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Con l’estate alle porte e un patrimonio culturale pronto a esprimere il meglio di sé, la Sicilia si trova ancora una volta paralizzata. Il motivo? Una norma mai attuata, un immobilismo istituzionale che da quattro anni tiene ferma l’attuazione della legge regionale sugli spettacoli. Il risultato è un danno sistemico per decine di comuni e centinaia di operatori culturali e turistici che, a differenza del resto d’Italia, sono costretti a combattere con una macchina burocratica obsoleta e inefficiente.
Il grido d’allarme arriva dagli assessori alla Cultura, Turismo e Spettacolo di oltre 60 comuni siciliani, riuniti nella rete Reacts, che hanno indirizzato una richiesta urgente di intervento ai massimi livelli istituzionali: dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ai ministri competenti, fino al Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani.
Una legge mai resa operativa
Il cuore della questione è chiaro: mentre dal 1977 (D.P.R. 616/1977) in tutte le altre regioni italiane le competenze per il rilascio delle licenze di pubblico spettacolo sono passate ai comuni, in Sicilia queste restano ancora saldamente in mano alla Questura. Tutto questo perché le norme di attuazione previste dallo Statuto Speciale – in particolare dall’articolo 22 della L.R. 1/1979 – non sono mai state adottate.
Una situazione assurda che pone la Sicilia in una condizione di isolamento normativo, penalizzando gravemente il comparto culturale e turistico. A nulla sono valse le numerose sollecitazioni e l’iter completato a livello regionale: delibere, risoluzioni e pareri sono stati già approvati, fino all’ultima tappa della Commissione Paritetica il 24 ottobre 2024. Tuttavia, manca ancora l’atto finale: il decreto legislativo attuativo del Governo nazionale.
Il paradosso dello Statuto Speciale
Quello che dovrebbe essere uno strumento di autonomia, lo Statuto Speciale della Sicilia, si trasforma oggi in un vincolo paralizzante. Una vera beffa istituzionale. “Le altre regioni godono da anni di una norma che snellisce radicalmente la gestione degli eventi. In Sicilia, invece, ogni spettacolo diventa un percorso a ostacoli, tra pareri, autorizzazioni e documenti infiniti”, denuncia Reacts.
La stessa SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), prevista a livello nazionale dal 2020 e divenuta strutturale dal 1° gennaio 2025, non è applicabile in Sicilia. Questo significa che comuni, operatori culturali e perfino le questure restano imbrigliati in un sistema antiquato e farraginoso, che ostacola piuttosto che agevolare.
Un’intera rete istituzionale unita nel dissenso
L’appello degli assessori siciliani è corale e senza precedenti. Decine di firmatari – da Castelbuono a Mazara del Vallo, da Modica a Cefalù – chiedono una risposta immediata e concreta: non bastano più promesse o silenzi istituzionali. Serve l’impegno reale per varare il decreto attuativo che restituisca ai comuni siciliani la possibilità di organizzare eventi in tempi e modalità dignitose.
Il gruppo Reacts sottolinea anche la frustrazione crescente: “Parliamo con la Questura ogni giorno, ed è chiaro che anche loro attendono questa riforma. Nessuno capisce perché la Sicilia sia l’unica regione ancora esclusa da una legge che altrove è realtà da anni”.
Le conseguenze: un’estate a rischio e un settore allo stremo
Il mancato sblocco della legge rischia di compromettere l’intera stagione estiva, con danni incalcolabili per l’economia locale. Il turismo culturale, che dovrebbe essere uno dei motori principali di sviluppo per l’Isola, viene invece soffocato da una burocrazia che ostacola invece di favorire.
Gli assessori concludono l’appello con determinazione: “Non ci arrenderemo. Continueremo a lottare per ottenere regole chiare, snelle, moderne. Ma abbiamo bisogno che le istituzioni escano dal silenzio e si assumano la responsabilità di sbloccare una volta per tutte questa assurda impasse”.