Si è svolto ieri a Catania, presso l’NH Hotel Parco degli Aragonesi, il primo appuntamento del programma “La sfida della sostenibilità – Stakeholders a confronto”, organizzato da Manageritalia Sicilia. Con oltre 120 partecipanti tra rappresentanti istituzionali, imprenditori e giovani universitari, l’evento dal titolo “Verso un futuro sostenibile” ha inaugurato un ciclo di incontri in cinque […]
Dai negozi di dolci ai ristoranti fino al web per finire nei piatti di mezzo mondo, è allarme “mafia style” per l’agroalimentare italiano con milioni di euro di giro d’affari generati dall’uso di nomi legati alla criminalità. E’ quanto afferma la Coldiretti in relazione alla scoperta da parte di un gruppo di studenti palermitani a Taormina di una pasticceria che offre ai consumatori i “mafiosi al pistacchio” e i “cosa nostra alle mandorle”, dolci recensiti anche su TripAdvisor dove c’è una sezione dedicata ai “fan dei mafiosi”.
Ma questo – sottolinea la Coldiretti – è solo l’ultimo esempio di marketing legati alla mafia in tutto il mondo e sul web. “Lo sfruttamento di nomi che richiamano la mafia è un business che provoca un pesante danno di immagine al Made in italy sfruttando – afferma Ettore Prandini Presidente della Coldiretti – gli stereotipi legati alle organizzazioni mafiose, banalizzando fin quasi a normalizzarlo, un fenomeno che ha portato dolore e lutti”.
In tutto il mondo – sottolinea la Coldiretti – si trovano locali intitolati a “Cosa Nostra” dal Messico a Sharm El Sheik, dal Minnesota alla Macedonia, mentre a Phuket in Thailandia c’è addirittura un servizio take-away. Nei diversi continenti ci sono anche i locali “Ai Mafiosi”, “Bella Mafia” e “Mafia Pizza”. Oltre al caso eclatante della catena di ristoranti spagnoli “La Mafia” (“La Mafia se sienta a la mesa”) che fa mangiare i clienti sotto i murales dei gangsters più sanguinari da Vito Cascio Ferro a Lucky Luciano, fino ad Al Capone
E se dai bar e ristoranti si passa ai prodotti – evidenzia la Coldiretti – la musica, anzi i nomi, non cambiano. In Norvegia, ad esempio, paese dell’Europa del Nord considerato tradizionalmente tra i più civili al mondo, sul sito della Tv pubblica il celebre cannolo siciliano è stato presentato come “Mafiakaker eller cannoli”, ossia “Il dolce della mafia, i cannoli”. In Bulgaria si beve il caffè “Mafiozzo” – denuncia Coldiretti – stile italiano, invece gli snack “Chilli Mafia” si possono comprare in Gran Bretagna, mentre in Germania si trovano le spezie “Palermo Mafia shooting”, a Bruxelles c’è la salsa “SauceMaffia” per condire le patatine e la “SauceMaffioso”, mentre in America, nel Missouri, si vende la salsa “Wicked Cosa Nostra”. In terra tedesca – continua Coldiretti – si beve anche il “Fernet Mafiosi”, con tanto di disegno di un padrino, mentre sul collarino della bottiglia è addirittura raffigurata una pistola, sotto la scritta “Stop!”.
Ma c’è anche il vino Syrah “Il Padrino” prodotto nella Santa Maria Valley California da Paul Late “For those who dare to feel” (per quelli che osano sentirsi). Su internet – continua la Coldiretti – è poi possibile acquistare il libro di ricette “The mafia cookbook”, comprare caramelle sul portale www.candymafia.com o ricevere i consigli di mamamafiosa (www.mamamafiosa.com) con sottofondo musicale a tema e storia dell’autrice del blog che racconta di come non sapesse di essere la moglie di un mafioso e di aver gestito con lui per anni un ristorante prima che il consorte venisse ucciso da un killer.