Si è svolto ieri a Catania, presso l’NH Hotel Parco degli Aragonesi, il primo appuntamento del programma “La sfida della sostenibilità – Stakeholders a confronto”, organizzato da Manageritalia Sicilia. Con oltre 120 partecipanti tra rappresentanti istituzionali, imprenditori e giovani universitari, l’evento dal titolo “Verso un futuro sostenibile” ha inaugurato un ciclo di incontri in cinque […]
La crisi idrica in Sicilia non è solo una questione legata alla scarsità delle risorse naturali, ma evidenzia un problema più ampio legato alla scarsa trasparenza nella gestione dei dati pubblici. Organizzazioni come Open Data Sicilia e la campagna #DatiBeneComune stanno cercando di colmare questo vuoto, promuovendo la pubblicazione di dati aperti come strumento fondamentale per il controllo civico e la partecipazione attiva dei cittadini.
La trasparenza come strumento di consapevolezza
La trasparenza dei dati pubblici è fondamentale, e dovrebbe essere garantita a tutti i cittadini attraverso il FOIA (Freedom of Information Act). Introdotto in Italia nel 2016, il FOIA consente ai cittadini di richiedere e ottenere dati e documenti delle pubbliche amministrazioni, favorendo così la trasparenza e il controllo civico. Tuttavia, in Sicilia, questo diritto incontra spesso ostacoli burocratici. Come evidenziato dai membri della comunità Open Data Sicilia, le richieste di accesso civico avanzate dal gruppo sono spesso state riscontrate con risposte vaghe e insoddisfacenti.
Questa mancanza di trasparenza non solo limita l’accesso alle informazioni, ma impedisce ai cittadini di comprendere pienamente la situazione e di prendere decisioni consapevoli basate sui dati forniti dagli enti pubblici.
Il movimento Open Data Sicilia: un esempio di cittadinanza attiva
Dal 2024, la comunità Open Data Sicilia ha creato un portale dedicato alla crisi idrica regionale: Emergenza Idrica Sicilia (https://opendatasicilia.github.io/emergenza-idrica-sicilia/). Questo portale documenta in modo trasparente le iniziative e le decisioni messe in atto dall’Autorità Regionale e dai gestori del servizio idrico. Tuttavia, rimangono molte incognite sullo stato di avanzamento dei progetti programmati, nonostante le ingenti risorse finanziarie stanziate.
Secondo Andrea Borruso, membro di rilievo di Open Data Sicilia, i dati aperti rappresentano una condizione essenziale per ridurre il divario tra istituzioni e cittadini. La disponibilità di informazioni e dati chiave non è solo una questione di legalità, ma un diritto necessario per stimolare un controllo civico attivo.
Il quadro normativo: opportunità mancate
L’Italia dispone di un quadro normativo avanzato, ma spesso risulta inefficace nella pratica. La Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) dell’Unione Europea, recepita dall’Italia, stabilisce standard chiari per la gestione sostenibile delle risorse idriche. Tuttavia, in Sicilia la sua attuazione è ostacolata da carenze infrastrutturali e limiti burocratici. Anche la Legge Regionale n. 19 del 2015, nata con l’obiettivo di riorganizzare la gestione idrica, ha subito numerosi rallentamenti a causa di ostacoli politici e amministrativi, evidenziando la necessità di un maggiore allineamento tra la normativa regionale e quella nazionale.
Mancanza di monitoraggio
Tali carenze normative si riflettono anche nella difficoltà di monitorare e rendicontare i progetti finanziati. In particolare, le disposizioni del decreto ‘PNRR quater’, volte a garantire il monitoraggio dei progetti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, non sono state pienamente attuate. Dopo 187 giorni dalla conversione del decreto, mancano ancora dati dettagliati sulle spese e sull’avanzamento dei progetti. Questi ritardi e le difficoltà nell’applicazione delle normative europee e nazionali contribuiscono ad alimentare un problema cronico: la dispersione idrica.
La dispersione idrica: un’emergenza nascosta
In Sicilia, il problema della dispersione idrica è uno degli aspetti più critici nella gestione delle risorse. Secondo i dati ISTAT, nel 2022 oltre il 47% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione non raggiunge gli utenti finali, un valore significativamente più alto rispetto alla media nazionale (circa 37%). Ciò significa che quasi la metà dell’acqua potabile si perde a causa di infrastrutture obsolete, scarsa manutenzione e sprechi. La dispersione idrica varia notevolmente tra le province siciliane, con alcune aree particolarmente colpite:
- Catania: La dispersione idrica supera il 50%, complici reti urbane deteriorate e interventi di manutenzione sporadici.
- Palermo: Nonostante la capitale regionale registri una dispersione media intorno al 42%, alcuni distretti urbani, come Borgo Nuovo e Uditore, superano il 55%.
- Agrigento: Presenta un valore critico di oltre il 60%, con conseguenze dirette per agricoltura e utenze domestiche.
- Ragusa, invece, si distingue per avere un tasso di dispersione del 30%, tra i più bassi dell’isola, grazie a un piano di ammodernamento avviato nel 2018 e incentrato su nuovi sistemi di telecontrollo per monitorare la rete idrica.
Dispersione e costi: il prezzo dell’inefficienza
La dispersione non è solo un problema tecnico: si traduce in costi economici e ambientali enormi. Secondo un rapporto dell’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), la Sicilia spende annualmente oltre 150 milioni di euro per trattare e distribuire acqua che non arriva agli utenti finali. Questo costo viene poi trasferito sulle bollette dei cittadini, che pagano per un servizio inefficiente.
Soluzioni tecnologiche e prospettive innovative
La crisi idrica può essere trasformata in un’opportunità per sperimentare tecnologie innovative e modelli di governance più trasparenti, basati sull’utilizzo di dati aperti. Un esempio virtuoso è il progetto europeo WHOW (Water Health Open knoWledge), che collega informazioni su acque superficiali, sotterranee e marine per comprendere meglio il legame tra gestione idrica e salute pubblica. Tecnologie e strumenti innovativi come questi potrebbero essere adottati su scala regionale per affrontare le sfide della Sicilia. Tra le soluzioni più promettenti: la desalinizzazione e il riuso delle acque reflue per aumentare la disponibilità di risorse idriche, l’intelligenza artificiale per ottimizzare l’efficienza delle reti e ridurre le perdite, e il monitoraggio pubblico attraverso mappe interattive dei consumi idrici, che coinvolgano attivamente i cittadini nella gestione sostenibile
Conclusione: un impegno collettivo per la trasparenza
La Sicilia si trova di fronte a una crisi che non è solo idrica, ma anche di governance e fiducia. Grazie al lavoro incessante di realtà come Open Data Sicilia e la campagna #DatiBeneComune, emergono i daticome strumenti di responsabilità. È essenziale che le istituzioni si impegnino a garantire un accesso immediato e chiaro alle informazioni e ai dati, trasformando la trasparenza in una leva per una gestione più equa e sostenibile delle risorse idriche. Fornire informazioni sullo stato di attuazione dei progetti PNRR nell’ambito idrico della Sicilia è un dovere di trasparenza delle istituzioni regionali.
Brigida Raso
Tabelle e Riferimenti
Parametro | Sicilia | Media Italia | Obiettivo UE |
Dispersione idrica (%) | 47% | 37% | < 25% |
Piogge medie annuali (mm) | 600 | 800 | – |
Percentuale invasi utilizzati | 65% | – | 90% |
Provincia | Percentuale di dispersione idrica (%) | Nota |
Catania | 50+ | Rete urbana obsoleta, mancati interventi. |
Palermo | 42 (media) – 55 (alcune aree) | Elevata variabilità tra distretti urbani. |
Ragusa | 30 | Tra le più virtuose, grazie a investimenti. |
Agrigento | 60+ | Una delle peggiori, forti impatti agricoli. |
Bibliografia:
- ISTAT (2023). Rapporto acqua e sostenibilità in Italia.
- Open Data Sicilia (2024). Portale Emergenza Idrica Sicilia.
- European Commission (2023). Water Framework Directive Implementation