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PALERMO – La trasparenza ambientale non è più soltanto una questione di compliance normativa o di rendicontazione formale, ma un terreno complesso in cui si intrecciano strategie aziendali, pressione degli stakeholder, dinamiche reputazionali e nuovi ecosistemi informativi digitali. È da questa consapevolezza che prende le mosse la tesi di dottorato discussa il 15 dicembre 2025 presso l’Università degli Studi di Palermo da Giuseppe Crapa, candidato del Ciclo XXXVIII del Programma di Dottorato in Ingegneria Economico-Gestionale.
La tesi, dal titolo “Navigating Stakeholder Complexity: How Social Media Platforms, NGO-Company Interactions, and Stakeholder Coordination Shape Transparency in Environmental Disclosure”, si inserisce nel filone di ricerca che analizza l’evoluzione della disclosure ambientale nelle organizzazioni contemporanee, proponendo una lettura avanzata dei meccanismi attraverso cui l’informazione ambientale viene prodotta, mediata e resa credibile in contesti caratterizzati da una pluralità di attori e interessi.
Un contributo alla ricerca su sostenibilità e management
Il lavoro di Crapa è stato sviluppato all’interno del Dipartimento di Ingegneria Gestionale dell’Ateneo palermitano, sotto la supervisione dei professori Paolo Roma e Manfredi Bruccoleri, con il coordinamento del dottorato affidato alla professoressa Giovanna Lo Nigro. Alla ricerca ha contribuito anche una prospettiva industriale, grazie alla collaborazione con Alberto Baesso, industry advisor di WayPoint S.r.l., a testimonianza di un dialogo sempre più stretto tra accademia e mondo delle imprese sui temi della sostenibilità.
La tesi si colloca all’interno del programma di dottorato in Mechanical, Manufacturing, Management and Aerospace Innovation, settore scientifico-disciplinare IEGE-01/A – Ingegneria Economico-Gestionale, e affronta un nodo centrale per il management contemporaneo: la gestione della complessità informativa e relazionale che circonda le performance ambientali delle organizzazioni.
Tre filoni di analisi, un’unica domanda di fondo
La ricerca si articola in tre filoni di investigazione, differenti per oggetto di studio ma accomunati da una domanda di fondo: come nasce, si struttura e si legittima l’informazione ambientale in un sistema multi-stakeholder sempre più interconnesso.
Il primo filone analizza il ruolo delle piattaforme di social media come spazi di costruzione e negoziazione della trasparenza ambientale. In questi ambienti digitali, l’informazione non è più esclusivamente controllata dalle imprese, ma viene continuamente reinterpretata, amplificata o messa in discussione da una molteplicità di attori, con effetti diretti sulla reputazione aziendale.
Il secondo filone si concentra sulle interazioni tra imprese e organizzazioni non governative (ONG), evidenziando come queste relazioni possano assumere forme conflittuali o collaborative e incidere in modo significativo sulla qualità e sulla credibilità della disclosure ambientale.
Il terzo filone, infine, guarda ai meccanismi di coordinamento tra stakeholder, mostrando come la capacità di orchestrare relazioni complesse diventi un fattore chiave per trasformare la trasparenza ambientale da obbligo formale a leva strategica di governance.
Implicazioni per imprese e policy maker
Dal lavoro emerge un messaggio chiaro: la trasparenza ambientale non può più essere interpretata come un semplice esercizio di reporting, ma come un processo dinamico, influenzato da relazioni, aspettative e canali comunicativi che sfuggono ai modelli tradizionali di controllo manageriale.
Per le imprese, questo implica la necessità di sviluppare competenze non solo tecniche, ma anche relazionali e comunicative, capaci di gestire il confronto con stakeholder sempre più informati e interconnessi. Per i decisori pubblici e i regolatori, invece, la ricerca offre spunti utili per ripensare gli strumenti di policy in materia di sostenibilità e trasparenza, tenendo conto delle nuove dinamiche digitali e sociali.
Un segnale per la ricerca siciliana
La discussione della tesi di Giuseppe Crapa rappresenta anche un segnale positivo per il sistema universitario siciliano, che dimostra di saper produrre ricerca avanzata su temi strategici per l’economia contemporanea, come sostenibilità, governance e innovazione manageriale.
In un contesto in cui la transizione ecologica richiede non solo investimenti e tecnologie, ma anche nuovi modelli di informazione e fiducia, lavori come questo contribuiscono a colmare il divario tra teoria, pratica e politiche pubbliche, offrendo strumenti interpretativi utili tanto al mondo accademico quanto a quello produttivo.