L’Unione Europea, con il Regolamento (UE) 2023/1115, è stata chiara: nessun prodotto legato alla deforestazione potrà più essere commercializzato nel mercato europeo. L’obiettivo è ambizioso: proteggere le foreste, combattere il cambiamento climatico e fermare un processo che, dal 1990, ha cancellato 420 milioni di ettari di boschi nel mondo. Una perdita che non è solo […]
Un’indagine dei carabinieri del Ros, coordinata dalla procura di Francesco Lo Voi, sta cercando il tesoro di Totò Riina, il capo di Cosa nostra morto nei giorni scorsi. La notizia è stata data dal quotidiano La Repubblica (pezzo a firma di Salvo Palazzolo). Si tratta, scrive Repubblica, di “un’inchiesta delicatissima sulle relazioni fra Cosa nostra e una rete di insospettabili professionisti. Le relazioni, il vero patrimonio della mafia siciliana. Perché solo buone relazioni possono far scomparire dalla contabilità della Curia di Monreale il milione e 100 mila euro di contributi inviato dall’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, all’azienda “Santuario Maria santissima del Rosario di Tagliavia”. Per anni, i terreni della Curia sono stati feudo personale di Totò Riina: 155 ettari di potere e di rispetto, tra la Ficuzza e Corleone, annaffiati con cospicui fondi europei. Unico dipendente, il figlio dell’autista di casa Riina. Adesso, l’azienda della Curia è sotto amministrazione giudiziaria e come primo atto il dipendente è stato licenziato”.
I carabinieri del Ros e della Compagnia di Corleone – racconta sempre Palazzolo su Repubblica – stanno esaminando tutte le ultime intercettazioni del Capo dei capi in carcere e in ospedale. Soprattutto, le registrazioni dei colloqui con la moglie e i figli. A caccia di qualche ultima disposizione. Magari per quei beni che rischiano di andare persi. È il capitolo più singolare di questa storia. Negli ultimi tempi, Riina era preoccupato per «quelli che hanno i beni miei e se li tengono, se li godono». Il segno dei tempi, in una stagione in cui Cosa nostra non è più forte come prima. E può accadere che persino il Capo dei capi venga truffato o che perda i contatti con i vecchi prestanome. C’era, ad esempio, una farmacia che il padrino voleva recuperare a tutti i costi. «Era intestata a uno, a sua volta questo l’ha intestata a sua madre… io sto rimanendo un poco male… perché gli ho messo i soldi. Ci ho infilato qualche duecentocinquanta milioni».