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Export, il decalogo per ridurre il rischio fitosanitario degli imballaggi

Fra il 2017 e il 2020 l’export italiano sfiorerà i 490 miliardi, con una crescita media annua del 4%: lo dice Export Unchained, il Rapporto Export 2017 realizzato da SACE, società 100% del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti. In particolare, il 44% delle esportazioni coinvolgerà le economie extra-UE, dove si prevede che le importazioni internazionali cresceranno in media del 5,7%. Si tratta di aree di forte interesse per le imprese italiane, non solo in termini di peso, ma anche di solidità e stabilità delle vendite.

L’elevata esposizione verso destinazioni non europee rende l’Italia più propensa a restrizioni protezionistiche, trattandosi spesso di aree non soggette al libero scambio. La sfida da vincere per le aziende del Bel Paese consiste nel migliorare la qualità fitosanitaria delle spedizioni riducendo il respingimento della merce presso i punti di entrata dei paesi importatori.

“In un Paese dove l’export rimane la principale leva di crescita dell’economia, Conlegno, attraverso il Comitato Tecnico FITOK, si impegna a far crescere il Made in Italy nel mondo certificando l’avvenuto trattamento fitosanitario degli imballaggi in legno attraverso l’apposizione del marchio IPPC/FAO FITOK, obbligatorio per gli imballi che trasportano le merci in viaggio verso i paesi Extra UE”, spiega Daniela Frattoloni, Coordinatrice del Comitato Tecnico FITOK.

La mancata applicazione di adeguati requisiti igienici durante il carico del container e l’utilizzo di imballaggi non correttamente trattati o gestiti sono, infatti, una delle più frequenti cause di diffusione di organismi nocivi che determinano il respingimento della merce.

Per migliorare la qualità fitosanitaria delle spedizioni è fondamentale adottare particolari accorgimenti nelle fasi di accettazione degli imballaggi, gestione delle aree di stoccaggio, preparazione e chiusura del container.

In fase di accettazione degli imballaggi in legno, bisogna verificare sempre la conformità allo Standard ISPM n. 15 attraverso la presenza del marchio IPPC/FAO e la relativa documentazione. Inoltre, è fondamentale fare ispezioni a campione al momento della consegna e assicurarsi che non ci siano organismi nocivi o segni di infestazioni come fori o gallerie.

Per quanto riguarda invece la gestione dell’area di stoccaggio, la pavimentazione deve essere idonea e integra nonché facilmente pulibile e i piazzali devono essere liberi da vegetazione e fango. Occorre poi stabilire le modalità di controllo dei confini del sito, utilizzando dispositivi di monitoraggio e cattura e, se necessario, programmando disinfestazioni periodiche. Infine, è bene mantenere gli imballaggi al coperto in magazzini areati, applicando il principio FIFO (First IN, First OUT) secondo il quale il primo carico introdotto in magazzino deve essere il primo ad uscire.

Un altro momento in cui occorre prestare estrema attenzione è quello della preparazione del carico e al carico: innanzitutto bisogna assicurarsi che non ci siano organismi nocivi sugli imballaggi e sulla merce e si deve verificare la presenza dei marchi IPPC/FAO, riportando in un apposito registro quali imballaggi sono stati utilizzati per la spedizione.

Al momento della chiusura del container è essenziale controllare che gli imballaggi siano stati posti in modo tale da consentire ai marchi IPPC/FAO di essere immediatamente visibili e non dimenticare di verificare la tenuta dei sistemi di chiusura. È utile controllare nuovamente che non ci siano residui del carico precedente, materiale di fissaggio o fango. Pulire sempre il container con spazzole o getti a pressione ed effettuare un’adeguata documentazione fotografica degli imballi e del carico prima di chiudere il container sono le azioni che completano l’iter.

Fondamentale è poi formare il personale coinvolto con cadenza periodica affinché tutti conoscano e rispettino queste importanti linee guida che permettono di diminuire il rischio fitosanitario ed evitare il respingimento della merce nei punti di entrata dei paesi importatori.

Infine, da Conlegno il decalogo per ridurre il rischio fitosanitario di pallet e container, evitando la ri-contaminazione della Cargo Transport Unit durante la sua movimentazione nella catena di distribuzione:

  1. In fase di accettazione degli imballaggi in legno, verificare sempre la conformità allo Standard ISPM n. 15 attraverso la presenza del marchio IPPC/FAO e la relativa documentazione.
  2. Fare ispezioni a campione al momento della consegna e assicurarsi che non ci siano organismi nocivi o segni di infestazioni come fori o gallerie.
  3. Effettuare lo stoccaggio della CTU a una distanza adeguata da habitat infestati o da colonie di parassiti e in aree esenti da rischio di contaminazione da vegetazione, terreno e acqua stagnante.
  4. Verificare la presenza di una pavimentazione idonea, integra e facilmente pulibile.
  5. Stabilire modalità di controllo dei confini del sito, se confinanti con prati, aiuole e zone incolte, utilizzare dispositivi di monitoraggio e cattura e, se necessario, programmare disinfestazioni periodiche.
  6. Adottare misure specifiche sulle specie in caso sia segnalata la quarantena per organismi nocivi da paesi d’importazione.
  7. Applicare il principio FIFO (First IN, First OUT).
  8. Verificare l’efficienza e la tenuta dei sistemi di chiusura dei container e assicurarsi che gli imballaggi siano stati posti in modo tale da consentire ai marchi IPPC/FAO di essere immediatamente visibili e che siano privi di organismi nocivi.
  9. Effettuare un’adeguata documentazione fotografica degli imballi e del carico completo al momento della chiusura.
  10. Formare il personale.

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