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La Sicilia attende soluzioni dall’UE: tra rimpatri inefficaci e la necessità di un azione congiunta per gestire la crisi migratoria.
Mercoledì il Parlamento europeo si è riunito a Strasburgo per discutere sulla necessità di rivedere le norme che regolano il espulsione dei migranti irregolari nell’Unione Europea. Nonostante l’attenzione posta sulla questione, non si è ancora arrivati a un’intesa definitiva sull’aggiornamento della Direttiva sui Rimpatri 2018, e la discussione si è concentrata su come rendere i regolamenti vigenti più rapide ed efficienti.
Le difficoltà delle riforme e il loro impatto sulla Sicilia
A Strasburgo gli eurodeputati hanno discusso con la Commissione europea delle possibili modifiche alla legislazione sul rimpatrio dei cittadini extracomunitari che non hanno diritto di soggiornare in Europa. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato al Parlamento lo scorso luglio che era necessario un approccio comune ai rimpatri. Dopo il mancato raggiungimento di un accordo sulla proposta di aggiornamento della proposta sulla Direttiva Rimpatri 2018, i parlamentari hanno discusso le modalità per migliorare i regolamenti vigenti. Durante la sessione plenaria, la commissaria Helen Dalli ha dichiarato: “In ogni caso manterremo con attenzione l’importante equilibrio tra cooperazione e responsabilità nonché la dimensione interna ed esterna del Patto sulla migrazione. La dimensione esterna e l’approccio Wall of the Route continueranno ad avere la massima priorità. Continueremo a sviluppare partenariati più profondi, efficaci, completi e strategici con i Paesi di origine e di transito.”
La politica di rimpatrio del 2018 non è riuscita a produrre i risultati sperati
Questa situazione ha gravi implicazioni sulla Sicilia, una delle principali aree di arrivo dei migranti attraverso il Mediterraneo. L’isola è in prima linea nel controllo degli sbarchi e le sue strutture di accoglienza sono spesso sovraffollate e sotto pressione. La gestione di questa crisi rappresenta una sfida sia logistica che economica per la Sicilia, con costi elevati per delle comunità locali.
Posizione del governo italiano
Il governo italiano, rappresentato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha sottolineato la necessità di sforzi comuni a livello europeo. In un’intervista riportata dall’ANSA il 18 ottobre 2024, Piantedosi ha dichiarato: “L’Italia ha sempre fatto la sua parte, ma serve un impegno comune a livello europeo. Non possiamo permettere che siano solo i Paesi di frontiera a sopportare il peso dei rimpatri” (fonte). Piantedosi ha inoltre evidenziato che la nuova legislazione dovrà conto delle specificità dei Paesi mediterranei come l’Italia, che sono in prima linea nella gestione dei flussi migratori.
Conclusioni e prospettive future
La discussione a Strasburgo non ha portato a decisioni operative concrete, ma ha evidenziato l’importanza di un approccio coordinato a livello europeo per affrontare la questione dei rimpatri. La commissaria Helen Dalli ha sottolineato la necessità di mantenere un equilibrio tra solidarietà e responsabilità, e di sviluppare partenariati strategici con i Paesi di origine e transito dei migranti. Tuttavia, l’assenza di un accordo concreto lascia la Sicilia e altri Stati membri in attesa di soluzioni efficaci per gestire i flussi migratori. È necessaria una maggiore volontà politica per superare le divergenze e arrivare a una politica di rimpatrio più efficiente ed equa per tutti gli Stati membri.
Brigida Raso
Fonte e foto: https://www.europarl.europa.eu