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Imprese siciliane malate di scarsa managerializzazione

E la scarsa managerializzazione è uno dei principali problemi delle imprese siciliane. Infatti, i dirigenti privati nella regione sono troppo pochi. Erano solo 1.553 nel 2016 (ultimo dato ufficiale Inps), pari a 0,3 dirigenti ogni 100 dipendenti (mentre 1 è la media nazionale e 1,7 il rapporto in Lombardia), con solo Palermo (0,4%) poco sopra alla media regionale. E la Sicilia ha perso il 3,3% dei dirigenti privati dal 2008 al 2016 (Palermo -11%) a fronte di un calo del 4,9% a livello nazionale. Nell’ultimo i dirigenti in regione sono però in forte ripresa +6,3%, +7,8% Palermo e quasi tute le altre province in positivo, Messina addirittura +31,5%. A farla da padrone sono state le manager donne aumentate tra il 2008 e il 2016 del 62% in regione, del 47,8% a Palermo e del 40% anche nelle altre province, a fronte di un +29,4% a livello nazionale.

E’ emerso stamattina a Palermo nel corso  del convegno Sviluppo del Business internazionale tramite networking e tecnologie, blockchain, smart contract e managerialità organizzato da Manageritalia Sicilia, Camera di Commercio di Palermo e Enna e e-Platform è stato molto partecipato e ha dato luogo ad un rafforzamento della comunità d’intenti.


Regione, Camera di Commercio, Unioncamere, Confcommercio, Confindustria e Manageritalia hanno detto con forza che bisogna collaborare in ogni modo e guardare all’estero con una gestione manageriale a fare da filo conduttore della crescita. E le nuove tecnologie sono una necessità e un’opportunità indispensabile.

“Dobbiamo – ha detto Luca Mencarelli, presidente di Manageritalia Sicilia, aprendo i lavori – fare squadra noi istituzioni e organizzazione per supportare e portare a farlo a loro volta le imprese del territorio. Non si più stare sul mercato senza innovare, guardare in vari modi all’estero, e darsi una gestione manageriale. E per le Pmi fare rete e/o collaborare tra loro in vari modi, anche condividendo un manager. Il contratto dirigenti del terziario permette di passare un quadro a dirigente a parità di costo, ma così facendo offre un welfare più ricco con anche una validissima formazione e permette all’azienda di trattenere o inserire validi manager. Le aziende familiari che hanno manager esterni hanno, come testimoniano tutte le indagini e le esperienze, performance più elevate in ogni ambito. È tempo, anche per la crescita del territorio, che questo innesto manageriale diventi prassi”.

Come detto, nella sala Terrasi della sede della Camera di Commercio c’erano tutti o quasi, Regione, Camera di Commercio, Unioncamere, Confcommercio, Confindustria e Manageritalia, a condividere la necessità di collaborare per dare maggiori opportunità alle imprese e al territorio. Tra i tanti intervenuti nel pomeriggio anche Irene Pivetti, ex presidente della Camera e oggi presidente di Only Italia che opera nello sviluppo del business a livello internazionale, soprattutto in Cina.

“L’e-commerce – ha detto Giovanni Scacciaferro, presidente di e-Platform – oggi vale a livello mondiale 7 trilioni di dollari e ne varrà 12 nel 2020. Non è solo l’e-commerce classico che si rivolge al consumatore, ma c’è anche quello da azienda a azienda che sta crescendo moltissimo e può permettere anche alle nostre Pmi di guardare al mercato globale per internazionalizzarsi”.

Tanti gli interventi più tecnici e le testimonianze di esperienze con l’estero che funzionano e possono aprire canali di sviluppo.

Passando ai dati, la Sicilia denota ampi margini di miglioramento. Le imprese con attività innovative, considerando quelle con almeno 10 addetti, sono in Sicilia solo il 33,5% del totale (44,6% la media nazionale e 47,1% la Lombardia). Superiore alla media nazionale la percentuale di imprese con accordi di cooperazione per l’innovazione su quelle che hanno innovato che sono il 23,2% in regione, il 19,8% a livello nazionale e il 19,1% in Lombardia.

Innovazione, internazionalizzazione, digitalizzazione e profitti sono oggi sempre più correlate alla presenza in azienda di manager esterni alla famiglia dell’imprenditore. Questo dice anche l’indagine Mediobanca Unioncamere 2017 sulle medie imprese italiane: “A una concentrazione superiore al 75% dei membri della famiglia ai vertici aziendali, corrisponde un ROI minore rispetto a board “misti” tra famiglia e manager esterni”.


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