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Il virus delle coscienze e le scorciatoie di chi ci governa

La via più breve non porta in Paradiso, diceva qualcuno. E mai adagio fu più appropriato nella situazione in cui, maledettamente, ci siamo venuti a trovare in questi mesi infausti. Il virus sta corrodendo le nostre certezze, ha contaminato le nostre coscienze ma non ha ancora obnubilato le nostre intelligenze. Siamo figli dello spirito dell’Occidente, di una cultura laica, del razionalismo e della scienza. Siamo figli del progresso, dello studio, della ricerca e del coraggio. Ma, abbiamo capito, siamo anche figli della superficialità e della strafottenza e abbiamo confuso, forse troppo, la libertà con il libertinismo che certo è nemico dei doveri ma è anche l’avversario più forte dei diritti.

Ci chiediamo: a che punto dobbiamo arrivare? Sorprende, per esempio, la richiesta del governatore siciliano Nello Musumeci di ulteriori restrizioni in Sicilia: sappiamo che 20mila siciliani sono tornati a casa, in Sicilia, dalla Lombardia o da altre regioni del Nord. Lo sappiamo perché si sono registrati al portale che molto opportunamente ha creato la Regione siciliana. Li conosciamo, sappiamo ci sono e dove si trovano. E quindi? Forse sarebbe il caso di avviare, almeno tra questi, una campagna mirata, uno screening con i tamponi, capire quanti di loro sono positivi, comprendere qual è la portata del fenomeno.

Si può certamente chiudere tutto ma sarebbe un ulteriore segnale negativo che getterebbe la popolazione nello sconforto totale. E poi: fatto questo, il prossimo passo qual è? L’esercito per strada? Il controllo dell’informazione? Fa bene il presidente del Consiglio a essere preoccupato per le richieste che arrivano da alcune regioni: “Accanto all’obiettivo prioritario della tutela della salute, dobbiamo tener conto che ci sono libertà civili e la libertà di impresa. Dobbiamo sempre procedere con attenzione. Vedo sondaggi che dicono che la maggioranza degli italiani è favorevole a misure più restrittive – dice Giuseppe Conte -. Stiamo attenti: non affidiamoci a istanze emotive. Non vorrei che si levasse un dibattito pubblico che chiede in modo parossistico misure sempre più restrittive e domani accorgerci che gli altri interessi in gioco non rimarrebbero più in piedi, che sarebbero stati completamente conculcati”.

Ci vuole poco a passare da una democrazia a una democrazia autoritaria. Qual è il modello? La Russia di Putin? Lo diciamo ai leoni da tastiera e agli intellettuali: facciamo attenzione. E’ il momento di reagire contro il virus ma anche contro i tentativi di ridurre gli spazi di libertà. Severi certamente, prudenti ma senza deroghe ai diritti fondamentali.

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