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Hub biomedicale a Termini Imerese, sindacati: “Verificare fattibilità progetto”

Il progetto per la creazione di un hub biomedicale nello stabilimento oggi della Blutec a a Termini Imerese può essere un’opportunità ma prima è necessario vedere le carte. Una posizione ribadita dai sindacati che guardano sempre con molta attenzione al futuro dello stabilimento che fu della Fiat a soprattutto al destino dei lavoratori. Intanto il presidente del distretto della Meccatronica Antonello Mineo ha incontrato l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano cui ha illustrato nel dettaglio il progetto per la produzione di dispositivi sanitari di protezione anti-Covid-19. L’ultima parola, ovviamente, spetta alla Blutec che è proprietaria dello stabilimento e dunque ai commissari che amministrano l’azienda travolta dalle inchieste giudiziarie.

La posizione della Cgil

Sul tema del rilancio dello stabilimento sono intervenuti sia la Cgil che la Uil. Per la Cgil va registrato un comunicato stampa del segretario regionale della Fiom Roberto Mastrosimone: “Utilizzare lo stabilimento di Termini Imerese per produrre presidi sanitari può diventare una opportunità per l’intero Paese. Per noi è importante che se c’è un progetto concreto la discussione venga fatta al tavolo del ministero per lo Sviluppo economico, con Invitalia, la Regione siciliana e le organizzazioni dei lavoratori”. Lo dice il segretario della Fiom in Sicilia, Roberto Mastrosimone, a proposito dell’iniziativa che sta portando avanti il Distretto della Meccatronica, che in Sicilia coinvolge 120 aziende della meccanica, dell’elettronica e dell’informatica e da’ lavoro a 2.500 persone” dice Mastrosimone che aggiunge: “La discussione sui tavoli istituzionali ci permetterà di capire qual è il progetto e la sua prospettiva e come può dare delle risposte ai 650 lavoratori di Blutec e i 250 dell’indotto – aggiunge Mastrosimone – Guardiamo con interesse a questo progetto perché crediamo che dopo l’emergenza Covid-19 lo stabilimento di Termini Imerese può diventare un punto di forza per la produzione di tutto quello che riguarda la sanità. Di fronte a un progetto industriale con una prospettiva di lunga durata noi siamo disponibili al confronto nei tavoli istituzionali”.

Secondo la Fiom, tra l’altro, “considerato che lo stabilimento è libero ed è nella disponibilità del ministero per lo Sviluppo e di Invitalia se c’è il progetto e c’è la volontà politica non ci vorrà molto per rilanciare la fabbrica o parte della fabbrica: anche perché all’intero si possono sommare più attività, la cosa importate è che dopo otto anni si riparta sfruttando pure la vicinanza col porto e dunque sviluppando la logistica”. Mastrosimone conclude: “Inoltre Invitalia potrebbe anche entrare nel capitale sociale della newco, la legge lo prevede, portando a compimento quello che il premier Conte ripete: utilizziamo le fabbriche italiane per il futuro del nostro Paese”.

La Uil: “Capire di cosa si tratta e la prospettiva”

Sul fronte Uil c’è invece l’intervento di Claudio Barone segretario generale della Uil Sicilia, che insieme a Enzo Comella della Uilm Palermo: “Invitalia ha portato avanti progetti di riqualificazione dell’area industriale di Termini Imerese che purtroppo si sono rivelati sempre un flop – si legge in un comunicato -. Oggi si parla delle aziende di Meccatronica che, grazie ai macchinari dell’ex stabilimento Fiat, vorrebbero produrre le ormai famose mascherine a protezione del Covid 19”.

“Non siamo contro nuove idee di sviluppo ma certamente, prima di plaudire al progetto – aggiungono i due esponenti della Uil -, vogliamo capire di che cosa si tratta e la prospettiva, considerato che un giorno la pandemia dovrebbe arrestarsi. In particolare, quindi, se si punta a una linea di prodotti che possa trovare un mercato e offrire una occupazione stabile. Ma soprattutto vogliamo sapere quanto, questi soggetti, hanno intenzione di investire in Sicilia e non solo quanti fondi pubblici chiedono per avviare la produzione. Per questo chiediamo subito un incontro al governo regionale”.

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