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Sicilia, la Cisl a Musumeci: “Servono due patti per un piano straordinario”

Il nodo della conciliazione tra vita privata e lavoro, che investe specialmente le chance delle donne nella società. La rete dei servizi sociali per famiglie, bambini, anziani, immigrati. Poi la questione occupazione, giovanile specialmente: «più del 50% di chi se ne va dalla Sicilia ha meno di 34 anni». E i temi delle infrastrutture, della semplificazione burocratica e amministrativa, della spesa dei fondi Ue. Dell’economia circolare e della legalità e del contrasto al lavoro nero. Otto punti su cui, anche in vista della prossima sessione di bilancio all’Ars, «siamo pronti a discutere con il governo Musumeci, a chiedere tempi, risorse, impegni. E ad assumerci le nostre responsabilità». Così Sebastiano Cappuccio, segretario della Cisl Sicilia, che stamani ha aperto a Palermo il meeting del sindacato sul tema del lavoro produttivo per “Rilanciare la Sicilia e il sud”.

Cappuccio ha avanzato al governo della Regione la proposta di «un duplice patto, intergenerazionale e di condivisione istituzionale»: «pensiamo – ha detto – a un accordo che porti con sé un piano straordinario di politiche e interventi con una tabella di marcia concordata nelle grandi linee, tra Regione e parti sociali».
L’economia siciliana, per la Cisl, ha bisogno di un colpo d’ala: nell’Isola in cui quasi una famiglia su quattro è in povertà relativa e nella quale l’indice di competitività del territorio non arriva a 20 punti contro la media Ue che supera i 60, «meno di un maschio adulto su due è occupato, solo tre donne sue dieci hanno un lavoro regolare. E quanto ai giovani, più del 50% è senza lavoro e quattro su dieci non studiano né lavorano»: «una tragedia», le parole del sindacato, che spiega perché tanti ragazzi vanno via, un terzo di loro con la laurea in tasca.

Da qui la proposta al Governo Musumeci del duplice patto, perché «welfare sociale ed economia produttiva e circolare devono andare di pari passo». Così, vanno messi in conto servizi di cura a favore di infanzia e malati non autosufficienti, accordi territoriali di genere tra istituzioni, sindacati e imprese. E quanto al fronte dello sviluppo, «vanno ad una voce», sottolinea la Cisl, richiamati a più lungimiranti politiche di investimento, Ferrovie, Anas e Cassa depositi e prestiti. Ancora, serve una riforma che semplifichi i passaggi burocratici e disboschi la giungla amministrativa. Va accelerata la spesa dei fondi Ue anche mediante strategie di affiancamento degli uffici tecnici. E vanno esercitate «non episodiche pressioni sul Governo nazionale» per l’attuazione della norma che impone che il 34% della spesa pubblica ordinaria dello Stato sia destinato ad investimenti al sud. Inoltre, va incentivata la formazione delle nuove figure professionali richieste dal mercato. «Perché – ha sottolineato Cappuccio – non succeda più che le aziende non trovino nel territorio regionale le professionalità che cercano. E per altro verso, i giovani qualificati siano obbligati ad offrire altrove le loro competenze».

Analisi e proposte Cisl sono state illustrate durante una giornata che ha visto anche l’ingresso nella segreteria regionale di Paolo Sanzaro, fin qui segretario della Cisl di Ragusa-Siracusa. Sanzaro, 55 anni, viene dal mondo della scuola. Docente di diritto ed economia, da oltre un ventennio svolge attività sindacale nel mondo Cisl. Ha ottenuto 110 sì su 118 votanti. Otto le schede bianche.
A chiudere la giornata la tavola rotonda a cui hanno preso parte il governatore Nello Musumeci; il segretario generale dell’Anci Sicilia Mario Alvano. In videoconferenza da New York Gero La Rocca, numero uno dei Giovani Imprenditori di Sicilia. E Pietro Busetta, economista e presidente dell’Istituto di esperti di studi del territorio (Isesst). Ha moderato il confronto Antonello Piraneo, direttore del quotidiano di Catania La Sicilia. Conclusioni affidate a Gigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl confederale nazionale.

L’aggiunto Sbarra tirando le fila ha polemizzato col Governo e col Parlamento nazionali che anziché concentrarsi sulle sfide per la crescita del Paese «si impegnano in proposte di legge sul terreno sindacale, dal salario all’orario di lavoro ai temi della bilateralità». Ha quindi rilanciato la proposta della Cisl Sicilia di un duplice patto per lo sviluppo. «Perché la crescita della Sicilia e del Sud serve al Paese. E investire nel Sud e in Sicilia significa aiutare concretamente il Paese, non solo il Mezzogiorno». Oltretutto, ha sottolineato Sbarra, investire nella crescita, con un piano straordinario di investimenti pubblici e privati, significa anche bloccare l’emorragia di giovani costretti ad andar via: «sono 300 mila quelli che ogni anno lasciano le loro case nel Mezzogiorno e vanno a cercarsi un futuro altrove».

Musumeci. Per il governatore la regola del 34% degli investimenti dello Stato a Sud, resta sulla carta. E quanto ai giovani, il punto è «non farli partire con un biglietto di sola andata». «E lo dico io, che sono padre di un ragazzo che è andato fuori dalla Sicilia». «Qui – ha detto – la crisi non è solo congiunturale. Viene da lontano, è strutturale. E servono misure e procedure straordinarie. Purtroppo «la Regione ha 5,5 miliardi di debiti. E temiamo che dalle pieghe dei bilanci degli ultimi 30 anni, ne saltino fuori altri». C’è bisogno, ha sostenuto Musumeci, di buone infrastrutture. Ma qui si sono decapitate le province, che si occupavano di 17 mila chilometri di strade, e non è stato creato nulla. Per questo «abbiamo bisogno che l’Europa, per cinque anni, ci autorizzi procedure straordinarie con il controllo di Roma».

La Rocca ha rilevato «la sintonia tra le proposte Cisl e quelle che nei giorni scorsi i Giovani Imprenditori siciliani hanno presentato a Catania». È tempo, ha detto, che la classe dirigente inverta la rotta. «Noi abbiamo attivato l’interlocuzione con tutti, associazioni e istituzioni. Siamo fiduciosi. Ma siamo anche consapevoli che serve più condivisione».

«In Sicilia – ha osservato Busetta – non abbiamo una classe dirigente. Abbiamo avuto una classe dominante che ha barattato mancette con interessi privati». Riguardo al patto generazionale, «stiamo spendendo – ha sottolineato – 20 miliardi in tre anni per 200 mila persone, garantite, interessate solo ad andare un po’ prima in pensione. È una follia. Ed è un errore enorme a danno proprio dei giovani».

«Dietro al tema del patto generazionale – le parole di Alvano – c’è un dramma sociale che non è solo legato alla povertà. E il tema di una diversa emigrazione». Perché nei primi anni del Novecento partiva il padre di famiglia e dopo, eventualmente, i suoi lo raggiungevano. Adesso partono i giovani, spesso qualificati, e non sempre tornano. Anzi, quasi sempre non tornano più. È questo è un’ipoteca sul futuro della nostra società.
Umberto Ginestra

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