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La guerra del pesce che si combatte da anni nel canale di Sicilia ha rischiato di fare la prima vittima. L’allarme lo aveva lanciato qualche settimana fa Salvatore Quinci il sindaco di Mazara del Vallo allertato dalla Farnesina. Alla fine l’incidente è arrivato con i colpi sparati contro i pescherecci siciliani dai libici e con Giuseppe Giacalone, comandante di una delle tre imbarcazioni, ferito al braccio e alla testa.
Tutto si sarebbe svolto, secondo la Marina militare italiana, “all’interno della Zona di protezione di pesca (Zpp) libica, nelle acque della tripolitana”. E’ stato lì, in una zona ad alto rischio a 35 miglia a nord della costa di Al Khums, che la Guardia costiera libica ha incrociato le tre barche italiane (Aliseo, Artemide e Nuovo Cosimo) e ha sparato colpendo il comandante dell’Aliseo poi portato a bordo della motovedetta libica “per presunti accertamenti medici e poi rilasciato. Sull’episodio grava il sospetto che I libici abbiano utilizzato la barca Obari, donata dall’Italia.
La Marina libica ha smentito di aver sparato “contro” pescherecci italiani ma ammesso i “colpi di avvertimento in aria” per fermare imbarcazioni da pesca. Da registrare la reazione Marco Marrone, armatore del peschereccio Medinea, sequestrato dai libici per 108 giorni che dice: “Ci deve scappare il morto per fare intervenire il governo? – dice Marrone – Le barche non sanno più dove andare, sono tutte ammassate in uno specchio di mare tra Malta e Lampedusa”.
Guerra del pesce: da mesi situazione ad alto rischio
Che la situazione in quel tratto di mare fosse “ad alto rischio” le nostre autorità lo avevano già comunicato il 28 aprile scorso, quando otto pescherecci italiani si erano spostati a circa 35-40 miglia dalle coste di Bengasi malgrado gli “sconsigli” del governo. Un avviso inascoltato, visto che lunedì scorso era già dovuta intervenire in soccorso la fregata “Alpino” della Marina Militare dopo che un gommone proveniente dalla Cirenaica si stava dirigendo a grande velocita’ in direzione delle imbarcazioni.
E in attesa del ritorno a casa dell’ “Aliseo”, previsto per domani sera, a Mazara del Vallo l’ultimo episodio rinfocola le polemiche dei mesi scorsi quando l’1 settembre due pescherecci vennero sequestrati con l’equipaggio per ben 108 giorni dalle forze del generale Khalifa Haftar.