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Olio di oliva, Ismea: meno 30% produzione 2020/21, in Sicilia calo del 15%

Calo della produzione di olio d’oliva. I primi dati sulla raccolta di olive indicano un peggioramento del quadro produttivo delineato in via preliminare a settembre.

Secondo l’aggiornamento previsionale elaborato dall’Ismea e Unaprol, la produzione della campagna 2020 – 21 dovrebbe attestarsi a 255 mila tonnellate, con una riduzione del 30% sullo scorso anno.
A condizionare la raccolta è soprattutto l’alternanza tra anno di carica e anno di scarica al Sud, dove Puglia, Calabria e Sicilia fanno registrare contrazioni rispettivamente del 43%, 38% e 15%.

Al Centro Nord si confermano, invece, le previsioni piuttosto rosee di inizio autunno con incrementi del 31% in Toscana, 8% nel Lazio, 70% in Umbria e del 100% in Liguria, dopo gli scarsi livelli dello scorso anno.

In generale, comunque, ci si attende in tutta la Penisola un olio di elevata qualità grazie all’ottima fioritura, a condizioni meteo non avverse e ai limitati attacchi della mosca olearia.
Le nuove misure adottate dal Governo per l’emergenza coronavirus che interessano la ristorazione, impatteranno su un settore già provato duramente dal lockdown totale della primavera scorsa e solo in parziale ripresa negli ultimi mesi.

In Sicilia la Cia Sicilia Occidentale pone un altro problema: i divieti del nuovo Dpcm bloccano la commercializzazione.
Appello al governo nazionale e regionale dai produttori di olio , che con i divieti sugli spostamenti imposti dal nuovo Dpcm stanno incontrando non poche difficoltà nella fase calda della commercializzazione della nuova annata, in pieno svolgimento in queste settimane. In Sicilia, zona arancione, sono vietati gli spostamenti da un comune all’altro, cosa che impedisce di fatto ad un consumatore che abita, ad esempio, a Palermo o Trapani città, di spostarsi in provincia per l’acquisto diretto al frantoio, pratica molto diffusa nell’isola dove si preferisce rivolgersi direttamente ai produttori locali piuttosto che agli scaffali dei supermercati. Divieti che stanno colpendo soprattutto i produttori della provincia palermitana, vista la chiusura (di fatto) del grande mercato del capoluogo.

“Una tradizione, quella dell’acquisto direttamente al frantoio dopo avere assistito alla molitura, che bisogna mantenere in tutti i modi possibili. E non solo per preservare il rapporto diretto tra produttore e consumatore, ma soprattutto perché diversamente si metterebbe in seria crisi il settore olivicolo. I nostri produttori in questi primi giorni di questo ‘lockdown soft’ si sono mostrati disponibili a recapitare l’olio a domicilio, ma in molti casi il potenziale cliente ha rifiutato questa opzione, perché preferisce prenderlo direttamente nei frantoi che sono sparsi nelle province”, dichiara Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale (Palermo/Trapani).

Per quanto riguarda i prezzi, nelle ultime giornate si è registrato rispetto a 15 giorni fa qualche lieve calo sia nella provincia palermitana che in quella trapanese. A campagna di raccolta entrata nel vivo, il calo si registra nei frantoi di Partinico, dove il prezzo è passato dai 7 euro delle previsioni ai 6 euro attualmente pagati alla bocca del separatore. All’ingrosso, invece, il costo di un chilo di olio si aggira tra i 5 e i 5,50 euro. Nella zona delle Madonie, il prezzo resta maggiore per la scarsa raccolta di quest’anno: il prezzo è di 7,50/8 euro litro e di 5,20 euro all’ingrosso.
A Castelvetrano, dove l’annata non è andata male, il costo è di 6 euro/litro alla bocca del separatore e di 5,20 all’ingrosso. Nella zona di Alcamo e in tutta la fascia nord della provincia trapanese, infine, resta confermato il prezzo di 7 euro litro, che in alcuni casi arriva anche a 8, mentre all’ingrosso i prezzi sono di 5,10 euro/chilo per il convenzionale e di 5,60 euro/chilo per il biologico.

“Resta comunque un prezzo troppo basso che non ripaga appieno gli sforzi economici dei nostri olivicoltori. Il nostro mercato risente purtroppo dei prezzi che la gente trova al supermercato, prezzi inverosimili per un prodotto che sia extravergine di oliva. I nostri produttori riescono a tirare fuori un prodotto di eccellente qualità, che non ha pari in Italia con altre zone dove l’olio si vende oltre i 10 euro”, aggiunge Cossentino.

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