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Quando e perché scegliere la prestazione occasionale

Il contratto di prestazione occasionale (detta anche prestazione non abituale), solitamente, è la soluzione scelta da coloro che lavorano come dipendenti e, per arrotondare o per mettere da parte qualche soldo in più, decidono di dedicarsi anche ad un’altra attività. Oppure, è l’opzione privilegiata dai lavoratori autonomi alle prime armi. 

La prestazione occasionale, per sua natura, è un tipo di attività lavorativa saltuaria e di piccola entità e, proprio per questo motivo, i compensi che si possono trarre non devono superare una certa cifra annuale (€5.000 lordi). Nel caso in cui vengano superati i limiti di tempo o denaro previsti dalla legge senza dichiararli, ci sono delle notevoli sanzioni da pagare. Inoltre, a quel punto il tipo di contratto deve essere necessariamente modificato in lavoro a tempo pieno e indeterminato. Uno dei maggiori vantaggi di questo tipo di contratto, invece, risiede nel fatto che si ha diritto comunque ai contributi previdenziali e all’assicurazione su infortuni e malattia professionale.

Come funziona il contratto di prestazione occasionale

Il contratto di prestazione occasionale, come già detto, può essere sfruttato da un lavoratore autonomo che non ha una partita IVA aperta, come è possibile leggere più nel dettaglio qui. Questo tipo di contratto può essere attivato direttamente sul web, all’interno del sito dell’Inps, dall’utilizzatore stesso o da qualcuno che sia abilitato, come per esempio un consulente del lavoro.

Una volta fatto questo passaggio, l’utilizzatore deve fare una comunicazione all’Inps un’ora prima dell’inizio della prestazione per dichiarare alcuni dati essenziali:

  1. tutti i dati del prestatore;
  2. il luogo di lavoro;
  3. il tipo di prestazione;
  4. data e ora di inizio e data e ora di fine;
  5. compenso;

Ma quali sono i limiti di compenso della prestazione occasionale? Per evitare che i datori di lavori abusino di questo tipo di contratto, come accennato nei precedenti paragrafi, vi sono delle rigide limitazioni sia per quanto riguarda la durata del contratto, che per quanto concerne il compenso massimo nel periodo di un anno civile (1°Gennaio-31 Dicembre)

Sia che si tratti di un solo contratto di prestazione occasionale, che di più contratti diversi per datori di lavoro differenti, è possibile arrivare a €5.000 euro netti l’anno complessivamente. Se invece le prestazioni sono più di una, ma verso lo stesso soggetto, il massimo è di €2.500 euro netti l’anno. Al contrario, ci sono alcune categorie che possono raggiungere una quota più alta (€6.666 netti): i pensionati, i disoccupati (la prestazione non modifica la condizione di disoccupazione), coloro che ricevono prestazioni di soggetto al reddito e studenti che hanno al massimo 25 anni.

Quando scegliere la prestazione occasionale al posto della partita IVA

Il contratto di prestazione occasionale ovviamente non è una tipologia di contratto definitivo, almeno non se rappresenta l’unica entrata economica. Questo perché, appunto, i compensi sono limitati a €5.000 annui e i tempi a un massimo di 30 giorni. Tuttavia, questo sistema è spesso utilizzato all’inizio dai liberi professionisti per evitare in un primo periodo di dover versare le tasse e i contributi previdenziali. Tra l’altro, se nel corso dell’anno civile non si raggiungono complessivamente i €4.800, si viene esonerati dalla dichiarazione dei redditi. Al contrario, se viene superata la cifra massima è necessario iscriversi alla Gestione Separata INPS e versare i contributi.

Quindi, sicuramente la prestazione occasionale può essere un primo step che precede l’apertura della partita IVA, così come un modo per arrotondare con alcuni lavori saltuari. È l’ideale per iniziare a fare le prime collaborazioni e mettersi alla prova, senza avere vincoli, ma allo stesso tempo in modo legale. Infatti, il vantaggio della prestazione occasionale è che la regolarizzazione dei compensi è sempre assicurata perché con questo contratto viene fornita una ricevuta con i dati di entrambe le parti, il prestatore e il committente, e le condizioni, ovvero il compenso e la trattenuta IRPEF o IRES. Quest’ultima, detta ritenuta d’acconto, è pari al 20% e viene applicata a quello che il fornitore della prestazione riceve in denaro.

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