La casa green fa bene all’ambiente e anche al portafoglio. Nell’ultimo anno, complici le aspettative sul calo dei tassi di interesse e le offerte lanciate da alcune banche per cavalcare l’onda della direttiva Ue sull’efficientamento energetico degli immobili, il costo dei mutui per abitazioni di Classe A e B ha segnato una forte contrazione. Secondo […]
La Sicilia è tra le regioni che realizza con più ritardo i grandi progetti con fondi europei mentre le opere per cui chiede i soldi spesso non sono inserite in programmi organici di coesione e sviluppo. Lo denuncia il Centro Pio La Torre che segnala i pericoli ai quali la Regione rischia di andare incontro se non recupera rapidamente efficacia ed efficienza nella spesa degli investimenti pubblici per lo sviluppo.
“La Corte dei conti ha condannato la pratica tutta siciliana dei progetti retrospettivi (o coerenti o di sponda) utilizzati per dirottare risorse su opere non avviate con risorse comunitarie”, spiega il vicepresidente del Centro, Franco Garufi, citando i casi dell’incompiuta Agrigento-Caltanissetta e del ridimensionato porto di Augusta. “Il Por prevedeva 10 grandi progetti, mentre sette che intervenivano nel territorio dell’isola erano contenuti in programmi operativi nazionali – continua Garufi – . Nel caso della Regione siciliana la totalità dei grandi progetti presentati erano progetti cosiddetti retrospettivi che comportano la rendicontazione, per il rimborso da parte della Commissione, di progetti non avviati con risorse comunitarie e però considerati coerenti con gli obiettivi della programmazione”.
La Corte fa rilevare con grande nettezza che tale pratica “va a scapito del principio di programmazione, comporta discontinuità nella distribuzione temporale della spesa, e pospone nel tempo l’impatto sperato, essendo quest’ultimo condizionato al successivo reimpiego, a fini di sviluppo e negli stessi territori, delle risorse “liberate” da tale operazione. In assenza di tale reimpiego, peraltro scarsamente tracciabile e comunque diluito nel tempo, la “presentazione a rimborso” di interventi già finanziati con risorse nazionali realizza un effetto di sostituzione, opposto al principio di addizionalità, che è invece uno dei cardini dell’intervento strutturale europeo”.
Una condanna inequivocabile di una pratica che ha caratterizzato e in parte continua a contraddistinguere, l’utilizzo delle risorse dei fondi europei nella nostra isola. “Non vogliamo essere profeti di sventure, ma alla luce delle considerazioni espresse dalla Corte, appare urgentissima ed ineludibile una discussione seria e vera, a livello della Regione siciliana e dei principali enti locali dell’isola, per impedire che le ingentissime risorse che arriveranno in Sicilia nei prossimi anni, quantificabili tra 23 e 24 miliardi di euro, debbano riscontrare le medesime difficoltà evidenziate dalla Corte dei Conti per il ciclo appena chiuso”, conclude Garufi.