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Cibo, storie e territorio: al via la decima edizione del Festival del giornalismo enogastronomico

Si è aperta a Galati Mamertino la decima edizione del Festival del Giornalismo Enogastronomico, un appuntamento che dal 10 al 12 ottobre trasforma ancora una volta il cuore dei Nebrodi in un crocevia di racconti, sapori e riflessioni.

Nato dieci anni fa, il festival è cresciuto diventando un punto di riferimento per chi racconta, con penna o forchetta, il legame tra cibo, territorio e comunità.

Dai borghi siciliani alle pagine dei giornali, il Festival ha acceso l’idea che cibo e cultura possano essere leve reali di sviluppo, ridando voce a luoghi spesso messi ai margini, proponendosi non solo come una vetrina di sapori, ma come uno spazio in cui il racconto condiviso diventa occasione di crescita, identità e futuro.

Assaggi di giornalismo: le parole chiave per raccontare il presente

La prima giornata si è aperta nella Sala Convegni della Fondazione Crimi con l’incontro “Assaggi di Giornalismo”, costruito attorno ad alcune parole chiave, che hanno guidato gli interventi di scrittori, giornalisti, imprenditori e professionisti, moderati dal giornalista Nino Amadore.

Visioni – Luciano Armeli Iapichino, scrittore

Ha aperto tracciando scenari per il giornalismo del cibo. Secondo Armeli Iapichino, l’enogastronomia custodisce saperi e lentezza, ma guarda anche al futuro: vigne che dialogano con i satelliti, masserie trasformate in università. Il collante è sempre il cibo, ma il vero ingrediente mancante? La visione, soprattutto per frenare lo spopolamento giovanile.

Cose – Pippo Amadore, architetto

Ha ragionato sugli oggetti materiali e simbolici che raccontano il territorio. Per Amadore, progettare significa lavorare con e per le comunità. Ha sottolineato la necessità di affrontare la complessità, non ridurla. “Non conta solo cosa fai, ma come lo fai. Serve una committenza competente e visione di lungo periodo”.

Storie – Giacomo Di Girolamo, giornalista

Le storie, dice, servono a dare volti e senso alla realtà. Ha spiegato le sue “4 P” per una buona narrazione: Pubblica: lavorare per il pubblico, dissotterrando i fatti; Popolare: usare un linguaggio accessibile, senza semplificare; Penetrante: scavare a fondo nei fatti; Plausibile: mantenere sempre onestà e coraggio nell’interpretazione. “Una storia vale solo se ha la forza di essere raccontata”.

Sfide – Francesco Condoluci, giornalista

Ha messo sul tavolo il tema della responsabilità del giornalismo oggi. Oltre a informare, il giornalista ha il compito di “scuotere le coscienze”. Con la perdita del monopolio sulla notizia, la sfida non è solo tecnologica, ma culturale: il giornalista non racconta solo i fatti diventa un mediatore.

Sapori – Andrea Graziano, imprenditore

Fondatore della “Bottega Sicula”, ha raccontato il suo percorso da ristoratore e pioniere del web gastronomico. Ha assistito allo scontro e all’incontro tra giornalisti, blogger e influencer. Graziano ha difeso il valore del giornalismo enogastronomico fatto bene, che sa distinguersi da chi comunica solo per like: “La critica è fondamentale. Serve etica, serve competenza”.

Dal campo alla notizia: informazione o algoritmo?

Nel pomeriggio, il talk “Dal campo alla notizia: chi comanda, l’informazione o l’algoritmo?” ha acceso il dibattito sull’intelligenza artificiale e il futuro del giornalismo.

È emersa una riflessione corale sulla necessità di rimettere il giornalismo al centro, contro la disintermediazione dei social e la logica dei clic, perché la notizia, come il buon cibo, ha bisogno di cura, tempo e competenza.

Moderati da Osvaldo Esposito, sono intervenuti:

Biagio Semilia (Presidente FED), che ha aperto il confronto sottolineando il ruolo della Federazione Editori Digitali, che oggi raccoglie testate online, radio e tv digitali in un ecosistema in crisi ma orientato alla collaborazione e condivisione. L’AI, ha detto, è ormai ineludibile: va capita, non temuta, e può liberare tempo per tornare sul campo, facendo giornalismo vero. Non per sostituire l’uomo, ma per affiancarlo nel creare contenuti utili e approfonditi, in linea con i reali bisogni informativi del pubblico, soprattutto quello più giovane. “L’algoritmo permette di ritornare sul campo e ricominciare a raccontare le storie in modo autentico, documentato, con il supporto della tecnologia”.

A seguire Andrea Perìa (Presidente Corecom Sicilia), che ha parlato dei progetti messi in campo dal Corecom per contrastare la disinformazione nelle scuole e sui social. “Se usati bene, gli algoritmi possono produrre buoni risultati”.

Nel corso del dibattito, Concetto Mannisi, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, ha ammesso come gli editori abbiano inizialmente sottovalutato l’impatto dell’intelligenza artificiale, ma oggi non è più possibile ignorarne la portata. Una riflessione ripresa da Giuseppe Rizzuto di Assostampa, che ha sottolineato come l’AI, pur rapida nelle analisi, non potrà mai sostituire la creatività e l’intuito umano.

Su questa linea, Enzo Scarso, direttore di Ragusaoggi, ha riportato un principio chiave del mestiere, appreso dal suo primo maestro: “Le notizie non si scrivono, si cercano”. Un richiamo che ha trovato pieno accordo in Alfredo Pecoraro dell’Associazione Stampa Parlamentare Siciliana, che ha rilanciato l’urgenza di tornare a cercare le notizie sul campo, costruendo un linguaggio più diretto e autorevole, capace di coinvolgere le nuove generazioni.

Flavio Fazio (fondatore di Flazio), ha messo in guardia: “L’AI è fallibile come noi. È anche il più grande strumento di plagio: dobbiamo chiederci cosa resterà del ruolo del giornalista, se il lavoro diventa ripetitivo, sarà automatizzato come tanti altri”.

Il messaggio condiviso: come il cibo, anche l’informazione richiede tempo, cura e competenza. E la qualità non si automatizza.

Libri e identità: l’Aperilibro con Mario Liberto 

A chiudere la giornata è stato l’Aperilibro dedicato alla presentazione di “Storia dell’enogastronomia siciliana” di Mario Liberto, insieme a Dario Cartabellotta, Direttore Generale Attività Produttive, e il giornalista Nino Amadore.

Il volume è un viaggio nelle radici culinarie dell’isola, dai culti religiosi alle dominazioni straniere, fino alla contemporaneità. Un racconto che valorizza l’identità gastronomica come patrimonio culturale.

Liberto ha ammonito: “Non banalizziamo l’enogastronomia. La cucina è cultura”. Cartabellotta, dopo un excursus sulle varie dominazioni della nostra isola ha concluso con una riflessione: “Non possiamo permetterci di perdere questo immenso patrimonio”.

La decima edizione del Festival del Giornalismo Enogastronomico proseguirà fino a domenica 12 ottobre a Galati Mamertino, con un programma ricco di talk, laboratori, show cooking e incontri tra operatori della comunicazione, della ristorazione e delle istituzioni. Tutte le informazioni sul programma sono disponibili sul sito ufficiale del Festival del giornalismo enogastronomico.

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