Si è svolto ieri a Catania, presso l’NH Hotel Parco degli Aragonesi, il primo appuntamento del programma “La sfida della sostenibilità – Stakeholders a confronto”, organizzato da Manageritalia Sicilia. Con oltre 120 partecipanti tra rappresentanti istituzionali, imprenditori e giovani universitari, l’evento dal titolo “Verso un futuro sostenibile” ha inaugurato un ciclo di incontri in cinque […]
C’è ancora tanto da fare in Sicilia in tema di gestione e depurazione delle acque refluee urbane con una gestione contrassegnata dal caos frutto “di una infelice combinazione di incapacità politica e disorganizzazione tecnica”. E’ quello che scrive la commissione nazionale ecomafie nel rapporto finale sulla situazione in Sicilia. La commissione, guidata dal presidente Stefano Vignaroli, ha presentato i risultati dell’inchiesta nei giorni scorsi. E, per l’Isola che paga 165 mila euro di penale al giorno per infrazione alle norme comunitarie, i numeri sono impietosi.
Otto comuni su dieci sono in procedura di infrazione perché non depurano l’acqua dei propri cittadini e delle aziende in maniera corretta e “le criticità che la Commissione ha rilevato vanno ben oltre le procedure di infrazione in atto”, ha detto il presidente parlando della Sicilia. L’Isola si trova a non avere completato il passaggio dei sistemi idrici integrati ai gestori unici in compagnia di altre regioni (Campania, Molise e Calabria) “con elementi di criticità con intensità più o meno accentuata”. L’inchiesta è stata promossa da Caterina Licatini (Impegno Civico). “Le difformità della grande maggioranza dei depuratori siciliani sono alla base di un diffuso problema di approvvigionamento idrico, di igiene, di spreco di denaro pubblico (che la relazione definisce riprovevole) e di impatto ambientale”, spiega, “anche perché parliamo di numeri esorbitanti: in Sicilia abbiamo 457 impianti censiti, di cui il 16% non funzionante e almeno il 43% non a norma. Questo significa che il 39% dei siciliani non può contare su un depuratore. Senza considerare che il costo medio del servizio idrico in Sicilia si attesta intorno ai 500 euro per utenza, a fronte di una media nazionale di 370 euro”.
Tra inchieste della procura e istruttorie per danno erariale a danno di alcuni comuni “la Sicilia rappresenta la regione più problematica”, ha detto Vignaroli. “E’ incredibile come un Paese meraviglioso come il nostro e per lo piu’ circondato dal mare e che punta al turismo scarichi i propri reflui nelle acque in maniera poco virtuosa. Solo per citare la Sicilia otto comuni su dieci sono in procedura di infrazione perche’ non depurano l’acqua dei propri cittadini e delle aziende in maniera corretta e le criticita’ che la Commissione ha rilevato vanno ben oltre le procedure di infrazione in atto. Spero che questo dettagliato lavoro sia uno strumento utile per chi e’ chiamato a risolvere questo problema”, ha aggiunto.
In Sicilia gli interventi da realizzare sono affidati ad una struttura commissariale che ha in cantiere 67 opere di cui 11 già concluse. Tra gli ultimi interventi approvati c’è stato quello della costruzione del depuratore di Tono a Messina (appalto da oltre 50 mln) e l’adeguamento e il potenziamento dell’impianto di depurazione di Acqua dei Corsari di Palermo con un costo totale dell’intervento è pari a oltre 26,5 milioni di euro, finanziati con delibera del Cipe.