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Violazioni degli obblighi di certificazione dei corrispettivi: ecco come e quando regolarizzare

Entro il 15 dicembre 2023 è possibile regolarizzare determinate violazioni riguardanti gli obblighi di certificazione dei corrispettivi commesse nel periodo compreso fra il 1° gennaio 2022 e il 30 giugno del 2023.

Lo prevede il “Decreto Energia” approvato il 25 settembre scorso dal Consiglio dei Ministri.

Le violazioni “sanabili” sono quelle di cui all’art. 6, commi 2-bis e 3, del D. Lgs. 471/1997  ovvero la mancata memorizzazione o trasmissione telematica oppure la memorizzazione o   trasmissione con dati incompleti o non veritieri; la mancata emissione di ricevute fiscali, scontrini fiscali o documenti di trasporto ovvero l’emissione di tali documenti per importi inferiori a quelli reali.

Per le predette violazioni, in assenza di “agevolazioni”,  sono previste sanzioni pari al 90% dell’I.V.A. afferente  all’importo non memorizzato, non certificato o non trasmesso.

Rispetto alla prima versione il testo approvato dal Consiglio dei Ministri non prevede la possibilità di regolarizzare le violazioni relative alla fatturazione di operazioni a prescindere della loro classificazione ai fini dell’I.V.A. (Imponibili, non imponibili, esenti o escluse).  

Il ravvedimento operoso

Per sanare le irregolarità il contribuente deve avvalersi dell’istituto del ravvedimento operoso di cui all’art. 13 del D. Lgs. 472/1997, modificato dal legislatore con il Decreto Energia, al fine di includere fra le violazioni regolarizzabili quelle già “constatate” non oltre il 31 ottobre p.v..

Senza detta modifica non avrebbe avuto alcun senso proporre la sanatoria considerando che ciascun contribuente, in completa autonomia, avrebbe potuto “perfezionare” la propria posizione, senza incorrere in sanzioni, “posticipando” la documentazione e trasmissione dei corrispettivi rispetto al momento dell’effettuazione dell’operazione, sempreché non sia incappato in controlli da parte degli organi dell’amministrazione finanziaria.    

Quali sono escluse

Rimangono escluse dal “mini condono” quelle già “contestate” alla data del perfezionamento del ravvedimento ossia quelle per le quali, a seguito di un “controllo strumentale” eseguito da militari della Guardia di Finanza o dal personale dell’Agenzia delle Entrate, gli uffici dell’Agenzia delle Entrate non abbiano già emesso avviso di accertamento o altro atto equipollente.

I vantaggi per il contribuente sono: la riduzione della sanzione ad 1/5 del minimo applicabile; l’esclusione delle omissioni regolarizzate dal computo per l’irrogazione della sospensione della licenza o autorizzazione all’esercizio dell’attività da 3 giorni a un mese.

Tale sanzione accessoria, disciplinata dall’art. 12 comma 2 del D. Lgs. 471/1997 e dell’art. 16 del D. Lgs. 472/1997, è applicata quando nel corso di un quinquennio vengono contestate quattro distinte violazioni, commesse in tempi diversi, riguardanti la documentazione dei corrispettivi o la trasmissione telematica.

L’adesione all’istituto in parola si perfeziona con la registrazione e la trasmissione dei corrispettivi non documentati e/o trasmessi e con il pagamento delle sanzioni.

Dichiarazione integrativa ai fini Iva

Ai fini dell’I.V.A. il contribuente dovrà necessariamente presentare una dichiarazione integrativa, versare l’imposta, gli interessi moratori e la sanzione ridotta a 1/8 del minimo per le violazioni commesse nel corso del 2022.

Per quelle del 2023, in relazione alla data in cui è stata commessa la violazione, potrebbe essere necessario procedere ad un versamento della maggiore imposta comprensiva degli interessi e della sanzione ridotta ad 1/9 o ad 1/8.

Il provvedimento del Governo molto probabilmente non avrà un impatto economico rilevante per le casse dell’Erario, tenuto conto della percentuale di irregolarità e dell’ammontare delle violazioni inerenti i corrispettivi non documentati, constatate nel corso dei controlli eseguiti  quotidianamente dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Entrate.

Tuttavia, potrebbe fare da traino il vantaggio di ridurre notevolmente il rischio di “chiusura” dell’attività” (da 3 giorni ad 1 mese) per i contribuenti “allergici” all’uso del registratore di cassa.

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