetto al 2019, frutto anche di politiche del lavoro più proattive e di un miglioramento nei meccanismi di incontro tra domanda e offerta. Ma questi risultati rischiano di essere vanificati se non si affrontano con decisione le dinamiche demografiche in atto.

A preoccupare non è solo la riduzione numerica, ma anche la composizione anagrafica del mercato del lavoro. Oggi in Italia il 40,6% dei lavoratori ha più di 50 anni (contro una media europea del 35,1%), e la sostituzione dei pensionamenti rappresenterà tra il 78% e l’88% del fabbisogno di nuovi ingressi nel mercato del lavoro nel periodo 2024-2028.

Donne e giovani: un potenziale ancora inespresso

Nel 2024 si è registrata una riduzione del numero di Neet (giovani che non studiano e non lavorano), passati dal 23,6% del 2019 al 17,3%. Tuttavia, la popolazione inattiva resta elevata: su 12,4 milioni di inattivi tra i 15 e i 64 anni, quasi 6 milioni hanno meno di 35 anni e circa 7,9 milioni sono donne. In Sicilia, dove questi numeri sono ancora più accentuati, il problema è doppio: da un lato la mancanza di opportunità locali, dall’altro la fuga di competenze verso il Nord o l’estero.

Secondo Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, servono politiche di genere, di conciliazione e servizi di welfare, ma anche percorsi formativi efficaci per accelerare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. «È necessario – ha sottolineato – potenziare i sistemi di supporto alle famiglie, investire nella transizione scuola-lavoro e creare condizioni favorevoli per una piena partecipazione di donne e giovani alla vita economica del Paese».

La sfida è aperta

Per la Sicilia, la sfida demografica è già iniziata. Se non si interviene tempestivamente su formazione, natalità, infrastrutture sociali e attrattività del lavoro, il rischio è quello di un progressivo svuotamento del capitale umano disponibile. Un rischio che, secondo il rapporto, non riguarda solo l’occupazione ma anche la tenuta del tessuto produttivo regionale e la competitività dell’intero Paese.

Il rapporto completo e il programma del Festival del Lavoro sono disponibili sul sito www.festivaldellavoro.it.

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