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Andrea Bulgarella, imprenditore noto a livello nazionale per il recupero di immobili storici trasformati in strutture di pregio, è morto all’età di 79 anni dopo una lunga malattia. La sua scomparsa lascia un vuoto profondo non solo nella comunità trapanese, ma anche in tutti quei contesti – imprenditoriali, sportivi e civili – dove ha lasciato un segno.
Nato a Valderice nel 1946, Bulgarella aveva iniziato la sua carriera negli anni Settanta rilevando l’azienda di famiglia e traghettandola verso l’edilizia privata. La sua cifra distintiva fu presto chiara: puntare sul restauro conservativo di immobili di valore, in una sintesi tra bellezza architettonica e vocazione turistica. Tra i suoi interventi più noti si annoverano il Grand Hotel Misurina, l’Hotel Palazzo di Livorno e la riqualificazione della Tonnara di Bonagia, trasformata in una struttura ricettiva d’eccellenza.
L’inchiesta e le accuse archiviate
Nel 2015, però, la sua vita venne stravolta: la Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze lo iscrisse nel registro degli indagati per presunto riciclaggio aggravato dal favoreggiamento mafioso. Un’accusa pesantissima, che Bulgarella ha sempre respinto con determinazione.
Dopo tre anni di indagini e udienze, nel 2018 arrivò l’archiviazione da parte del Gip di Firenze. L’anno successivo fu chiuso anche il filone d’inchiesta a Milano: nessuna prova che l’imprenditore trapanese avesse favorito interessi criminali. Ma l’assoluzione non cancellò il prezzo pagato in termini umani e reputazionali.
La contro-narrazione: libri, denunce, memoriali
Negli anni successivi Bulgarella non si limitò a rientrare silenziosamente nell’ombra. Avviò invece una vera e propria controffensiva civile e mediatica. Denunciò pubblicamente quelle che riteneva gravi distorsioni del “sistema Trapani”, indicando responsabilità nei meccanismi giudiziari e finanziari che, a suo dire, avevano reso possibile la sua persecuzione.
Scrisse libri come La Partita Truccata, Finale di partita e Memoriale, dove ricostruiva le tappe della sua vicenda giudiziaria e denunciava – senza filtri – quello che definiva un cortocircuito tra poteri occulti, istituzioni e banche. Le sue parole, spesso isolate, sono però riuscite a stimolare un dibattito più ampio, tanto nelle aule dei tribunali quanto nell’opinione pubblica.
La passione sportiva e l’impegno sociale di Andrea Bulgarella
Ma la vita di Bulgarella non si è esaurita tra cantieri e aule giudiziarie. Fu anche un uomo di sport e solidarietà. Negli anni Novanta fu presidente del Trapani Calcio, conducendolo fino a un passo dalla Serie B. In seguito ricoprì ruoli analoghi anche alla guida del Pisa e della Lucchese.
Sul fronte del sociale, fu vicino alla comunità terapeutica Mondo X di Padre Eligio, a cui donò un antico baglio per favorire percorsi di recupero per giovani in difficoltà. Un gesto che racconta un altro volto dell’imprenditore: quello del mecenate attento al territorio e alle sue fragilità.
Andrea Bulgarella: un’eredità irrisolta
Andrea Bulgarella muore lasciando dietro di sé non solo progetti e hotel di pregio, ma soprattutto una serie di domande ancora senza risposta. Quelle che lui stesso ha posto – a voce alta – in libri, interviste, aule di tribunale. La sua battaglia per una giustizia più giusta resta oggi come eredità inquieta, specchio di un Paese in cui l’equilibrio tra poteri è ancora un campo minato.
Le esequie si terranno nei prossimi giorni a Trapani.