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I Cammini di Sicilia opportunità per il turismo. Un convegno sabato a Palermo

Sono 180 i chilometri di distanza dalla Cattedrale di Palermo ai Templi di Agrigento, attraversando tre provincie (Agrigento, Caltanissetta e Palermo) e tredici città in otto tappe di ventitré chilometri ciascuna, addentrandosi nel cuore della Sicilia, intersecando la via di transumanza verso le Madonie nel territorio di Corleone e Castronovo di Sicilia. Ma non è una strada asfaltata, questa è la Magna Via Francigena (citata in un documento notarile del 1098), un tempo usata da viandanti, pellegrini, monaci e inquisitori che a dorso di mulo viaggiavano per l’isola e oggi riscoperta ed inaugurata lo scorso mese di giugno grazie ad un progetto promosso dal Comune di Castronovo di Sicilia e dal partenariato diffuso di tredici comuni siciliani, dalla diocesi di Agrigento e la collaborazione di ben ventotto associazioni.

Ma non è l’unica. Sono cinque infatti gli antichi percorsi riportati alla luce dagli Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, una piccola associazione di camminatori, studiosi e ricercatori che grazie ad un lavoro di mappatura del territorio e di ricerca storica ha iniziato a ripercorrere e ricostruire quel sistema intrecciato di antiche trazzere che snodandosi dal centro dell’isola collegavano tra loro diocesi, monasteri e piccoli centri abitati fino ai porti d’imbarco di Palermo, Mazara del Vallo e Messina.

Oltre alla Magna Via Francigena l’associazione guidata da Davide Comunale ha riportato alla luce la Via Francigena delle montagne che percorre tutte le catene costiere del nord della Sicilia (le Madonie, i Nebrodi e i Peloritani) la Via Francigena Fabaria che da Gela raggiunge all’abbazia di Santa Maria di Maniace ai piedi dell’Etna, la Via Francigena Mazarese che da Mazara del Vallo risale verso Palermo e la Selinuntina che dall’estrema punta occidentale dell’isola passa da Agrigento e arriva fino a Gela percorsa dal frate domenicano Tommaso Fazello, storico, archeologo, scopritore di Selinunte e autore del “De Rebus Siculis Decades Duae”, il primo libro “stampato” sulla storia della Sicilia. Un totale di novecento chilometri di strade che attraversano territori poco conosciuti, lontani dal turismo frenetico di massa ma ricchi di tradizioni e di cultura. Vie di comunicazione ma anche di penitenza per pellegrini che a piedi, a cavallo o a dorso di un asino percorrevano attraversando sentieri sassosi, strade impervie e pericolose, campi incolti e piccoli fiumi per raggiungere un Monastero e chiedere una grazia, adempiere ad un voto o ad una penitenza, oppure molto più semplicemente per una personale ricerca della fede. Poi il tempo e le diverse civiltà nel corso dei secoli hanno cancellato tutto.

In epoca moderna il “cammino” più conosciuto, quello che ha catturato l’immaginazione dei pellegrini di tutto il mondo è sicuramente quello che dalla Francia conduce fino al santuario di San Giacomo Apostolo nel nord ovest della Spagna, il famosissimo “Cammino di Santiago” che può contare su una media di duecentocinquantamila pellegrini l’anno e definito dall’Unesco nel 1993 “patrimonio dell’Umanità”, ma anche l’Italia fa la sua parte. Infatti, il 2016 è stato proclamato l’anno nazionale dei cammini d’Italia, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha promosso la valorizzazione dei percorsi storici, degli itinerari escursionistici percorribili a piedi o con altre forme di mobilità dolce sostenibile e sicuramente un contributo decisivo alla ripresa dei pellegrinaggi e ad incrementare il loro valore simbolico è stato sicuramente Papa Giovanni Paolo II che visitando la Galizia in occasione della giornata mondiale della gioventù, ha sottolineato l’importanza del “Cammino” come simbolo di ricerca interiore, riportando l’interesse mondiale verso questa forma di esperienza catartica.

La riscoperta dei “cammini” è stata anche una grande opportunità per le istituzioni civili e religiose, nazionali e regionali, per lavorare in stretta sinergia con le associazioni e le aziende ricettive del territorio, una occasione per promuovere il territorio e al contempo migliorare l’esperienza religiosa, spirituale e turistica del viaggiatore che decide di incamminarsi in un sentiero storico. Dalla constatazione dell’assenza di strutture ricettive turistiche nei centri rurali che si trovano lungo la Magna Via, nasce infatti l’idea di coinvolgere gli abitanti del territorio per la creazione di un progetto di ospitalità diffusa, grazie al quale è possibile per i camminatori contattare (anche attraverso l’app dello smartphone) le chiese, le parrocchie e le strutture convenzionate messe a disposizione dai comuni e dalle associazioni per trovare accoglienza spendendo poco.

Misurare il mercato e la domanda dei servizi collegati al mondo dei cammini in Italia incontra, ancora oggi, notevoli ostacoli dovuti a una certa esiguità di dati ufficiali. Ma i dati dell’ultimo anno sono incoraggianti e segnalano un aumento progressivo dell’affluenza dei pellegrini che percorrono la via Francigena. Secondo una ricerca dell’Istituto Nazionale Ricerche Turistiche (ISNART) in Italia il turismo religioso pesa sull’economia nazionale l‘1,5% sul totale dei flussi turistici per un totale di 5,6 milioni di presenze turistiche, la cui maggioranza è rappresentata da adulti tra i trenta e i cinquanta anni di età. I turisti stranieri sono circa il 60% del comparto. Guidano la classifica i tedeschi (24,58%) seguiti da francesi e polacchi.

Anche di questo si parlerà a Palermo sabato 11 novembre alle 15, presso la Fiera del Mediterraneo nell’ambito di novembre “Fa’ la Cosa Giusta! Sicilia”, la fiera regionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili giunta quest’anno alla quarta edizione che prende il via il 10 e si chiude il 12 novembre: sabato pomeriggio la tavola rotonda dedicata al “turismo sostenibile e coesione sociale”, cui seguirà la presentazione del volume “Magna via Francigena” edito dalle Edizioni Terre di Mezzo e curato da Davide Comunale, archeologo, presidente dell’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia.

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