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Comiso, il Forum Operatori turistici: aeroporto brucia denaro pubblico

Quella di Comiso è un’infrastruttura strategica o un pozzo senza fondo? Il Forum degli Operatori Turistici rompe il silenzio con un intervento netto e coraggioso sulla questione dell’aeroporto di Comiso, mettendo nero su bianco ciò che molti sussurrano da anni: l’attuale gestione dello scalo è economicamente insostenibile, socialmente discutibile e strategicamente inutile.

Una contraddizione che pesa sulle casse pubbliche

Comiso – si legge nella nota del Forum – è diventato “un canale privilegiato per il dirottamento di fondi pubblici”. Una definizione dura, ma supportata dai numeri: si stima che siano stati spesi oltre 100 milioni di euro in pochi anni per mantenerlo in funzione, tra investimenti iniziali e continue richieste di fondi da parte di enti locali e regionali. “Cifre che potrebbero cambiare davvero il volto della sanità pubblica, se solo impiegate in modo più oculato”, osservano i rappresentanti del settore turistico.

Un’alternativa esiste: potenziare ciò che già funziona

Per il Forum, è tempo di spostare la prospettiva. Piuttosto che continuare a finanziare una struttura che non ha mai espresso appieno le sue potenzialità, si dovrebbe investire su infrastrutture realmente utili: l’aeroporto di Catania, che già rappresenta un hub internazionale funzionante, le autostrade da rendere più efficienti, e una rete ferroviaria moderna nel Sud-Est della Sicilia. Infrastrutture che, se migliorate, avrebbero ricadute reali e immediate sul turismo e sulla qualità della vita.

Il nodo politico e la proposta: privatizzare subito

“Il vero problema è che Comiso è una creatura della politica, più che del mercato”, si legge nella nota. E allora, la soluzione per il Forum è semplice: privatizzare lo scalo, senza ulteriori contributi pubblici. Solo un operatore privato – libero dai vincoli della burocrazia – potrebbe esplorare nuove strade, come l’avioturismo d’élite o l’uso cargo per merci ad alto valore aggiunto. Ma se nessun soggetto privato vorrà assumerne la gestione senza aiuti, la conclusione è inevitabile: “meglio chiudere, piuttosto che continuare a pagare un prezzo ingiustificabile”.

Cargo e turismo: il mito da sfatare

Il Forum boccia anche l’idea del cargo come salvezza dello scalo. “È una favola: nessuna logistica seria trasporta datterini in aereo da Comiso a Milano. I costi sarebbero doppi rispetto a un camion”. Anche l’impatto turistico – sempre sbandierato – viene ridimensionato: i dati ISTAT 2024 confermano che la crescita del turismo in provincia di Ragusa non dipende affatto da Comiso. Anzi, le località con maggiore incremento – come Scicli (+31,4%) e Ragusa (+11,4%) – non sembrano averne minimamente beneficiato.

I numeri non mentono: il turismo va, Comiso no

Nel 2024 si sono registrati 333.460 arrivi e oltre 1,1 milioni di presenze turistiche nella provincia di Ragusa, numeri importanti che smentiscono le narrazioni allarmistiche sul presunto ruolo insostituibile dell’aeroporto. La verità, secondo il Forum, è che l’aeroporto di Comiso è oggi irrilevante per il turismo di massa, che si affida principalmente all’hub di Catania, nonostante qualche disagio nei collegamenti locali.

Un’ultima domanda, per tutti: ne vale la pena?

Con tono provocatorio, ma diretto, il Forum lancia una riflessione rivolta a ogni cittadino: “Sareste disposti a pagare 5.000 euro a testa per mantenere in vita un aeroporto che non usate quasi mai?”. Una domanda retorica, ma efficace per evidenziare l’assurdità di una spesa pubblica così sbilanciata. E lo stesso copione si ripete altrove: da Messina alla “Aeroporto Valle dei Templi S.p.A.”, nuovi progetti spuntano ovunque, ma sempre con un solo denominatore comune: la richiesta di fondi pubblici.

Conclusione: basta infrastrutture elettorali, servono scelte coraggiose

Il Forum degli Operatori Turistici conclude il suo intervento con un monito alla politica: “È ora di smettere di usare le infrastrutture come giocattoli pre-elettorali. Serve una gestione seria, pragmatica, orientata al bene comune”. In un Sud che chiede sviluppo reale e servizi essenziali, non si può più tollerare che le risorse vengano dissipate in progetti senza futuro. È il momento di scegliere. Davvero.

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