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Dazi Usa e tensioni geopolitiche non fermano il commercio globale

Nonostante l’aumento dei dazi statunitensi e l’instabilità geopolitica globale, il commercio internazionale continua a crescere. È questa la fotografia scattata dal DHL Trade Atlas 2025, il report realizzato da DHL in collaborazione con la NYU Stern School of Business, che conferma una sorprendente resilienza degli scambi mondiali.

La rielezione del Presidente Donald Trump e l’annuncio di un incremento delle tariffe del 20% verso l’Europa non sembrano frenare la tendenza positiva: secondo le previsioni, tra il 2024 e il 2029 il commercio globale crescerà a un tasso annuo composto del 3,1%, superando quello del decennio precedente e mantenendo il passo con l’aumento del PIL mondiale.

Italia: tra protezionismo americano e nuove opportunità

L’Italia si posiziona saldamente nella top ten del commercio mondiale, con un volume di scambi pari a 1,3 trilioni di dollari nel 2024. Le esportazioni italiane hanno raggiunto i 668,6 miliardi di dollari (7° posto al mondo), mentre le importazioni si attestano a 630 miliardi (12°). Tuttavia, con gli Stati Uniti terzo mercato di destinazione dell’export italiano, le nuove misure tariffarie minacciano settori strategici del Made in Italy, in particolare la meccanica industriale, che rappresenta il 19% dell’export nazionale e vede negli USA il suo principale sbocco (11% del totale).

Nazzarena Franco, CEO di DHL Express Italy, sottolinea: “In questo contesto di crescente protezionismo, è essenziale per le imprese italiane aprirsi a nuovi mercati. Le sfide poste dai dazi possono diventare occasioni per rafforzare la competitività del nostro sistema produttivo e diversificare le destinazioni dell’export.”

I nuovi protagonisti del commercio mondiale

Tra i Paesi emergenti che guideranno la crescita del commercio nei prossimi anni figurano India, Vietnam, Indonesia e Filippine. In termini assoluti, Cina, Stati Uniti e India contribuiranno per il 28% all’incremento globale degli scambi.

Le aree del mondo con la crescita più sostenuta saranno l’Asia centrale e meridionale, l’Africa subsahariana e i Paesi ASEAN, con tassi compresi tra il 5% e il 6% annuo. Un segnale forte che indica come il baricentro del commercio mondiale stia progressivamente spostandosi.

Il mito del nearshoring: il commercio diventa sempre più globale

Contrariamente alle attese, il commercio non si sta regionalizzando. Anzi, la distanza media percorsa dalle merci ha toccato un nuovo record di 5.000 chilometri, mentre la quota del commercio intra-regionale è scesa al minimo storico del 51%. I dati evidenziano una rete di scambi sempre più distribuita a livello planetario.

USA-Cina: il disaccoppiamento che non c’è

Il DHL Trade Atlas 2025 mostra che, nonostante le frizioni tra Stati Uniti e Cina, non si è verificato un vero “disaccoppiamento”. Gli scambi tra le due potenze sono diminuiti, ma restano rilevanti, anche considerando le importazioni indirette attraverso Paesi terzi. La dipendenza statunitense dai prodotti cinesi, quindi, persiste.

Prospettive positive nonostante il protezionismo

Pur con un ruolo centrale nel sistema commerciale, gli Stati Uniti rappresentano oggi il 13% delle importazioni e il 9% delle esportazioni mondiali: non possono da soli condizionare il commercio globale. Le nuove barriere tariffarie rischiano piuttosto di rafforzare le relazioni tra altri Paesi, spingendo le imprese a cercare alternative più sicure e meno esposte a vincoli politici.

“Il commercio globale ha dimostrato di saper resistere a ogni tipo di crisi – dalle guerre commerciali alla pandemia – perché è motore di crescita e sviluppo per tutti”, afferma John Pearson, CEO di DHL Express. “In questo contesto, DHL è pronta ad accompagnare le aziende italiane verso nuovi mercati, offrendo soluzioni logistiche flessibili e affidabili.”

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