Si è svolto ieri a Catania, presso l’NH Hotel Parco degli Aragonesi, il primo appuntamento del programma “La sfida della sostenibilità – Stakeholders a confronto”, organizzato da Manageritalia Sicilia. Con oltre 120 partecipanti tra rappresentanti istituzionali, imprenditori e giovani universitari, l’evento dal titolo “Verso un futuro sostenibile” ha inaugurato un ciclo di incontri in cinque […]
Nel 2023 l’economia siciliana ha registrato una crescita del valore aggiunto prodotto superiore alla media nazionale, posizionandosi come la seconda regione italiana per incremento percentuale (+7,25%), subito dopo l’Abruzzo (+7,85%). È quanto emerge dall’analisi condotta dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne e Unioncamere nazionale sui dati Istat aggiornati a settembre 2023, che fotografano un’economia regionale in fase di ripresa ma ancora distante dalle performance delle regioni settentrionali.
Agrigento in testa alla classifica delle province italiane
A livello provinciale, le realtà siciliane hanno occupato posizioni di rilievo nella classifica nazionale. Agrigento si è piazzata al primo posto ex aequo con Chieti (+7,85%), seguita da Caltanissetta e Catania, entrambe al secondo posto (+7,83%). Anche Trapani, con un aumento del +7,34%, si è distinta conquistando l’ottavo posto. Messina (+7,23%) si è posizionata all’11° posto, mentre le altre province siciliane, come Palermo (+6,82%) ed Enna (+6,76%), pur performanti, si sono collocate nella parte media della classifica.
Il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace, attribuisce questi risultati a investimenti strategici nei territori, tra cui:
- Agrigento Capitale della Cultura 2025, che ha avviato progetti culturali e infrastrutturali.
- Il boom turistico e dell’export a Trapani.
- I lavori per l’Alta Velocità ferroviaria tra Caltanissetta e Catania.
- Gli interventi legati al Superbonus edilizio.
Tuttavia, Pace ha sottolineato che questi progressi, seppur significativi, non sono sufficienti a colmare il divario con le regioni del Nord Italia, frutto di decenni di crisi economica e infrastrutturale.
La sfida del valore aggiunto assoluto e pro capite
In termini di valore assoluto, la Sicilia ha prodotto 96,3 miliardi di euro di valore aggiunto nel 2023, posizionandosi all’ottavo posto tra le regioni italiane, con un contributo pari al 5,05% del totale nazionale. Tuttavia, il confronto con la Lombardia, che guida la classifica con 432,5 miliardi di euro, evidenzia un gap significativo.
A livello provinciale, Palermo guida in Sicilia con 25,3 miliardi di euro (20° posto a livello nazionale), seguita da Catania (22,2 miliardi, 23° posto) e Messina (12,1 miliardi, 43° posto). Le altre province si collocano nella parte bassa della graduatoria, con Agrigento ultima tra le siciliane (7,1 miliardi, 77° posto).
Anche il valore aggiunto pro capite mette in luce le difficoltà strutturali dell’isola. Con una media di 20.000 euro per abitante, la Sicilia si posiziona penultima tra le regioni italiane, superando solo la Calabria. La provincia con il valore pro capite più alto, Siracusa (21.723 euro), si colloca all’82° posto nazionale, mentre Agrigento chiude la classifica al 107° posto con 17.345 euro.
Un Nord e un Sud dentro il Mezzogiorno
Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha evidenziato come i dati riflettano un Mezzogiorno a due velocità, con province in forte crescita e altre che faticano a mantenere il passo. Questa situazione richiede politiche di sviluppo mirate, capaci di promuovere una crescita equilibrata tra i territori e di sostenere le aree meno dinamiche.
“Le Camere di commercio possono essere un’importante cinghia di trasmissione tra Stato ed economie locali”, ha concluso Prete, sottolineando il ruolo chiave delle istituzioni nel favorire una ripresa inclusiva.
Prospettive per il futuro
Nonostante il balzo in avanti del 2023, la Sicilia deve affrontare sfide importanti per consolidare e ampliare la crescita registrata. Investimenti in infrastrutture, innovazione, turismo e sostenibilità saranno fondamentali per aumentare la competitività dell’isola e ridurre il divario con le regioni del Nord. La strada è tracciata, ma resta ancora lunga per tradurre i segnali positivi in un rilancio economico stabile e duraturo.