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Coronavirus, Sileri: “Stiamo studiando linee guida per le vacanze al mare”

Si avvicina l’estate e molti italiani sembra siano disponibili a rimanere ancora chiusi in casa, purché questa estate riescano a ottenere il via libera per le vacanze. Ma anche ipotizzando una possibile villeggiatura, ci si potrà muovere soltanto all’interno della propria regione o saranno consentiti gli spostamenti in tutta Italia? Esisteranno delle zone di mare o montagna “verdi” e delle zone invece di villeggiatura “rosse”? Sarà necessario pensare anche a una riorganizzazione degli spostamenti (con aerei, navi e treni semivuoti) e a prenotazioni delle vacanze a scacchiera?

A queste e altre domande ha risposto il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, durante un’intervista Skype rilasciata all’agenzia Dire. “Credo che ci sarà una riorganizzazione degli spostamenti- ha detto- e probabilmente sono ipotizzabili delle “zone rosse”, ma tutto dipenderà anche dalla ripresa dei contagi. Se tra due mesi improvvisamente ci sarà una città con una recrudescenza di contagi, è chiaro che quella dovrà diventare una zona rossa da proteggere e contenere per evitare poi la diffusione dei contagi all’esterno. Ma quali saranno le zone rosse e come controllarle lo si deciderà giorno per giorno e settimana dopo settimana vedendo i contagi’.

 

Finora, ha fatto sapere Sileri, i sacrifici degli italiani sono stati ‘eccezionali’ e “il 95% di loro ha rispettato le regole, un numero secondo me altissimo. Ma è chiaro che dovremo, e ci stiamo già lavorando, organizzare il flusso estivo per le zone di vacanza”. E poi, secondo il viceministro, “c’è vacanza e vacanza”, perché “un conto è spostarsi in campagna lontano da tutti- sottolinea- un altro è andare al mare con lettini vicini 20/30 centimetri gli uni agli altri”. Per questo ci saranno delle “norme comportamentali da seguire, ma è prematuro oggi tirar fuori delle linee guida. Ci stiamo lavorando- ha assicurato Sileri- ma dobbiamo ancora vedere qual è l’andamento dell’epidemia. Sicuramente un calo dei contagi ci sarà, oggi c’è un minore impegno delle terapie intensive, il che significa meno pazienti gravi, e calerà anche il numero dei decessi. Piano piano si ritornerà alla normalità, ma abbiamo tempo davanti a noi. Ripeto, stiamo già lavorando in maniera seria a delle linee guida, ma tutto sarà sempre guidato dall’andamento dell’epidemia”.

 

Grazie ai sacrifici compiuti dagli italiani, ha ribadito il viceministro, oggi “vediamo i risultati, pensiamo semplicemente alla differenza che c’è tra la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, l’Emilia Romagna e il resto dell’Italia: ci sono regioni del centro-sud dove il numero dei contagi si contano ogni giorno su una mano. Questo è un risultato eccezionale legato al fatto che gli italiani hanno rispettato le regole e che sono stati a casa”.

 

Viceministro, lei è anche medico e ha un bambino piccolo. Pensa di andare in vacanza questa estate? “Penso che quest’estate continueremo a combattere qui contro il virus- ha risposto Sileri alla Dire- perché il virus non scompare, noi possiamo osteggiare l’epidemia rallentandola e facendo sì che i contagi arrivino il più possibile vicino allo zero, ma finché il virus circola saremo sempre sul ‘chi va là’. In questo momento io e mia moglie non abbiamo neppure pensato alle vacanze, ma a dire il vero sono mesi che non ci pensiamo. Francamente non è all’ordine del giorno nella nostra discussione serale”.

Sileri ha quindi ricordato delle difficoltà che ogni italiano con un figlio sta vivendo in questo momento, visto che è “difficile trovare una babysitter. Le nonne, che erano quelle che badavano spesso ai piccoli, sono rinchiuse a casa anche loro, magari qualcuna è più fragile o più anziana. In questo momento gestire un bambino in due, a casa, non è facile. Non c’è mai una pausa. Anche per questo- ha detto- dobbiamo uscire quanto prima da questa situazione, perché come vivo io questa difficoltà la stanno vivendo migliaia e migliaia di persone. E poi bisogna liberare anche i nonni, affinché possano rivedere i loro nipoti, ma è necessario farlo in sicurezza”.

Tra distanziamento sociale, barriere fisiche nei locali pubblici, termoscanner davanti a stazioni di metropolitane e centri commerciali, come cambierà la nostra quotidianità? “La nostra quotidianità è già cambiata con le misure di distanziamento sociale- ha risposto ancora il viceministro all’agenzia Dire- e questa distanza di sicurezza va mantenuta nei luoghi chiusi, mentre laddove si incontrano persone sarà necessario l’utilizzo di barriere fisiche, a partire dalla mascherina. È questo purtroppo il cambiamento che ci aspetta per i prossimi mesi, fino a quando il virus non scomparirà o non potrà più attaccarci, grazie o a un’immunità acquisita per coloro che se lo sono preso (e sperando che tale immunità sia duratura) oppure in attesa di quel vaccino a cui molti ricercatori stanno lavorando, annunciando anche passi in avanti, anche se serviranno diversi mesi”. Quanto al ritorno al lavoro, secondo Sileri sarà diverso rispetto a quello che c’era prima del Covid-19. Pensiamo anche a questa video intervista via Skype che stiamo facendo- ha sottolineato- fino a tre mesi fa era impensabile, ci si incontrava spesso sempre con il microfono vicino alla bocca e con il telefonino a 50 centimetri, eppure abbiamo imparato che tante cose possiamo farle anche in un altro modo. Abbiamo tutti imparato ad utilizzare le nostre energie in forma diversa, abbiamo tutti imparato un qualcosa in più, però vogliamo anche riprenderci la nostra vita fuori di casa e fuori dagli spazi stretti. Ma bisogna farlo in sicurezza”.

 

Allora ricominceranno le nostre attività, ricominceranno a lavorare quelle aziende che possono garantire la distanza di sicurezza tra i lavoratori, magari con turni di lavoro se si tratta di ambienti più affollati- ha proseguito Sileri- E poi ovviamente serviranno dispositivi di protezione, disinfezioni, così come anche il modo di arrivare sul luogo di lavoro dovrà cambiare, per evitare che non ci siano tante persone insieme. Ci sarà un progressivo ritorno alla normalità, che però non sarà quella a cui eravamo abituati prima di questa epidemia”. Guanti per fare la spesa ma soprattutto mascherine chirurgiche ogni volta che si esce di casa. Qualche giorno fa proprio sulle mascherine è stata fatta una stima: ne servono 40 milioni al giorno. Riusciamo a produrle? Ce le darà lo Stato oppure ce le compreremo da soli? “Si tratta di un numero sicuramente importante- ha commentato il viceministro- e lo Stato sicuramente deve fornire le mascherine. Dovremo poi innanzitutto formare e informare coloro che devono usarla, perché è chiaro che se sei a casa con i tuoi familiari oppure guidi semplicemente la macchina e sei da solo la mascherina non serve”. Sileri ha quindi fatto riferimento alle mascherine riutilizzabili, che ancora non sono in commercio, ma che “possono essere utilizzate molto più tempo”. Sui guanti, invece, Sileri ha detto: “Attenzione, i guanti sono un’arma a doppio taglio, va bene utilizzarli al supermercato, ma poi è meglio buttarli subito, perché possono diventare un ricettacolo per la presenza di microrganismi. Molto meglio lavarsi spesso le mani, per 30 secondi, questo è molto più efficace”.

Un’ultima domanda: l’Italia, a differenza di altri Paesi, per tutelare la salute dei cittadini ha compiuto e ancora sta compiendo un sacrificio economico. Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’Organizzazione mondiale della Sanità, in un’intervista alla nostra agenzia ha detto che “l’Italia ha salvato il capitale umano e che per la riapertura delle aziende si vedrà”… È d’accordo? Siamo stati più bravi di altri Paesi europei? “Forse siamo stati meno bravi nel parlare troppo all’inizio- ha risposto il viceministro Sileri- e non parlo del governo ma di tutti. Abbiamo sempre questa terribile idea che gli italiani siano peggio degli altri, quindi fin da subito si è detto che l’Italia stava sbagliando, a partire dalla chiusura dei voli. Ogni giorno c’era qualcosa che sbagliavamo, invece bisognava semplicemente aspettare. Gli altri Paesi oggi stanno vivendo esattamente gli stessi dubbi che abbiamo vissuto noi all’inizio e molti hanno intrapreso le nostre stesse identiche azioni. La cosa che mi sorprende è che oggi diciamo che loro stanno facendo meglio perché riaprono prima, ma la verità è che i conti si fanno alla fine. Siamo stati tempestivi nella chiusura e questo, secondo me, ha consentito di salvare migliaia di vite”.

Salutandolo poi a fine intervista con un “ci sentiamo presto”, Sileri ha voluto concludere: “Ci rivedremo anche prima o poi, perché va bene lo smart working ma l’Italia è fondata anche sui rapporti umani. E a questo non possiamo rinunciare”.

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