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Housing sociale in Sicilia: pubblicate le linee guida, ecco cosa prevedono

Un piano di interventi di social housing da 60 milioni di euro su tutto il territorio siciliano. Lo scorso novembre l’annuncio era stato dato dalla Cassa Depositi e Prestiti. La Regione siciliana, nella Gazzetta ufficiale, ha finalmente pubblicato il decreto con le linee guida per la realizzazione degli interventi e e l’avviso pubblico per la presentazione delle manifestazioni di interesse.

Il piano – attuato dalla Regione siciliana e dal Fondo Esperia, il cui principale investitore è il Fia – Fondo Investimenti per l’Abitare gestito da CDP Investimenti Sgrsi pone l’obiettivo di recuperare immobili esistenti o di utilizzare aree oggetto di precedenti interventi di edilizia. A beneficiare dell’investimento pubblico/privato saranno famiglie monoreddito, giovani coppie, universitari, anziani in condizioni di disagio, lavoratori atipici e altre categorie sociali con disagio abitativo.

Vediamo adesso quali sono le linee guida principali stilate dalla Regione:

Per quanto riguarda i soggetti proponenti, oltre alle istituzioni pubbliche, posso partecipare le cooperative edilizie di abitazione e loro consorzi, imprese di costruzione e loro consorzi, associazioni imprenditoriali, fondazioni, enti anche religiosi, Istituti di pubblica beneficenza e assistenza (IPAB), imprese sociali e cooperative che hanno fra i loro scopi la realizzazione di interventi di edilizia sociale, operatori finanziari come le società di gestione dl risparmio e fondi immobiliari da esso gestiti, istituti finanziari, società di sviluppo immobiliare e soggetti privati, singoli o associati.

Sono previsti degli elementi essenziali e le proposte saranno valutate secondo determinati criteri. Il Fondo darà priorità agli interventi che soddisfano quattro criteri: l’apporto di risorse private e/o pubbliche aggiuntive rispetto al Fondo sia nella fase di investimento sia nella fase di gestione e organizzazione delle attività; l’integrazione con le politiche pubbliche locali di sostegno, verificando che l’intervento sia razionale (deve esserci una reale ricaduta sociale dell’iniziativa sul territorio); il “consumo di suolo” ridotto al minimo (l’obiettivo è favorire la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente o recuperare le aree urbane dismesse) e infine l’alta qualità edilizia e ambientale, con particolare riferimento all’adozione di soluzioni per il contenimento dei consumi energetici degli edifici.

Per quanto riguarda invece le aree dove saranno sorgeranno gli interventi di housing sociale la Regione stabilisce il criterio per cui un territorio deve presentare una popolazione superiore ai 500.000 abitanti e che rientrino tra quelli ad alto tensione abitativa. Palermo, Catania, Messina come città metropolitane; Siracusa, Marsala, Gela, Ragusa, Trapani, Vittoria, Caltanissetta, Agrigento, Bagheria, Modica, Acireale, Mazara del Vallo ed Enna gli altri Comuni individuati.

Fra le linee guida troviamo anche delle attribuzioni di premialità e delle agevolazioni che costituiscono elemento di preferenza nella scelta del progetto, fra cui la possibilità di presentare interventi che prevedano prestazioni energetiche superiori agli standard minimo.

Soddisfazione è stata espressa dal SUNIA (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari) di Catania. La segretaria Giusi Milazzo spiega come “dopo un lunghissimo iter anche la Sicilia ha messo a punto gli strumenti regolamentari e finanziari per la realizzazione di quegli interventi che potrebbero rispondere ad una domanda abitativa pressante e specifica. Si tratta di quei soggetti – prosegue Giusi Milazzo – che rientrano nella cosiddetta fascia grigia, ossia con un reddito superiore a 13.000 euro che da un lato non garantisce loro il diritto di accedere all’edilizia abitativa popolare, ma che dall’altro non riescono ad accedere al mercato privato perché non sono in grado di sostenere i canoni richiesti”.

Il SUNIA parla di opportunità che non va sprecata. “Sono in ballo ingenti finanziamenti pubblici – aggiunge la Milazzo – una parte dei quali (30 milioni di euro) scaturenti dai residui dei fondi ex Gescal, costituiti negli anni scorsi con i prelievi operati nelle buste paga dei lavoratori e destinati a suo tempo all’edilizia abitativa pubblica. 

“È però necessario – conclude la segretaria  – che Area Metropolitana e Comune debbano essere in grado di coordinare le proposte e gli interventi sul territorio, accertare quali segmenti di popolazione necessitino sul territorio di questa specifica offerta abitativa, ma anche individuare gli immobili pubblici non utilizzati da usare per l’ housing sociale anche con l’obiettivo della riqualificazione urbana”.

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