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A Troina i dipendenti chiedono di risanare l’Oasi dei debiti

Troina – Il 23 Marzo 2017 passerà alla storia come la giornata in cui i dipendenti dell’Oasi di Troina hanno manifestato il loro dissenso a chi amministra la struttura ed hanno chiesto a gran voce il rispetto dei loro diritti. Si stima che fossero circa 400 le persone presenti alla manifestazione, non solo dipendenti ma anche semplici cittadini consci dell’importante ruolo economico che la struttura svolge.
Era dal 1989 che i dipendenti dell’Oasi non scendevano in piazza: allora lo fecero inseguito al licenziamento di 42 unità. Giovedì, dopo 27 anni, si è tornati a protestare: quello che è stato ribattezzato, “il popolo dell’Oasi” ha chiesto grazie al supporto delle sigle sindacali CGIL, CISL, UIL e NURSIND “il pagamento di almeno 4 delle 7 stipendialità arretrate; l’adozione di un piano industriale per il rilancio della struttura; l’adozione di una nuova pianta organica e relativo piano del fabbisogno del personale e le dimissioni di tutte le direzioni.”
Tutto, però, sempre guardando alla struttura come un bene da salvare. Infatti ciò che dicono i lavoratori è “non vogliamo che l’Istituto chiuda e non chiediamo questo. Anzi vorremmo che l’Oasi che è davvero un’importante eccellenza, ed una risorsa per Troina e la Sicilia, potesse migliorarsi ed andare avanti. Però non vogliamo neanche pagare le spese degli errori passati, vogliamo semplicemente poter continuare a svolgere al meglio il nostro lavoro e vederlo riconosciuto con lo stipendi a fine mese.”
Il corteo pacifico, di giovedì scorso, ha dimostrato la grande dignità di questi lavoratori che da mesi vanno avanti nel compiere il loro dovere, mettendo al primo posto i disabili e le loro famiglie, nel pieno spirito dell’Oasi. Grande senso di abnegazione riconosciuto e urlato a gran voce dalle madri dei piccoli ospiti della struttura, le quali davanti l’ingresso centrale hanno accolto il corteo con due striscioni con su scritto “nonostante i disagi i nostri figli al 1° posto” e “rispetto e dignità per gli operatori perché l’Oasi sono loro”.
L’Istituto ha saputo dare delle risposte parziali e approssimative. Infatti una delegazione composta dai rappresentanti sindacali CGIL, CISL, UIL e NURSIND; le istituzionali politiche del territorio i sindaci di Troina e Nissoria e gli assessori di Agira e Leonforte; una piccola rappresentanza dei genitori dei pazienti ricoverati e gli organi di stampa è stata ricevuta da alcuni componenti del CdA e dal presidente padre Luigi Ferlauto.
E stata data parola a quanti volessero e tra gli interventi, molto significativo è stato, quello del sindaco di Troina, Sebastiano Fabio Venezia, il quale ha esordito dicendo “il cuore del problema è la grande preoccupazione delle famiglie, dei lavoratori, dei sindacati, per il futuro di questa struttura e questa preoccupazione io credo non può non essere condivisa da tutti” ha continuato toccando andando al nocciolo della questione “più volte con riferimento all’Oasi ho utilizzato la metafora della nave; dobbiamo prima di ogni cosa portare la nave che è in un contesto di tempesta dentro il porto. L’impegno svolto da tutti, negli scorsi mesi, ha fatto in modo che questa nave potesse rientrare in porto e in questo momento io credo che sia all’interno del porto. Però è una nave che ha subito molte tempeste, intemperie, e quindi necessita di essere sistemata, la stiva, le vele, perché non può permettersi nelle condizioni attuali di affrontare una terza tempesta. La terza tempesta potrebbe affondare definitivamente la nave e quindi la preoccupazione che tutti esprimiamo, e credo anche i vertici dell’Oasi hanno la piena consapevolezza, è che noi non possiamo arrivare alla prossima tempesta. Dobbiamo evitare che ci sia la tempesta, ma soprattutto dobbiamo rimettere in piedi e rafforzare la nave e per farlo occorre l’impegno ancora una volta di tutti. Ma occorre, soprattutto, dare fiducia a chi è fuori che manifesta giustamente un disagio.” Il primo cittadino ha raccontato anche la grande emergenza sociale che ruota intorno alla vicenda “in questi giorni mi sono arrivate decine e decine di telefonate di gente disperata perché gli staccavano le utenze di luce, acqua, gas ed in alcuni casi, persino, persone che avevano difficoltà a fare la spesa.” Da qui il monito di Venezia “rispetto a tutto questo il silenzio e la chiusura non portano da nessuna parte. Occorre, invece, unire ancora una volta le forze perché l’obiettivo comune sia delle famiglie, sia dei lavoratori, sia dell’amministrazione comunale, sia dei vertici dirigenziali, sia di padre Ferlauto, deve essere quello di dare un futuro a questa gente. Però dobbiamo trovare gli elementi, che uniscano tutte le forze, per un percorso comune, che deve essere un piano di rilancio della struttura e soprattutto un piano di rilancio fatto attraverso la partecipazione e il coinvolgimento attivo. Il momento è delicato e serve una maggiore apertura per raccogliere consigli, proposte; per avere un piano che sia il frutto della partecipazione e della condivisione di tutti, perché portare avanti il futuro dell’Oasi deve essere una missione che deve abbandonare la chiusura l’atteggiamento di scontro che non porta da nessuna parte.” Ha concluso dicendo “però se rispetto a tutto questo non si riesce ad avere la lucidità adeguata credo che la situazione possa degenerare ancora, e credo che nessuno si possa permette, sottolineo nessuno, di affrontare un’eventuale terza tempesta.”
I sindacati, a più voci, hanno chiesto qual è la posizione dell’amministrazione e se intende dare risposte serie e concrete alle richieste fatte, fra queste la dimissione dei dirigenti.
Floriana Russo, Introito Cisl, ha espressamente chiesto a padre Ferlauto e al CdA “l’inserire di un lavoratore all’interno del CdA, una persona che conosce dall’interno le problematiche dei lavoratori, che aiuterebbe molto l’Istituto e la gestione.”
La dottoressa Donatella Greco, del sindacato dei dirigenti, ha lamenta la posizione di chiusura che si vive “epilogo triste perché i problemi che sono emersi qui, di cui abbiamo parlato, si sono sempre discusi da diversi anni. L’Istituto è in crisi da tempo e abbiamo sempre chiesto, come sindacato, un piano di rientro, ma quello che notiamo è che chi viene delegato nella gestione non è in grado di amministrare. Noi vogliamo il bene della struttura e abbiamo chiesto una collaborazione invece c’è sempre un atteggiamento di chiusura.”
Anche Luigi Ruggeri, sindacato Cisl, parla di chiusura e mancato coinvolgimento “sono stati fatti errori macroscopici nella gestione di questa crisi, che nasce da lontano, questo sciopero è stata l’ultima azione di un confronto dove abbiamo cercato ognuno per quello che gli compete di arrivare ad un percorso condiviso per risolvere il problema. Purtroppo lamentiamo che questa condivisione, coinvolgimento, apertura non c’è stata, venendo meno anche una risposta concreta alle richieste avanzate.”
Maurizio Sturnio, sindacato Uil, parla di cattiva gestione della struttura e di commissariamento “noi riteniamo e crediamo che il problema dell’Istituto è dentro l’Istituto, perché la cattiva gestione di questo è palese ed è palesata a tutti noi. Non intravediamo una possibile soluzione, se non quella di un commissariamento della stessa.”
La dottoressa Pinella Failla, ribadisce l’atteggiamento di chiusura che c’è e chiede trasparenza e collaborazione per il bene di tutti “bisogna dare un segnale alle istituzioni che tutti: sia i dirigenti che i lavoratori sono in un momento di difficoltà e devono essere coinvolti nelle scelte dell’Istituto. Fondamentalmente quello che si chiede è partecipazione alle scelte, di essere informati in maniera puntuale e in maniera coerente. Aldilà delle motivazioni e delle colpe si chiede un cambio e maggiore trasparenza; maggiore condivisione e il coinvolgimento dei lavoratori nel governo clinico di questa struttura. Siamo qui, anche, i dirigenti perché non ci piace la divisione, siamo tutti nella stessa barca; questa barca come ha detto il sindaco la salviamo se siamo tutti uniti.”
Significative, anche, le testimonianze dei genitori per non perdere di vista la vera missione dell’Istituto: l’assistenza ai disabili. Tindara D’angelo, da Messina, mamma di un bimbo in cura presso l’Istituto ha detto “siamo tante le mamme di questi bambini, questa non è solo la mia voce e la voce del popolo, qui siamo in pochi rappresentanti ma ce n’è potremo essere a migliaia, da tutta la Sicilia ed oltre; per portare avanti l’urlo di questi bambini, il loro grido, perché loro non possono parlare allora lo dobbiamo fare noi per loro. Queste persone sono quelle che fanno le cose mettendoci cuore e amore, persone che pur non essendo pagate, non potendo garantire il pane ai loro figli, sono venute qui per i nostri figli; per farli andare avanti tra tanti sacrifici e perciò io non trovo giusta questa situazione, perché non è chi amministra l’Oasi che fa l’Oasi ma sono gli operatori, sono i medici, sono i terapisti che cercano di far fare qualche passetto avanti ai nostri bambini, sono tutti coloro che giorno dopo giorno ci affiancano. Deve cambiare qualcosa, perché se non cambia niente le persone migliori di questa Oasi andranno via e qui chi verrà? Quattro novellini, quattro tirocinanti, per avere riconosciuto il prestigio dell’Oasi, perchè l’Oasi ha un nome ma ha un nome perché dietro l’Oasi ci sono dei grandi professionisti. Perciò è giusto che tutto si sistemi e se non si muove qualcosa noi non molliamo, intendiamo andare oltre, anche in televisione alle Iene o da qualsiasi persona che ci possa ascoltare, per dare delle risposte e degli aiuti a queste persone che si lavorano per loro, per i nostri figli.” Un’altra mamma Giusy Geraci, da Caltagirone, ha raccontato “io sono stata al Gaslini di Genova con mio figlio e li mi dissero che c’era una struttura in Sicilia molto buona ed era il centro Oasi di Troina. Allora dico, da mamma che ha girato tanto, se c’è una cosa in Sicilia buona teniamola cara, questa struttura consente di fare nello stesso posto diverse visite, vedere diversi specialisti neurologi, pediatri, otorini, è una struttura dove non si è costretti a andare in giro da una parte all’altra. Pensiamo a farsì che venga incrementata e facciamola andare avanti.” Carlo Sanfilippo, di Assoro, padre di un bimbo in cura presso il centro ha raccontato la sua esperienza all’interno della struttura “sono 9 anni che frequento l’Oasi di Troina, sono una persona molto fortunata. Quando sono arrivato qui eravamo disastrati io, mia moglie, mio figlio, la mia famiglia, per via della malattia che mio figlio ha. Io e mia moglie eravamo fuori da questo tipo di situazione, io devo dire grazie a tutti i dottori e a tutti gli operatori che sono qui dentro; perché per 9 anni consecutivi mi hanno dato di tutto e di più sempre, mai si sono lamentati. Oltre a prendersi cura di mio figlio hanno lavorato sulla formazione dei genitori, la cosa più importante che possa esistere. Oggi sono venuto qui per essere vicino agli operatori e ai medici e vi chiedo di fare il possibile, perché far perdere l’Oasi che è un centro d’eccellenza a livello nazionale e internazionale sarebbe una cosa disastrosa. Vi chiedo, con il cuore, di fare di tutto e di più; i genitori vi saremo vicini in qualsiasi tipo di battaglia. Nessuno è contro nessuno, perché tutti quelli che sono fuori sono qui per fare il possibile affinché si trovi una soluzione.”
Al termine degli interventi sono arrivate le risposte da pare di Arturo Caranna, direttore Amministrativo della struttura, il quale ha ripercorso tutte le vicende che vedono versare l’Oasi in questo stato ed ha parlato di “una situazione debitoria da parte della Regione nei confronti dell’Istituto di 17 milioni di euro” “le prospettive sono , sulla base di quanto concordato con l’ASP di Enna, a seguito di recenti interlocuzioni, predisporre oltre al pagamento delle due mensilità di cui una liquidata nella settimana appena trascorsa e una in corso, il pagamento di altre due mensilità entro il 16 di aprile. Inoltre, se l’accordo convenzionale andrà finalmente a regime, l’Istituto sarà messo nelle condizioni di poter dare regolarità al pagamento degli stipendi e recuperare le mensilità arretrate entro Pasqua del 2018.” In merito alla richiesta del piano strategico, sempre Caranna ha risposto, “il CdA ha già ricevuto alcuni documenti preparatori e propedeutici alla implementazione del Piano. Il CdA, che è in scadenza, sta lavorando intensamente per la predisposizione di un documento sintetico con le priorità che si vogliono inserire nel piano. Documento che sarà condiviso con le Organizzazioni Sindacali e il personale dipendente, per poter acquisire suggerimenti, integrazioni e/o modifiche. Alla fine di questo percorso di valutazione, il documento finale (piano strategico) sarà nuovamente condiviso con le OO.SS. e con il personale dipendente.”
Padre luigi Ferlauto, fondatore e presidente del CdA dell’IRCCS, in merito allo sciopero ha ribadito il suo profilo basso di “uomo abituato a operare nel silenzio”, si dice aperto ad ascoltare chiunque voglia confrontarsi con lui e ha aggiunto “realizzerò finchè ci sarò, però se il timone fino ad oggi l’ho tenuto io come un navigatore solitario adesso vorrei che ci fossero tante persone, persone decise al mio fianco. Io sono contento che il comune di Troina guardi all’Oasi con attenzione, è nel suo interesse.” Per quanto riguarda le dimissioni dei dirigenti ha ribadito la sua posizione “se si dimettono loro, mi devo dimettere anche io in qualità di presidente del CdA e nella veste di colui che li ha messi a ricoprire quella carica. Quindi nessuno si dimetterà.”
Al termine dell’incontro, è stata tanta la delusione e l’insoddisfazione delle organizzazioni sindacali e dei lavorati.
Le OOSS, dopo il nulla di fatto, hanno deciso di proseguire con la protesta e di spostare la problematica su Palermo. Nei prossimi giorni verrà chiesto un incontro presso la VI commissione parlamentare dei Servizi Sociali e Sanitari, la quale ha competenza in materia di previdenza ed assistenza sociale, alla presenza degli assessori alla Sanità e Famiglia e del presidente Crocetta “in modo che si prendano delle decisioni risolutive per la struttura”.
La protesta continua con un presidio permanente in via Conte Ruggero, davanti la sede centrale dell’Istituto.

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