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Recovery plan, gli ambientalisti: “Non è significativo per il clima”

Il piano “di Ripresa italiana di 248 miliardi (191 da Recovery Plan, 31 da fondo complementare e ulteriori 26 miliardi per la realizzazione di opere specifiche) non è un piano significativo per il clima; non riesce a identificare nei settori della decarbonizzazione il volano per la ripresa economica sostenibile e non è incisivo nell’allocazione delle risorse e nelle riforme per innovare i settori pilastro della decarbonizzazione”: questo il giudizio della organizzazioni ambientaliste Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment (T&E) contenuto in una nota congiunta.

Recovery plan ambiente

“Le risorse classificabili come ‘verdi’ appaiono marginali nella transizione energetica e scollegate da una strategia climatica – spiegano le ong – Le spese, anche quando indirizzate nei settori giusti, non rispondono a valutazioni di impatto e criteri di efficacia rispetto agli obiettivi”.

Gli ambientalisti rilevano anche “la mancanza di una governance che metta in relazione le misure con gli obiettivi climatici, in termini di spesa, impatto e monitoraggio. Si sottolinea come il significativo budget del piano per l’alta velocità è assegnato e monitorato dal ministero dell’Economia e delle finanze che è il proprietario unico di Ferrovie dello Stato. La mancanza di una proposta di riforma della fiscalità che assicuri l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi alle fonti fossili e contestualmente identifichi nei principi di fiscalità ambientale i pilastri per la riforma fiscale da inserire nella legge delega prevista per luglio. La mancanza di una proposta per la finanza verde come leva per lo sviluppo del Paese, connesso alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza che includa trasparenza, rendicontazione e l’adozione di una lista d’esclusione al finanziamento di infrastrutture per tutte le fonti fossili, secondo le best practices internazionali, per le agenzie pubbliche Cdp, Sace e Invitalia”.

Infine, Wwf, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment (T&E) sottolineano che “il Pnrr indica un obiettivo di decarbonizzazione per l’Italia al 2030 del 51% senza che questo appartenga in alcun modo a strategie o policy nazionali pubbliche e concordate a livello europeo o internazionale”.

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