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L’utilizzo dei fondi europei per il sostegno al ricambio generazionale in agricoltura e per l’imprenditorialità giovanile è insoddisfacente e gli effetti restano incerti.
È quanto emerge da un’indagine della Sezione di controllo degli Affari Comunitari ed Internazionali della Corte dei Conti su 1,9 miliardi di euro da attribuire per il settennio 2014-2020 (tra risorse nazionali ed europee) allo sviluppo rurale orientato al ricambio generazionale.
Al 31 marzo 2018 le risorse risultavano utilizzate in modo molto eterogeneo dalle diverse regioni, con oltre il 30% da parte del Veneto, delle province di Trento e Bolzano e del Molise e il 2% circa da parte di Liguria, Lazio, Campania e Sardegna. Anche i fondi disponibili per l’integrazione del pagamento di base ai giovani agricoltori italiani, circa 38 milioni ogni anno, non risultano mai spesi oltre la soglia dei 34 milioni.
La Sezione ha evidenziato, inoltre, luci ed ombre del sostegno europeo al ricambio generazionale in agricoltura, come recepito ed attuato in Italia. I fondi sono destinati ad affrontare due questioni molto problematiche: la prima consiste nel contrastare lo spopolamento delle campagne con effetti sociali e ambientali che il mancato presidio del territorio comporterebbe; la seconda è rappresentata dalla necessità di far entrare nel settore agricoltura quelle innovazioni e modernizzazioni che risorse umane fresche e giovani potrebbero apportare.
Dall’indagine della Sezione di controllo degli Affari Comunitari ed Internazionali della Corte dei Conti sul primo punto è emerso che l’eterogeneità delle situazioni nei vari Paesi europei ha comportato che gli strumenti predisposti non rispondono pienamente alle esigenze dei Paesi stessi, i cui territori e le esigenze sono molto differenti tra loro.
I margini di flessibilità hanno in parte consentito all’Italia a livello nazionale, ma più spesso regionale, di mirare con maggiore precisione le esigenze del territorio. In alcuni casi, tuttavia, una non adeguata differenziazione delle zone, la non facile dimostrabilità della attribuzione di un ruolo decisionale al giovane in azienda, o la tempistica dei bandi per determinate misure, hanno comportato un utilizzo insoddisfacente dei fondi europei.
Il collegamento con altre iniziative, per la differenziazione o per l’innovazione, si è rivelata prevalentemente efficace anche se ha necessariamente compresso la platea dei possibili beneficiari.
La Corte, infine, ha sottolineato l’esigenza di realizzare, con la prossima programmazione 2020-2027, un quadro di strumenti ancora più flessibili, incrementando la possibilità di calibrarli a livello nazionale.