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Non ci sono soldi per l’area di crisi complessa di Gela: 24 comuni in allarme

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“Si teme di veder fallire l’enorme mole di lavoro messa in campo negli ultimi due anni al fine di individuare un percorso di rilancio alternativo al comparto petrolifero” – é l’allarme lanciato dal sindaco di Gela, Domenico Messinese”. Le proposte di nuove attività industriali – aggiunge – sono rimaste al palo perché la Regione siciliana non ha individuato la dotazione finanziaria che in concorrenza con le risorse ministeriali possa soddisfare i fabbisogni di sviluppo dell’area.

Altro ostacolo é l’indisponibilità di aree produttive a costi adeguati necessarie per favorire l’insediamento di nuove attività produttive. O meglio noi all’Asi abbiamo 70 mila metri quadrati di aree libere infrastrutturale ma nessuno li vuole perché la Regione li vende a 20, 30 euro al mq, un prezzo fuori mercato. Che area di crisi é quella in cui chi deve investire trova il costo delle aree più alto che altrove?”.

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“Auspichiamo che il rinvio richiesto dal Presidente della Regione – dice il vicesindaco con delega all’industria Simone Siciliano – sia dovuto alla volontà di voler incontrare l’amministrazione comunale per una riunione propedeutica all’incontro ministeriale, del 22 gennaio alla presenza del Gruppo di coordinamento e controllo dell’area di Crisi industriale Complessa, tra le più estese d’Italia, volto ad acquisire informazioni sul percorso avviato dall’amministrazione Comunale in sinergia con le sigle datoriali e i sindacati sotto la supervisione del Prefetto di Caltanissetta, che in prima linea ed in sinergia hanno lavorato per scongiurare che la vertenza Gela non si trasformasse in un dramma sociale irreversibile.

Sono informazioni indispensabili per concordare azioni finalizzate alla realizzazione dei nuovi programmi di investimento riconversione e risanamento ambientale, e connessi programmi occupazionali che riguarderanno la vita di oltre mezzo milione di abitanti.”

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