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Baracche Messina, da Roma no allo stato d’emergenza

«Rispettiamo la decisione della Protezione civile nazionale, ma non la condividiamo. La situazione di gravissimo degrado igienico-sanitario-ambientale di una vasta area della città di Messina è sotto gli occhi di tutti e rappresenta una grande vergogna per la politica nazionale e regionale. Ecco perché, a prescindere, una soluzione deve essere trovata e subito».


Lo afferma il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, commentando la mancata dichiarazione, da parte del governo centrale, dello stato di emergenza per la baraccopoli per la città dello Stretto, richiesto dalla Giunta di governo lo scorso 19 settembre.


In particolare, il provvedimento riguardava sei zone della città (Annunziata, Giostra-Ritiro-Tremonti, Camaro, Fondo Saccà, Bordonaro-Gazzi-Taormina e Santa Lucia) che si estendono per oltre 230mila metri quadrati, nelle quali sono presenti baracche e casette degradate, molte abusive – che ospitano 6.400 persone – conseguenza della gravissima situazione determinata dal terremoto del 1908 e mai risanata.
«La situazione descritta – scrive il capo del dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli nella nota con la quale respinge la richiesta della Regione – risulta essere la conseguenza di una condizione preesistente da anni e divenuta cronica anche a seguito della mancanza di interventi. Peraltro, le situazioni di degrado urbano dovute in gran parte anche a fenomeni incontrollati di abusivismo edilizio non prontamente risolti, sono comunemente diffuse in molte realtà delle periferie italiane e non possono essere oggetto di un intervento del Sistema nazionale di protezione civile».
Pur respingendo la richiesta dello stato di emergenza, la Protezione civile ha comunque interessato del problema il ministero dell’Ambiente affinché valuti «eventuali possibilità di intervento, a supporto e integrazione della Regione e del sindaco di Messina, ai fini della tutela della pubblica e privata incolumità e della salute».


Le relazioni dell’Azienda sanitaria provinciale e dei sopralluoghi effettuati dai tecnici del Comune di Messina – allegate alla richiesta al governo nazionale – avevano evidenziato una condizione igienico-sanitaria molto precaria, con scarichi fognari a cielo aperto, cumuli di rifiuti abbandonati, esalazioni maleodoranti e coperture realizzate in cemento-amianto. Con rischi elevati, quindi, per la salute dei residenti. Il Piano di lavoro previsto dalla Protezione civile regionale prevedeva, prima, la bonifica delle aree e successivamente la demolizione delle baracche. Secondo la stima degli interventi effettuata dal Comune il costo complessivo dell’operazione dovrebbe essere di circa 35 milioni di euro.
«Messina – conclude il presidente Musumeci – non può più aspettare: lo fa da cento anni. La delibera della richiesta di dichiarazione del gravissimo stato di emergenza era per noi un atto dovuto e sentito. Del resto l’emergenza a Messina c’è ed è sotto gli occhi di tutti. Invece di essere contingente è strutturale: da cento anni! Ma questo non significa che l’emergenza non ci sia. L’Agenzia per il risanamento, voluta dalla coalizione del mio governo, dovrà essere adesso lo strumento per cancellare questa pagina disonorevole. Siamo accanto al Comune messinese in questa impresa difficile e insidiosa».

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