Il Mezzogiorno si candida a diventare snodo strategico tra Europa e Africa. A Maida, in provincia di Catanzaro, si è aperto il Global South Innovation 2025, forum internazionale che riunisce oltre cinquanta esperti, istituzioni e imprese per definire un nuovo modello di sviluppo per il Sud. L’obiettivo è ambizioso: trasformare il Mediterraneo in una piattaforma […]
In Sicilia oltre 15 mila allevamenti rischiano il tracollo. Nell’Isola da quasi due mesi nessuno li controlla e rilascia le certificazioni previste: la conseguenza è che non solo le aziende stanno assistendo al deprezzamento dei proprio animali, ma temono ora di perdere anche i contributi europei. Lo racconta il Giornale di Sicilia con un servizio firmato da Riccardo Vescovo.
Dei controlli si occupava un’associazione regionale, l’Aras, che a inizio marzo è fallita dopo una lunga crisi. L’ente che dovrebbe sostituirla, l’Aia che opera a livello nazionale, non è ancora entrata in azione e continua a trattare con la Regione su risorse da trasferire e personale licenziato dall’Aras da assorbire. Le verifiche sospese non sono quelle prettamente sanitarie ma sono i cosiddetti controlli funzionali, quelli, per intenderci, che consentono di certificare la qualità e la purezza dei capi, la quantità della produzione, il fatto che siano razze in estinzione o pregiate e soprattutto che siano autoctone.
L’assenza di controlli per il settore rappresenta un danno enorme: senza le certificazioni gli allevamenti non possono ottenere contributi dall’Unione europea, e se vendono un animale subiscono un deprezzamento. Lo stesso prodotto perde valore nella vendita al dettaglio.