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Teatro, consenso a Catania per Sperduti nel buio alla Sala Di Martino

Ancora tre appuntamenti al 28, 29 e 31 marzo per questo nuovo spettacolo al debutto lo scorso 9 marzo presso la Sala Di Martino a Catania, che, sin qui al completo in tutte le date, ha dovuto aggiungere due repliche al programma per far fronte alle richieste del pubblico. Sperduti nel buio (‘ntra lustru e scuru) è stato scritto da Nino Bellia e messo in scena dalla nuova produzione del Centro Teatrale Fabbricateatro sotto la regia di Elio Gimbo.

Una pièce tragicomica che rinverdisce la tradizione del teatro popolare etneo di alcuni suoi illustri rappresentanti, così come la particolare ironia che ancora sopravvive nelle espressioni dialettali dei quartieri più “popolani”. Catania, città di luci e ombre, è protagonista assoluta nella sua compagine popolare, culturale, civica e non da ultimo teatrale.

Sulla scena di Sperduti nel buio convivono il grande Nino Martoglio (1870-1921, giornalista, scrittore, poeta, regista) redivivo per un giorno insieme ad alcuni personaggi della sua produzione (Don Procopio ‘Mballaccheri e Cicca Stonchiti, personaggi bandiera dei suoi Civitoti), Pippo Fava (cronista testimone della Catania moderna avvilita dalla mafia) e non da ultimo Peppenino, maschera comica dell’Opera dei Pupi catanese.

Alla recitazione di bravi attori quali Cosimo Coltraro (Don Procopio ‘Mballaccheri), Giuseppe Carbone (Nino Martoglio e Pippo Fava), Cinzia Caminiti e Sabrina Tellico (enrambe nel ruolo di Cicca Stonchiti), lo spettacolo, infatti, abbina la marionettistica dei Fratelli Napoli (in scena Marco Napoli e Fiorenzo Napoli). Per mano loro, Peppenino e il Diavolo accompagnano Nino Martoglio negli inferi della città etnea.

Sullo sfondo della scena, Catania compare nelle immagini-video elaborate da Gianni Nicotra.

Lo scorcio di quasi un secolo intervalla la vita di Martoglio e di Fava, accomunati nel mistero della morte, giacchè se nota è la fine di Pippo Fava freddato da cinque proiettili nel 1984 davanti al Teatro Verga di Catania, anche sulla morte di Martoglio  – a seguito di una caduta nella tromba dell’ascensore dell’Ospedale Vittorio Emanuele, in costruzione – grava il sospetto che non sia stata accidentale quanto dolosa.

Inoltre, e non meno efficaci, il canovaccio della di Sperduti nel buio prevede degli intermezzi canori eseguiti da Cinzia Caminiti (curatrice di Schizzid’Arte – Teatro Musica Laboratori), che li ha scelti e presi a prestito da Frontini, Maestro Riela, Mancuso e Li Causi. Sono «autori colti che agirono nella Catania del primo Novecento e insieme a Nino Martoglio la narrarono e la musicarono», dichiara la stessa. «L’esecuzione a cappella è anch’essa una scelta voluta – prosegue Cinzia Caminiti – [… ] così che il canto nudo e crudo diventi la voce di tutte le “civite”, di tutte le Cicca Stonchiti e i Don Procopio e i Peppininu del mondo».

All’eclettismo di associare più generi, la pièce aggiunge un doppio profilo linguistico e letterario: battute in prosa col linguaggio forbito di Nino Martoglio e versi in rima baciata nel dialetto civitoto di Don Procopio. Rivive il doppio della Catania amata/odiata, fuggita/rimpianta.

 

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