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Criptovalute: asset finanziario consigliabile?

La recente comparsa di Libra, la moneta virtuale coniata dal colosso Facebook, ha acceso ulteriormente il faro su un mondo che, negli ultimi anni, ha coinvolto un numero sempre crescente di investitori: le criptovalute. Esse rappresentano, di fatto, la più importante applicazione tecnologica al mondo finanziario. Il significato della parola “cpriptovaluta“, ovvero “moneta nascosta”, indica bene come si possa usufruirne, ovvero solo tramite un determinato codice informato, tecnicamente chiamato codice di accesso. La prime valute virtuali nacquero già negli anni ’80, ma la loro diffusione, complice anche l’impossibilità dei privati cittadini di accedere alla rete, non fu un successo.

Favorevoli e contrari alle criptovalute: uno scontro fra Guelfi e Ghibellini

L’espansione capillare delle criptovalute, invece, avvenne dieci anni fa, grazie alla nascita di piattaforme finanziarie online affidabili. E investire in Bitcoin, ovvero la moneta virtuale più nota e diffusa nel mondo, iniziò ad essere alla portata anche dei piccoli risparmiatori, incuriositi, e non poco, da un mondo fino a quel momento a loro ignoto. Il primo tasso di cambio, datato 5 ottobre 2009, sanciva che un dollaro equivaleva a 1309 Bitcoin. In dieci anni, il valore del Bitcoin è vertiginosamente aumentato, distinguendosi spesso per le forti oscillazioni. Un tema, quello delle criptovalute, che tiene banco nel mondo finanziario da diversi anni. E che, come in uno scontro fra Guelfi e Ghibellini, divide i favorevoli e contrari.

I critici, ad esempio, fanno notare come le monete virtuali non abbiano valore legale e la loro accettazione, conseguentemente, può avvenire solo su base volontaria. Un punto, però, che gli amanti di questo mondo ribattono abbastanza facilmente, citando come esempio la già citata Libra, la moneta del colosso di Mark Zuckerberg che vedrà la luce il prossimo anno. Questa criptovaluta, infatti, potrebbe diventare di larghissima fruizione, grazie ai numerosi accordi commerciali che Facebook ha stretto coi maggiori player dei settori tecnologici, dell’e-banking e dell’e-commerce, oltre che con tutte le più grandi multinazionali del mondo. Un potenziale utilizzo virale che, secondo alcuni, potrebbe creare non pochi problemi alle banche centrali, ovvero quelle che stampano moneta e governano l’andamento economico mondiale.

Ed è proprio il timore della perdita di potere alla quale andrebbe incontro l‘establishment economico e finanziario, secondo alcuni analisti pro-criptovalute, che porta i grandi banchieri ad essere particolarmente diffidenti nei confronti delle monete virtuali. Il motivo, è semplice. Le criptovalute, infatti, non sono regolate da enti centrali governativi, ma dalle regole decise dal proprio emittente, alle quali si devono attenere coloro che decidono aderirvi. Una capillare diffusione delle monete virtuali, quindi, potrebbe modificare completamente la gestione della politica monetaria. Ed è su quest’aspetto, invece, che i detrattori di questo mondo fanno leva per illustrare i rischi potenziali che potrebbe comportare una larga diffusione di queste monete, in grado di deteriorare, secondo il loro punto di vista, l‘economica di intere nazioni.

Bitcoin: istruzioni per l’uso

Una cosa, però, mette tutti concordi: il futuro finanziario, come qualsiasi altro ambito, passa inevitabilmente dalla tecnologia, come si può evincere, già oggi, dall’enorme diffusione degli strumenti elettronici di pagamento e dal boom del trading online. Comprare Bitcoin, ad esempio, potrebbe essere un ottimo coadiuvante all’interno di un portafoglio particolarmente diversificato, andando a cogliere quelle opportunità che altri asset finanziari non riescono a fornire. Pur rappresentando un prodotto dal profilo di rischio certamente non basso, il Bitcoin si è rivelato foriero di soddisfazioni in momenti particolarmente complicati dei mercati finanziari, quando l’Orso prevale sul Toro

Ogni avveduto investitore, quindi, deve ponderare adeguatamente il timing. Ma soprattutto, non deve eccedere nell’allocazione finanziaria in questo comparto. Un profilo di rischio dinamico, ovvero in grado di tollerare discrete oscillazioni in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo, non dovrebbe andare oltre l’8/10% del proprio portafoglio, percentuale che scende a 5 per profili moderati. Investire in criptovalute, di conseguenza, non è un salto nel buio, anche se esponi a rischi medio-alti. Ed è buona norma, anche in fasi di forti guadagni, non farsi prendere troppo la mano: fissare dei take profit e degli stop loss, dovrebbe essere una prassi da attuare scrupolosamente.

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