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Qualcuno già parla di guerra del Primitivo. La Puglia è scesa in campo contro la Sicilia per la decisione della Regione siciliana di autorizzare nell’Isola anche la coltivazione dello storico vitigno pugliese. La notizia è stata resa nota nei giorni scorsi dal senatore Dario Stefàno. “Giù le mani dal Primitivo – dice per esempio il presidente del consorzio Doc Primitivo di Manduria Mauro Di Maggio – E’ un vitigno identitario che traina tutto il sistema vitivinicolo e turistico della Puglia. Faremo tutto il possibile e ci appelleremo presso gli organi competenti per far annullare questa disposizione”.
L’Istituto regionale Vino e Olio di Sicilia ha avviato la sperimentazione del Primitivo con un progetto del ministero negli anni ’90, finanziato tra l’altro dallo stesso ministero. Il progetto è durato oltre dieci anni, poi è stato un po’ accantonato. In tempi più recenti è stato riaperto il dossier anche perché da più cantine siciliane è stato manifestato il desiderio di coltivare Primitivo nell’Isola. Tra l’altro il risultato della sperimentazione effettuata in un vigneto di contrada Biesina a Marsala sembra che abbia dato risultati più che soddisfacenti. Da lì la decisione di autorizzare la coltivazione con il decreto dell’agosto scorso.
Oggi (Primo maggio) la dura presa di posizione dei pugliesi. Sono scesi in campo il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria doc e docg, il Consorzio del Salice Salentino doc, il Consorzio del Primitivo di Gioia del Colle doc, il Consorzio di Brindisi e Squinzano doc, il Consorzio dei vini doc e docg Castel del Monte, l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino delegazione Puglia, il Consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia, Assoenologi Puglia Basilicata e Calabria, Cia- Agricoltori Italiani Puglia e la Confagricoltura Puglia. Un messaggio comune: l’autorizzazione all’impianto e alla produzione di primitivo in Sicilia è da considerarsi un abuso. “La decisione della Giunta Regionale della Regione Sicilia (DGG 1733 del 09/08/2019) con la quale si autorizza la coltivazione della varietà Primitivo sull’intero territorio regionale crea un pericoloso precedente amministrativo – si legge in un comunicato stampa -. Per noi questo provvedimento è inammissibile. Tale decisione offende la nostra storia. Il primitivo è un vitigno pugliese, espressione coerente del nostro territorio e delle nostre tradizioni vitivinicole. Inoltre, la sua affermazione commerciale che lo pone come prodotto traino dell’economia vinicola, agroalimentare e enoturistica regionale, è il risultato di decenni di sforzi e investimenti, sacrifici dei viticultori. E non possiamo tollerare che tale patrimonio sia sottratto. Un messaggio chiaro che deve anche essere recepito non solo da tutta la filiera ma anche dai tanti consumatori”.
E ancora: “A nome di tutta la filiera dei vini di qualità ed in particolare delle Denominazioni e dei Consorzi di tutela della Puglia occorre porre la massima attenzione alla vigilanza e salvaguardia del patrimonio ampelografico locale in primis Primitivo, quale elemento di distinzione delle produzioni vitivinicole delle nostre Dop e Igp. In particolare, in merito alla modifica del decreto 13 agosto 2012 concernente l’etichettatura e la presentazione dei prodotti del settore vitivinicolo Dop e Igp, vi è la necessità di un’immediata presa di posizione regionale. Tale intervento impedirebbe che il primitivo possa essere presentato nelle descrizioni secondarie di etichette riferite a vini rossi senza vitigno che provengono da Dop e Igp di altre regioni italiane. Inoltre, si eviterebbe che nell’elenco dei sinonimi vengano aggiunte delle varietà di viti che possono essere utilizzati nell’etichettatura e nella presentazione dei vini”.