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Professione futuro: l’imprenditore 2.0

In un mondo in cui la struttura economica si affida sempre di più alla rete per veicolare informazioni, beni e servizi la figura dell’imprenditore digitale acquisisce una rilevanza particolare, ma non ancora del tutto compresa nel nostro Paese.

 

Il report diffuso lo scorso Novembre da BEM Research dal titolo Luci e ombre del commercio online in Italia sottolinea l’ancora scarsa propensione della aziende nostrane e degli italiani ad affidarsi alla rete per l’acquisto e la vendita di beni e servizi. Una mappa che vede l’Italia agli ultimi posti della classifica europea. Per la precisione solo il 29% della popolazione si è affidata nel 2016 all’e-commerce per i propri acquisti. Percentuale ben lontana da quella di altri Paesi come Danimarca (82%), Lussemburgo (79%) e Germania (74%).

 

Se guardiamo invece alle aziende presenti sul web pur arrivando a una percentuale che tocca il 72%, solo il 10% di loro da la possibilità al consumatore di effettuare acquisti online (fonte Eurostat).

 

Quindi ha senso parlare In Italia di imprenditore 2.0?

 

Questo ritardo non implica tanto una sfiducia nei mezzi tecnologici, quanto piuttosto una inadeguatezza nell’affrontare l’inevitabile cambiamento psicologico e strutturale necessario per diventare un imprenditore digitale. Le tradizionali risorse e qualità che il manager metteva in campo fino a qualche anno fa hanno oggi bisogno di essere integrate a nuove skill sia hard che soft: risorse imprescindibili per diventare un imprenditore del futuro. Si tratta in parole povere di acquisire nuove competenze e soprattutto un’attitudine al cambiamento che è parte integrante del nuovo modello di business.

 

La tenacia, il coraggio e la determinazione sono come sempre qualità fondamentali nel curriculum imprenditoriale. Ma a queste si aggiungono anche competenze forti nel settore del digitale e dell’innovazione per poter lavorare con efficacia e competenza nel mondo del digitale. Il team rappresenta poi una risorsa trasversale sia per competenze che per le relazioni. L’imprenditore 2.0 è parte integrante del gruppo in una relazione alla pari con gli altri membri. Il tradizionale rapporto verticale è diventato non solo obsoleto e può rappresentare un serio ostacolo al successo di un’attività imprenditoriale 2.0.

 

A questo si aggiungono competenze soft che tanto quanto quelle hard permettono all’imprenditore digitale di operare efficacemente nella nuova realtà economica. Se guardiamo a casi di successo come quello dell’imprenditore Tony Hsieh, fondatore del sito Zappos specializzato in scarpe, abbigliamento e accessori, scopriamo qualcosa di davvero singolare. La sua passione per il poker e la sua esperienza come giocatore professionista gli hanno permesso di acquisire tutta una serie di skill che gli sono tornate estremamente utili nella sua professione di imprenditore 2.0.

 

L’esperienza di Hsieh ci è utile anche per capire l’importanza del cambiamento come parte integrante del processo di crescita dell’imprenditore digitale. Se quello tradizionale era vincolato per tutta la vita a una e una sola attività che lo identificava sia a livello sociale che umano, la rivoluzione digitale ha dato maggiore fluidità ai ruoli. Il focus non è più l’azienda, ma l’idea che ne sta alla base. Per questa ragione Tony Hsieh, una volta portato al successo il suo sito di e-commerce, non ci ha pensato due volte a venderlo al colosso Amazon quando se ne è presentata l’opportunità. Certo potremmo considerarlo un caso limite, ma la capacità di abbandonare quello che abbiamo con tanta fatica costruito fa parte integrante degli obiettivi che l’imprenditore 2.0 deve porsi.

 

Ma questo è comunque un punto di arrivo. La nuova attività richiede anche creatività, energia e capacità commerciali e di relazioni. Un pacchetto di soft skill che danno al manager 2.0 la possibilità di muoversi con fluidità nella nuova realtà economica nella quale rigidità e attaccamento al passato sono pesi di cui è meglio liberarsi se vogliamo avere successo.

 

Il DNA dell’impresa digitale è fluido e flessibile, non gerarchico, per cogliere al meglio le opportunità che si presentano e per terminare l’impresa nel momento stesso in cui tali opportunità cessano di esistere. È dunque in quest’ottica che l’imprenditore 2.0 si deve muovere se vuole costruire un’impresa di successo.

 

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