La casa green fa bene all’ambiente e anche al portafoglio. Nell’ultimo anno, complici le aspettative sul calo dei tassi di interesse e le offerte lanciate da alcune banche per cavalcare l’onda della direttiva Ue sull’efficientamento energetico degli immobili, il costo dei mutui per abitazioni di Classe A e B ha segnato una forte contrazione. Secondo […]
di Francesco Massaro
Il 31 marzo sono scaduti i contratti di Michele, Manuel, Marika e Patrizia. Intuendo come sarebbe finita non li ho rinnovati. Li ho chiamati e gliel’ho detto. Ci sono rimasti male ma capiscono.
Gli altri lavorano male. Male nel senso che non sono tranquilli, non sanno cosa li aspetta, come me. Alessandro è un ansioso cronico, mi guarda come per cercare risposte che non ho. Silvia è rientrata da poco dalla cassa integrazione, ha due figli piccoli, uno l’hanno operato la settimana scorsa, mi ha chiesto tre giorni di ferie e l’ha fatto quasi con vergogna, “capisco la situazione ma mi servono”, mi ha detto.
Non ha neanche finito di parlare, “vai da tuo figlio e fottitene del bar”.Giovanni è un bravo pasticciere, lavora con noi da tre settimane, oggi mi ha chiesto “che facciamo?”; “tu intanto continua, poi vediamo”. Voi non lo sapete, ma “poi vediamo” è la mia frase preferita, la uso per tutto, non ho idea delle cose e dico “poi vediamo”. È una sorta di sospensione dal tempo e dalle responsabilità.Riccardo fa il gastronomo e il pasticciere all’occorrenza, ieri mi ha detto “se devi scegliere qualcuno da mettere in cassa integrazione scegli me, sono giovane, non ho famiglia, posso aspettare”.
Baldo è un mulo, gran lavoratore, è lui che fa i pezzi di rosticceria. L’anno scorso ha fatto un bel po’ di cassa integrazione, per ora se posso salvarlo lo salvo. Emanuele è riuscito ad ottenere un mutuo il mese scorso, dopo due anni di battaglie con la banca. Se lo licenziassi sarebbe nei guai. Ma non lo licenzio per due motivi: il primo è che non lo licenzio, il secondo è perché è un bravo pasticciere e l’anno scorso, primo lockdown, mi ha tenuto in piedi il laboratorio assieme a Michele, che è impiegato ma anche amico, anzi forse più amico.
Alessandro è rientrato a lavorare il mese scorso dopo un anno di pausa, è uno di quelli che dove lo metti sta, banconista, all’occorrenza fattorino. Che faccio, lo rimetto di nuovo in pausa? Maurizio è con me da vent’anni, è in cassa integrazione da due mesi, oggi pomeriggio mi ha scritto, “sei pazzo, vero?”. Mi conosce, quando sono alla cassa con lui mi diverto e non vi dico perché.
Stefano è l’economo, un mese fa mi ha detto “se devo farmi da parte dimmelo che lo faccio, se per ora non hai i soldi per pagarmi va bene lo stesso”. Sono cose importanti, preziose. Ma Stefano è un punto fermo, come Rosy, cassiera e banconista. Ogni tanto mi fa incazzare perché se le cade il mondo addosso lei si sposta e non si scompone. Ma è seria e affidabile.
Giuseppe faceva il banconista ma da due mesi l’ho messo in cucina a cucinare. È bravo, ha volontà, Michele l’ha messo sotto la sua ala ed è contento, guai a chi glielo tocca.
Giuseppe, un altro, me lo tengo anche se è juventino perché è uno di quei jolly di cui ogni azienda ha bisogno. Anche a lui è scaduto il contratto il 31 marzo, la mattina è entrato nella mia stanza e mi ha detto “che facciamo, ci fermiamo?”. È uno di quelli che capisce. Ma per ora non lo fermo. Come non fermo Salvatore, eterno part time perché preferisce così. Ha due figlie che vivono a Bergamo e capisco che gli mancano e se potesse mollerebbe tutto per raggiungerle.
Gianluca parla poco e lavora molto, anche lui è stato fuori un anno ed è rientrato alla fine dell’anno scorso, rosticciere e pasticciere quando serve. Quindici anni fa, quando arrivò, faceva il fattorino. Oggi è una delle colonne del laboratorio.
Poi ci sono Shara, odi et amo, e Daniela, stanno entrambe in amministrazione e mi diverto a dire a tutte e due che non fanno niente e che lavorare è un’altra cosa, mi piace dirglielo perché so che si incazzano; poi ancora Stefania, fa un po’ di tutto, soprattutto la cassiera da qualche mese. Non ama farlo ma capisce e si adatta. Le è morto il padre il mese scorso, fa la spola ogni giorno con Termini Imerese per non lasciare sola la madre.
Mi guardavano tutti, oggi, e chiedevano senza chiedere. Che ne sarà di noi?
Rispondo nell’unico modo che conosco, intanto domani alle 6 apriamo e poi si vede, ma mettetevi in testa che noi siamo il bar Massaro, non moriremo mai.