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Tecnis: salta la cessione a Pessina Costruzioni, rischio caos sui cantieri

Tutto da rifare (o quasi) per la cessione di quel che resta della Tecnis di Catania, ex colosso delle costruzioni del Sud Italia, in amministrazione straordinaria dal 2016 e poi dal maggio 2017 commissariata ex legge Marzano.

A quanto appreso da Radiocor Plus, è infatti saltata tra il commissario straordinario del Mise Saverio Ruperto e l’impresa Pessina Costruzioni di Milano la trattativa per arrivare al contratto di cessione dell’intero pacchetto messo all’asta (circa 500 milioni di euro di valore residuo di lavori e 1,2 miliardi di fatturato stimato dalle concessioni). L’impossibilità di acquisire il pieno controllo delle società consortili attive sui cantieri ha indotto Pessina a ritirare l’offerta, come previsto da una clausola condizionale fin dall’inizio messa sul piatto. Preoccupazione filtra da ambienti sindacali: dopo un anno di procedura di vendita, e cantieri in giro per l’Italia che procedono a rilento, ora la vendita della società che sfuma rischia di bloccare del tutto i lavori e mettere a rischio il personale che ci lavora. Pessina conferma la rottura, spiegando soltanto che l’impossibilità di acquisire il pieno controllo dei consorzi «avrebbe rappresentato un elemento di forte rischio per l’azienda che, in questo modo, si sarebbe trovata a gestire appalti anche con altri soggetti che avrebbero potuto non rispettare i protocolli di legalità che sono un elemento imprescindibile e irrinunciabile del modus operandi della stessa Pessina. Venendo meno questa sicurezza nella successione nei rapporti societari con Tecnis, Pessina Costruzioni ha deciso di non rischiare di pregiudicare la sua immagine con condotte che avrebbero potuta metterla in discussione».

Dopo l’avviso di marzo 2018, le offerte vincolanti entro il 17 settembre, e l’11 febbraio l’aggiudicazione della gara a Pessina (preferita ad altre offerte parziali, su singoli asset del gruppo), a quel punto sembrava fatta, e ambienti vicini all’amministrazione governativa facevano filtrare la possibilità di arrivare alla firma del contratto entro lo stesso mese di marzo. L’offerta di Pessina (società numero 45 in Italia per fatturato tra i costruttori, con 67,7 milioni di euro di fattura nel 2017, e utile netto per 0,7 milioni) conteneva però una clausola condizionale, la certezza di acquisire l’intero controllo delle società consortili, cioè le società di scopo per i singoli cantieri, alcune delle quali non interamente possedute da Tecnis. I soci “terzi” non prendono ordini dal Commissario, naturalmente, ma al momento dell’aggiudicazione sia l’amministrazione straordinaria sia l’offerente Pessina erano convinti che si potesse ottenere la cessione volontaria da parte di tutti. Non è chiaro – non è stato possibile accertarlo per la scelta dei due protagonisti, il commissario e Pessina, di non fornire ulteriori informazioni – se la trattativa sia saltata per un “errore di valutazione” circa il fatto che i soci dei consorzi avrebbero facilmente ceduto (errore del commissario, di Pessina o di entrambi), oppure se il punto sia stato un’offerta ritenuta troppo bassa da parte dei soci minori dei consorzi, che l’avrebbero dunque rifiutata.

Preso atto dell’impossibilità di acquisire il pieno controllo di tutti i cantieri, Pessina ha revocato la sua offerta facendo valere la clausola condizionale. Questi i consorzi controllati da Tecnis (tutte S.c.a.r.l.): Uniter Consorzio Stabile, Tiburtina, San Marco, Consortile Sangro, Ternirieti, San Quirico, Gubbio, Consortile Calata Bettolo, Salerno Porta Ovest, Salaria, Consortile Nord Sud, Metro Catania 2013, Spoleto. A questo punto restano sul tappeto, formalizzate nei mesi scorsi, altre due proposte su due parti separate degli asset di Tecnis. Una dalla Arechi di Salerno e l’altra dalla D’Agostino spa di Montefalcione (Avellino). Da quei dovrà ripartire il commissario Ruperto, anche se sono in corso gli ultimi (disperati?) tentativi di convincere i soci minori delle consortili a cedere a Pessina. Tra i lavori in corso da parte di Tecnis l’anello ferroviario di Palermo (80 mln residui), un lotto del nodo di Bari per Rfi (80 mln), il completamento della metropolitana di Catania. Poi infrastrutture stradali, residuo 55,2 milioni (Sal medio 41%), tra cui la Tiburtina a Roma e lotti per l’Anas in Campania; opere marine, residuo Tecnis 154,5 milioni (Sal medio 17%), tra cui il tunnel stradale per il porto di Salerno (70 mln). In questi ultimi due “cluster” un lotto stradale da 18 mln e un’opera marittima da 56,2 costituscono il “Ramo Campania” affittato a terzi. Poi costruzione di ospedali 181,6 milioni (avanzamento medio 6%), tra i quali il nuovo ospedale di Gioia Tauro, ancora da avviare. Poi c’è il gruppo delle concessioni: due gestioni portuali, due concessioni di costruzione e gestione osedaliere (ospedali Regione Calabria in Ppp), un interporto.

Kpmg calcola un valore residuo di 1.235 milioni, che si riferisce al fatturato stimato, cumulato, per tutto il periodo di gestione.

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