La casa green fa bene all’ambiente e anche al portafoglio. Nell’ultimo anno, complici le aspettative sul calo dei tassi di interesse e le offerte lanciate da alcune banche per cavalcare l’onda della direttiva Ue sull’efficientamento energetico degli immobili, il costo dei mutui per abitazioni di Classe A e B ha segnato una forte contrazione. Secondo […]
Disney, il colosso dell’intrattenimento, è sul punto di sperimentare a breve un sistema chiamato “Blockchain configuration for secure content delivery”, ideato per validare il processo di distribuzione dei propri film nelle sale, bloccando qualsiasi tipo di riproduzione non autorizzata.
Nel brevetto si legge che “la configurazione blockchain avrà un meccanismo di controllo automatizzato che terrà traccia della riproduzione, in modo di poter controllare che il contenuto sia riprodotto nella destinazione corretta e il corretto numero di volte. Così facendo verrà impedita la pirateria da parte del destinatario scongiurando anche un numero di riproduzioni maggiore rispetto a quelle previste”. Anche in caso di trafugamento del materiale, quindi, il sistema blockchain ne fermerebbe la riproduzione, rendendolo di fatto inutilizzabile. Al momento il software è allo studio per l’implementazione nelle sale, ma è logico pensare a un’applicazione anche per lo streaming.
Vevue, invece, è un servizio streaming basato su blockchain, che oltre a remunerare direttamente i content creator permette di tracciare ogni interazione con i contenuti, compresi i tentativi di copiarli – persino con sistemi di screen recording – e di risalire al device su cui è stato riprodotto il contenuto al momento della copia illegale. La blockchain è utilizzabile anche nel processo di digital watermarking, non solo per video e foto ma anche per articoli, libri e pubblicazioni scientifiche, operando con una marcatura invisibile ma tracciabile per impedire contraffazioni e diffusioni non autorizzate.
In Cina è stata lanciata da pochi giorni una piattaforma blockchain per la protezione del diritto d’autore dei musicisti nazionali. La Yangtze River Delta Music Copyright Service Platform potrà certificare la proprietà intellettuale di musiche e testi, andando a sanare un vuoto normativo particolarmente avvertito dai musicisti cinesi. Non è tanto uno strumento anti pirateria, quanto una piattaforma che, dopo la registrazione su blockchain del copyright delle versioni originali, può scovare cover non autorizzate e copie. Un potenziale che dal digitale passa anche nel mondo fisico. Il consorzio Aura, che da poche settimane ha riunito sotto un unico tetto i rivali storici del Luxury LVMH, Prada e Cartier, ha lo scopo di combattere i falsi di lusso ancora una volta con la blockchain.
Grazie a questo sistema sarà possibile registrare le informazioni in modo sicuro e non riproducibile e generare un certificato unico per ogni proprietario, rendendo trasparente l’intero ciclo di vita del prodotto, a partire dalle materie prime. Un certificato digitale inscindibile dall’oggetto, che vede così provato e documentato il suo valore nello spazio e nel tempo, anche nei passaggi di proprietà e nella rivendita dell’usato.