La casa green fa bene all’ambiente e anche al portafoglio. Nell’ultimo anno, complici le aspettative sul calo dei tassi di interesse e le offerte lanciate da alcune banche per cavalcare l’onda della direttiva Ue sull’efficientamento energetico degli immobili, il costo dei mutui per abitazioni di Classe A e B ha segnato una forte contrazione. Secondo […]
Nel rispetto dei parametri imposti dalla legge, trenta chili di inflorescenze di canapa light, varietà “Kompolti”, sono stati prodotti, a Pantelleria, dalla cooperativa “Nuovi Orizzonti”. Le inflorescenze sono state già vendute a 350 euro il chilo, per un ricavato di circa 10 mila euro. “Le spese per il primo anno sono coperte – dice Fabio Farina, presidente della coop Nuovi Orizzonti – Rimane il guadagno del negozio in franchising. Dei 30 chili, 5 li abbiamo venduti ai ragazzi che a Pantelleria fanno la birra. Da aprile produrranno la birra anche con le inflorescenze di canapa. I buoni risultati ci permetteranno di comprare una serra ed aumentare la produzione”. La canapa light prodotta a Pantelleria, spiega il presidente della coop, ha un thc (“tetraidrocannabinolo” , principio attivo responsabile degli effetti psicoattivi) dello 0,05%, molto al di sotto, quindi, dello 0,20% che è il valore massimo di concentrazione consentito dalle leggi.
“Grazie al nostro franchising – continua Farina – una buona parte sarà immessa nel mercato nazionale a partire da febbraio 2019 come ‘infiorescenze di Pantelleria’, con la restante parte sarà realizzata, in collaborazione con il birrificio la “Panteska”, la birra alla canapa di Pantelleria e commercializzata anche nel circuito dei 450 negozi che Easyjoint fornisce con i propri articoli in tutta Italia. Contiamo anche di ottenere il marchio dal Parco di Pantelleria con il quale siamo in contatto”. La cooperativa Nuovi Orizzonti è alla sua prima esperienza di coltivazione di canapa light. “Abbiamo coltivato solo mille piante – spiega ancora Farina – Avevamo intenzione di impiantarne 100 mila, ma i nostri partner del franchising ce lo hanno sconsigliato.
Avevano ragione, perché per essiccare le piantine ci vuole tanto spazio. Nei nostri terreni, in forma del tutto sperimentale, sono state adottate tecniche diverse nel collocare le piante tra i capperi, tra le viti di zibibbo, dentro il giardino pantesco. Alcune piante sono state potate, altre volutamente lasciate crescere in altezza. Per l’essiccazione, abbiamo utilizzato un dammuso antico del 1894, habitat rivelatosi perfetto per tale operazione. La prima coltivazione di canapa light ci ha consentito, tra l’altro, di portare a conoscenza degli abitanti e dei turisti, ma anche delle forze dell’ordine ed Istituzioni, dei benefici che questa ‘magica pianta’ potrebbe portare per la salute, l’ambiente e all’intero comparto economico. Abbiamo attuato una campagna di sensibilizzazione volta alla divulgazione della canapa light e della legge 242/2016, con incontri fatti sul campo coltivato (percorso turistico ‘itinerario della canapa’ in collaborazione con le agenzie turistiche ), con un convegno ‘Salute e Benessere’, trattando dei benefici sull’utilizzo dei cannabinoidi con illustri personaggi come il dottor Lorenzo Genitori, neurochirurgo dell’Ospedale Mayer di Firenze”. (ANSA)