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Al via intervento da 37,2 milioni per ripopolare le Aree interne: pubblicata manifestazione d’interesse

Un intervento da 37,2 milioni di euro per favorire la rinascita demografica dei borghi rurali delle aree interne della Sicilia. È stato pubblicato sul sito istituzionale della Regione l’avviso per la manifestazione d’interesse rivolto ai 155 comuni delle 11 Aree Interne selezionate dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) 2021-2027.
L’obiettivo è chiaro: contrastare lo spopolamento e avviare modelli sperimentali di sviluppo sostenibile capaci di rilanciare i piccoli centri dell’Isola, finanziati con le risorse del Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) 2021-2027.

«È un intervento importante, dal punto di vista finanziario, ma dal forte impatto sociale – afferma il presidente della Regione Renato Schifani, che ha assunto l’interim dell’assessorato alla Famiglia –. Puntiamo a invertire la tendenza allo spopolamento delle aree interne siciliane, rivitalizzandole anche sul piano economico. Un utilizzo virtuoso delle risorse europee che avranno una ricaduta capillare positiva sul territorio e sull’economia, coinvolgendo aree fin qui marginali. La Sicilia è stata la prima regione d’Italia ad avere inserito questo asse del FSE+ nella programmazione 2021/27, al quale anche le istituzioni europee hanno attribuito grande importanza».

I comuni avranno 60 giorni per rispondere e aderire alla manifestazione d’interesse. L’intervento sarà coordinato dal Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali, con il supporto del Dipartimento del Lavoro, dell’Impiego, dell’Orientamento, dei Servizi e delle Attività Formative.

Cosa prevedono le azioni finanziate

Le 11 Aree Interne coinvolte – tra cui Madonie, Nebrodi, Terre Sicane, Valle del Simeto e Calatino – rappresentano oltre il 40% del territorio siciliano e ospitano più di 650 mila abitanti, pari al 13% della popolazione regionale.

Le principali linee di intervento riguardano:

  • microcredito per nuove imprese e start-up locali;
  • potenziamento dei servizi alle famiglie e alle comunità;
  • percorsi per giovani, formazione e accompagnamento all’autoimprenditorialità;
  • integrazione di famiglie migranti, rifugiati e persone vulnerabili;
  • rigenerazione sociale dei borghi attraverso servizi, attività culturali e rete comunitaria.

Il target fissato dal programma prevede che 670 persone, appartenenti a nuclei familiari che sceglieranno di trasferirsi nei comuni delle aree interne, siano destinatarie dirette delle attività. Ma è proprio su questo punto che si inserisce un chiarimento necessario.

Gli obiettivi

La previsione dei 670 beneficiari finali non va interpretata come se l’intera dotazione di 37,2 milioni fosse destinata a “portare” un numero limitato di nuovi residenti nei borghi.
In realtà, la misura finanzia un ecosistema di azioni molto più ampio e strutturale, che comprende:

  • servizi sociali ed educativi (asili, assistenza, servizi comunitari);
  • percorsi formativi e di inserimento lavorativo;
  • sostegno all’imprenditoria locale tramite microcredito;
  • creazione di Coworking e Innovation Lab;
  • attività di tutela e valorizzazione del territorio;
  • rafforzamento della capacità amministrativa dei comuni;
  • programmi di accoglienza abitativa, mentoring e accompagnamento delle famiglie;
  • governance multilivello e coprogettazione con Enti locali ed ETS.

Il numero dei beneficiari indicato dal Programma FSE+ è un indicatore europeo di misurazione, non la misura dell’impatto complessivo.

L’investimento, dunque, non si esaurisce nel sostegno ai nuovi residenti, ma mira a creare condizioni economiche, sociali e infrastrutturali per rendere duratura e sostenibile la ripopolazione dei borghi, intervenendo su problemi strutturali che altrimenti impedirebbero qualunque rinasciata demografica.

Una strategia integrata per il rilancio dei piccoli comuni

La manifestazione d’interesse rappresenta solo la prima fase di un percorso che prevede:

  • laboratori territoriali;
  • coprogettazione di interventi con enti locali, terzo settore, imprese e comunità;
  • valutazione delle schede progettuali;
  • stipula di convenzioni tra Aree Interne e Dipartimenti regionali;
  • avvio delle attività fino al 2029.

Il modello si ispira all’esperienza spagnola di Nuevos Senderos, già sperimentata in Sicilia nel progetto COM.IN.4.0, e punta a generare effetti strutturali nel medio-lungo periodo.

La sfida per i territori

Per i comuni delle Aree Interne, si apre adesso una fase decisiva: tradurre questa opportunità finanziaria in progetti concreti capaci di attrarre nuove famiglie, creare lavoro qualificato, rigenerare servizi e infrastrutture sociali, e soprattutto rendere i borghi siciliani luoghi dove sia realmente possibile scegliere di vivere.

La partita non si gioca sui numeri, ma sulla capacità di trasformare una sperimentazione in un modello stabile di sviluppo territoriale.

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