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Democrazia partecipata, bilancio positivo nel 2023 ma la Regione siciliana depotenzia la legge

A quasi dieci anni dall’emanazione della legge siciliana sulla democrazia partecipata, che obbliga i Comuni dell’isola a destinare almeno il 2% delle somme ricevute ogni anno dalla Regione a progetti proposti e votati dalla cittadinanza, il bilancio dell’applicazione della norma è in netto miglioramento: numero delle città coinvolte in costante aumento e fondi impegnati quasi raddoppiati rispetto al 2022.

A scattare la fotografia sull’applicazione della legge nell’anno appena trascorso è “Spendiamoli Insieme”, progetto di monitoraggio civico a cura dell’associazione Parliament Watch Italia che dal 2021, con il sostegno di Fondazione Con il Sud, lavora per promuovere una buona applicazione della legge regionale e informa i siciliani e le siciliane su come vengono spesi i fondi dedicati alla partecipazione civica sull’isola.

Nel 2023 300 dei 391 Comuni siciliani hanno attivato l’iter invitando la cittadinanza a presentare proposte per l’utilizzo dei fondi. Scende anche se di poco il numero dei Comuni inadempienti, che passano dai 96 del 2022 ai 91 del 2023 (13 nell’Agrigentino, 7 nel Nisseno, 19 nel Catanese, 3 nell’Ennese, 20 nel Messinese, 12 nel Palermitano, 2 nel Ragusano, 8 nel Siracusano, 7 nel Trapanese), poco meno di 1 su 4.

Più della metà dei Comuni che hanno avviato i processi di democrazia partecipata li hanno già conclusi (238 Comuni, poco più del 60%) con l’assegnazione dei fondi a 448 progetti civici su scala regionale (35 i progetti finanziati nell’Agrigentino, 19 nel Nisseno, 73 nel Catanese, 31 nell’Ennese, 110 nel Messinese, 102 nel Palermitano, 16 nel Ragusano, 18 nel Siracusano, 44 nel Trapanese).

Cresce in maniera significativa l’impegno di spesa complessivo per i progetti proposti e scelti dai cittadini, quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente. Se nel 2022 la democrazia partecipata “valeva” in tutto più di 2 milioni e mezzo di euro, nel 2023 ha toccato quasi quota 4 milioni di euro (3 milioni 990 mila). Nel dettaglio i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” hanno trovato traccia di impegni di spesa per la realizzazione dei progetti per circa 320 mila euro nell’Agrigentino, 240 mila nel Nisseno, 700 mila nel Catanese, 180 mila nell’Ennese, 1 milione nel Messinese, 900 mila nel Palermitano, 150 mila nel Ragusano, 200 mila nel Siracusano, 300 mila nel Trapanese.

Nel quadro di un generale aumento degli importi assegnati in tutte le ex province siciliane, è evidente l’exploit della città metropolitana di Palermo. “Merito” soprattutto della stessa Palermo, che dopo aver restituito oltre due milioni di euro, circa 300 mila euro all’anno dal 2016 ad oggi, nel 2023 per la prima volta ha invertito la rotta, avviando il processo di democrazia partecipata e impegnando da sola 297 mila euro.

Al di là della suddivisione geografica, la cifra impegnata nel 2023 è di per sé fortemente significativa. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Assessorato Regionale delle Autonomie Locali, riferiti al 2021, i Comuni siciliani avevano a disposizione un fondo di 4 milioni e 490 mila euro da destinare alla democrazia partecipata. Se l’anno scorso ne hanno impegnati quasi 4 milioni, significa che sarebbero meno di 500 mila euro i soldi inutilizzati, circa 1 euro ogni 9.

Intendiamoci: sempre troppi. Ma dal 2016 ad oggi, dunque dal primo anno di applicazione della legge regionale sulla democrazia partecipata fino ad ora, non si era mai scesi sotto il milione di euro. Dati ufficiali alla mano, nel 2016 erano stati restituiti 1.655.436 euro (circa 1 euro ogni 4), nel 2017 2.053.088 euro (circa 1 euro ogni 2), nel 2018 1.583.456 (circa 1 euro ogni 2,5), nel 2019 1.381.438 (circa 1 euro ogni 3), nel 2020 1.183.709 (circa 1 euro ogni 4).

Va comunque precisato che si tratta per lo più di impegni di spesa e che nella maggioranza dei casi occorrerà aspettare i prossimi 12-24 mesi per vederli realizzati.

Anche i dati sull’adozione del regolamento di democrazia partecipata, primo passo, obbligatorio dal 2019, per avviare i processi di partecipazione, segnano un netto passo in avanti sull’adozione della legge. In questi primi giorni del 2024 risultano ancora senza regolamento 45 Comuni. Esattamente un anno fa erano 85. Tra i Comuni che si sono “svegliati”, approvando o modificando il Regolamento sulla partecipazione per renderlo a norma di legge spicca quello di Agrigento.

«Questi dati – concludono i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” – sono segnali incontrovertibili di come la legge siciliana sulla democrazia partecipata, caso unico su scala nazionale per numero di persone e di istituzioni coinvolte, stia finalmente cominciando a produrre risultati tangibili. Al netto delle valutazioni sulla qualità della spesa e dei processi partecipativi attivati, e a fronte di un necessario impegno per continuare a diffonderne l’applicazione, è assurdo che proprio adesso che si cominciano a raccogliere i primi risultati di una norma che ha il potenziale di ricostruire collaborazione e fiducia tra cittadine, cittadini e istituzioni, la Regione siciliana abbia scelto di depotenziarla, abolendo le sanzioni per i Comuni inadempienti. Affermare il principio che una pubblica amministrazione possa non rispettare una legge senza che ciò venga in alcun modo rilevato è un colpo durissimo. D’altronde però il meccanismo delle sanzioni non si è rivelato sufficiente. Per questo abbiamo promosso la raccolta firme “Scriviamola Insieme” (disponibile al link https://chng.it/SKS66dsqZ8): chiediamo alla Regione di co-progettare una nuova legge sulla democrazia partecipata che permetta ai Comuni di utilizzare in modo semplice, efficace e realmente partecipativo gli oltre 4 milioni di euro disponibili ogni anno per realizzare progetti presentati e scelti dalla cittadinanza. Ci impegniamo a consegnare entro il 31 gennaio al Presidente della Regione, all’Assessore alle Autonomie Locali e all’Assemblea Regionale Siciliana un report con i risultati dell’applicazione della legge fino ad oggi, oltre alle firme raccolte e una proposta di co-progettazione della nuova legge in cui vorremmo coinvolgere le decine di Comuni e le centinaia di associazioni locali, cittadine, cittadini ed esperti con cui abbiamo dialogato in questi anni con l’obiettivo di promuovere un buon uso dei fondi per la democrazia partecipata in Sicilia».

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